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mercoledì 29 aprile 2015

"Biancaneve è morta" e gli altri risvegli della Gnoma

Ogni mattina, mentre leoni e gazzelle si svegliano sapendo che dovranno cominciare a correre, io mi alzo con la consapevolezza di dover svegliare la Gnoma. Un'impresa che dura dai 10 ai 30 minuti durante i quali perdo tra le 50 e le 250 calorie.

Di solito tutto comincia con la contemplazione di quell'esserino perfetto che mi giace accanto (sì perché Emma va a dormire nella sua cameretta ogni sera ma verso le 5 del mattino deambula sonnambula verso la nostra camera e si infila nel lettone senza che nessuno - lei compresa - se ne accorga).

Finita la contemplazione, passo ai baci. Emma è lì, inerme, morbidosa, a disposizione... come resistere? Nonostante lo sbaciucchiamento però, lei non si sveglia. E allora comincio a canticchiare, a scuotere, a tirare, a urlare. A un certo punto, comunque, la Gnoma si sveglia. E dice qualcosa. E la sua prima frase della giornata, di solito, dipende dal giorno della settimana in cui ci troviamo. Ecco i suoi ultimi "Buongiorno mamma".

venerdì 17 aprile 2015

E io che sognavo una bambina a lunga conservazione

Frequentando il parchetto fuori dall'asilo in queste settimane mi sono resa conto di una terribile verità: i bambini, a un certo punto, scadono. Smettono di essere bambini e passano a una specie di pre-pre-adolcescenza fatta di sogni infranti, pragmatismo, indifferenza, noia, stress e disillusione. In pratica, crescono.

Non fraintendetemi. Ero a conoscenza del fatto che prima o poi i bambini diventano adulti. Solo che ai miei tempi (sì, ho 32 anni e già uso quella frase) succedeva più in là. C'era chi smetteva di credere a Babbo Natale alle elementari, chi alle medie e chi, come me, addirittura un po' più in là. Lo ricorderete tutti quel momento in cui ti accorgi che il mondo fa schifo, che la gente muore, che i personaggi delle fiabe non esistono, che i denti del nonno e le unghie della zia non sono veri e che sei troppo grande per giocare ancora con le bambole. Però ti piacciono ancora, le bambole.

lunedì 13 aprile 2015

Benvenuti nel magico mondo della... patata

Se chiedi alla gnoma che lavoro fa la sua mamma, lei ti risponde con un vago "Lavola al computel". Ma non gliene faccio una colpa. Nemmeno la mia famiglia sa che lavoro faccio. Se le si chiede che lavoro fa il suo papino, però, è più precisa: "Papino polta le patatine ai signoli". Nel senso che è un agente della San Carlo, uno di quelli che girano su quei furgoni bianchi con la gigantografia di Cracco che ti squadra, sensualmente severo, mentre lo sorpassi.

Ed è proprio in occasione di un laboratorio creato dall'azienda all'esterno del Museo di Storia Naturale di Milano che Emma ha potuto conoscere da vicino il magico mondo della patata. La San Carlo è sponsor della mostra "Food. La scienza dai semi al piatto" e ha allestito dei laboratori settimanali per bambini a tema della durata di un'oretta e un quarto, con attività ludico-didattiche e giretto al museo.

Marito non vedeva l'ora di portarci la gnoma, e le ha raccontato per giorni che avrebbe incontrato il Signor Patato. Io non ero così convinta che farle credere che avrebbe visto il protagonista di alcune delle puntate più noiose di Peppa Pig in carne e ossa (si può dire di una patata?) fosse una grande idea. Ma sono stata al gioco.

martedì 7 aprile 2015

Dov'è finita mia figlia?

Ieri, per dire.

Cinque ore in macchina causa traffico intenso da rientro (il prossimo che mi dice che c'è crisi e che gli italiani hanno rinunciato a partire per il weekend di Pasqua lo strozzo con gli avanzi delle uova). Cinque ore in cui la gnoma, sovreccitata, non ha dormito nemmeno un minuto. Ebbene in cinque ore non ho pensato nemmeno una volta di buttarmi dall'auto in corsa. Nemmeno una volta. Lei, la gnoma, ha passato il tempo chiacchierando, cantando e pregando (ok quando pregava forse un pochino ci ho pensato, a farla finita).

E non è tutto.

Tipo che in tre giorni e altrettanti pranzi/cene al ristorante con i parenti (tra cui altri bambini), la gnoma se ne è stata buona buona al tavolo. Mangiava, guardava Peppa Pig appoggiata su un gomito, giocava col cuginame e ogni tanto mi abbracciava sussurrandomi "Sei il mio ammmore". Si alzava solo se eravamo noi a proporglielo.

Cose così, insomma. Sono giorni che io e Marito continuiamo a guardarci in faccia dicendoci a vicenda "Ma.... l'hai vista? Oddio ma è.... cioè è davvero... un angelo di bambina?!".

Secondo me però la vera domanda da farsi in questi casi è questa:

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