Frequentando il parchetto fuori dall'asilo in queste settimane mi sono resa conto di una terribile verità: i bambini, a un certo punto, scadono. Smettono di essere bambini e passano a una specie di pre-pre-adolcescenza fatta di sogni infranti, pragmatismo, indifferenza, noia, stress e disillusione. In pratica, crescono.
Non fraintendetemi. Ero a conoscenza del fatto che prima o poi i bambini diventano adulti. Solo che ai miei tempi (sì, ho 32 anni e già uso quella frase) succedeva più in là. C'era chi smetteva di credere a Babbo Natale alle elementari, chi alle medie e chi, come me, addirittura un po' più in là. Lo ricorderete tutti quel momento in cui ti accorgi che il mondo fa schifo, che la gente muore, che i personaggi delle fiabe non esistono, che i denti del nonno e le unghie della zia non sono veri e che sei troppo grande per giocare ancora con le bambole. Però ti piacciono ancora, le bambole.
Non dimenticherò mai quel giorno di fine agosto in cui convinsi i miei a comprarmi uno zaino fighissimo di Barbie. C'era pure la bambola dentro ed era coloratissimo, caro come il fuoco, il primo zaino fashion della mia vita. Avevo appena compiuto 11 anni. Ho atteso quel primo giorno di scuola come fosse Natale. Trepidante, sono entrata in classe mostrando con orgoglio il mio zaino nuovo. Non dimenticherò mai le risate di un paio di compagne di classe, che mi additarono urlando "Ma che, hai lo zaino di Barbie? Ma sei una bambina?!". Quell'estate le mie amiche erano cresciute, io no. Ho passato i successivi 3 anni di scuola a coprire l'enorme scritta Barbie sulle spalline dello zaino con sticker, cuciture, toppe e se necessario capelli.
Ma torniamo al parchetto di mia figlia. Parchetto frequentato dai bambini del suo asilo, quindi da gnometti tra i 3 e i 5 anni.
Emma sta finalmente tentando qualche approccio con "i suoi simili". Specialmente se riconosce un compagno di classe, saluta e sorride e qualche volta si avvicina per giocare con lui/lei. Non si rendono conto di quale onore sia: la gnoma è simpatica ma è sociopatica, prima di potersi avvicinare a lei senza sentirla ringhiare bisogna ingraziarsela, lavorarsela a fondo per mesi. Ci sono zii che dopo 3 anni di tentativi ancora non le si possono avvicinare più di un metro e mezzo, per dire.
Quando la vedo andare verso un altro bambino mi si apre il cuore, insomma. Ma è proprio quando il cuore è lì, bello aperto ed esposto, che i pugni fanno più male. Senza poter fare niente, sono costretta ad assistere a dialoghi come questi:
"Ciao X, vuoi giocale con me? Io sono Biancaneve e tu sei la legina!"
"Ma che dici, tu non sei Biancaneve! Che piccola che sei, vai via, lasciami in pace"
"Ciao Z, ciao Y, volete giocale con me?"
"Y guarda, è Emma Piccola... Fai finta di non vederla, andiamo via..."
"... ehi bimbi attenti, quello è il castello di Malefica!"
"Ma che cavolo dici, è solo un albero! Hahaha che stupida che è Emma Piccola"
Cose così.
E non fa male solo perché vedo mia figlia allontanata, esclusa e presa in giro proprio nel momento in cui prende il coraggio di interagire con altri bambini. Fa male anche perché quei bambini hanno 4, forse 5 anni. E non sanno più cosa sia la fantasia. I bambini fanno gare in bici, le bambine si appartano a parlare fitto fitto sulle panchine, ridacchiando e lanciando sguardi torvi con fare da sciure pettegole.
E mentre io mi siedo sull'erba con Emma, la faccio arrampicare su un albero dicendole che è la torre di Raperonzolo, impersono il cacciatore che minaccia Biancaneve nel bosco o mangio con gusto manicaretti a base di pigne e margherite preparati dalla gnoma, tanti altri genitori (non tutti, ma tanti) chiacchierano tra loro sulle panchine e si fanno vivi solo per comunicare ai figli che bisogna correre a lezione di danza/calcio/clavicembalo/russo/canto tantrico.
Dunque manca così poco? Un anno, forse due e poi anche Emma mi scadrà? Succederà così, all'improvviso? Un giorno mi dirà "Ma quale avventura nel bosco mamma? Vai a controllare Facebook su una panchina che io devo andare a sparlare con X e Y di Z"? Sapevo che l'avrei persa prima o poi, sapevo che non avrebbe mai fatto l'errore di comprare uno zaino di Barbie alla bellezza di 11 anni suonati ma... non pensavo che mi sarebbe scaduta a 5 anni.
E io che sognavo una bambina a lunga conservazione.
Non fraintendetemi. Ero a conoscenza del fatto che prima o poi i bambini diventano adulti. Solo che ai miei tempi (sì, ho 32 anni e già uso quella frase) succedeva più in là. C'era chi smetteva di credere a Babbo Natale alle elementari, chi alle medie e chi, come me, addirittura un po' più in là. Lo ricorderete tutti quel momento in cui ti accorgi che il mondo fa schifo, che la gente muore, che i personaggi delle fiabe non esistono, che i denti del nonno e le unghie della zia non sono veri e che sei troppo grande per giocare ancora con le bambole. Però ti piacciono ancora, le bambole.
Non dimenticherò mai quel giorno di fine agosto in cui convinsi i miei a comprarmi uno zaino fighissimo di Barbie. C'era pure la bambola dentro ed era coloratissimo, caro come il fuoco, il primo zaino fashion della mia vita. Avevo appena compiuto 11 anni. Ho atteso quel primo giorno di scuola come fosse Natale. Trepidante, sono entrata in classe mostrando con orgoglio il mio zaino nuovo. Non dimenticherò mai le risate di un paio di compagne di classe, che mi additarono urlando "Ma che, hai lo zaino di Barbie? Ma sei una bambina?!". Quell'estate le mie amiche erano cresciute, io no. Ho passato i successivi 3 anni di scuola a coprire l'enorme scritta Barbie sulle spalline dello zaino con sticker, cuciture, toppe e se necessario capelli.
Ma torniamo al parchetto di mia figlia. Parchetto frequentato dai bambini del suo asilo, quindi da gnometti tra i 3 e i 5 anni.
Emma sta finalmente tentando qualche approccio con "i suoi simili". Specialmente se riconosce un compagno di classe, saluta e sorride e qualche volta si avvicina per giocare con lui/lei. Non si rendono conto di quale onore sia: la gnoma è simpatica ma è sociopatica, prima di potersi avvicinare a lei senza sentirla ringhiare bisogna ingraziarsela, lavorarsela a fondo per mesi. Ci sono zii che dopo 3 anni di tentativi ancora non le si possono avvicinare più di un metro e mezzo, per dire.
Quando la vedo andare verso un altro bambino mi si apre il cuore, insomma. Ma è proprio quando il cuore è lì, bello aperto ed esposto, che i pugni fanno più male. Senza poter fare niente, sono costretta ad assistere a dialoghi come questi:
"Ciao X, vuoi giocale con me? Io sono Biancaneve e tu sei la legina!"
"Ma che dici, tu non sei Biancaneve! Che piccola che sei, vai via, lasciami in pace"
"Ciao Z, ciao Y, volete giocale con me?"
"Y guarda, è Emma Piccola... Fai finta di non vederla, andiamo via..."
"... ehi bimbi attenti, quello è il castello di Malefica!"
"Ma che cavolo dici, è solo un albero! Hahaha che stupida che è Emma Piccola"
Cose così.
E non fa male solo perché vedo mia figlia allontanata, esclusa e presa in giro proprio nel momento in cui prende il coraggio di interagire con altri bambini. Fa male anche perché quei bambini hanno 4, forse 5 anni. E non sanno più cosa sia la fantasia. I bambini fanno gare in bici, le bambine si appartano a parlare fitto fitto sulle panchine, ridacchiando e lanciando sguardi torvi con fare da sciure pettegole.
E mentre io mi siedo sull'erba con Emma, la faccio arrampicare su un albero dicendole che è la torre di Raperonzolo, impersono il cacciatore che minaccia Biancaneve nel bosco o mangio con gusto manicaretti a base di pigne e margherite preparati dalla gnoma, tanti altri genitori (non tutti, ma tanti) chiacchierano tra loro sulle panchine e si fanno vivi solo per comunicare ai figli che bisogna correre a lezione di danza/calcio/clavicembalo/russo/canto tantrico.
Dunque manca così poco? Un anno, forse due e poi anche Emma mi scadrà? Succederà così, all'improvviso? Un giorno mi dirà "Ma quale avventura nel bosco mamma? Vai a controllare Facebook su una panchina che io devo andare a sparlare con X e Y di Z"? Sapevo che l'avrei persa prima o poi, sapevo che non avrebbe mai fatto l'errore di comprare uno zaino di Barbie alla bellezza di 11 anni suonati ma... non pensavo che mi sarebbe scaduta a 5 anni.
E io che sognavo una bambina a lunga conservazione.
Come ti capisco. Solo a pensare alla mia bimba allontanata da qualcuno - grande o piccolo che sia - soffro già, soprattutto pensando alla fatica che farà ad aprirsi, proprio come la tua Emma.
RispondiEliminaAnche io gioco sempre con Beatrice, salgo sulle altalene (nonostante la nausea immediata - ma come facevo fino a qualche anno fa?!), sugli scivoli, sui dondolini, dovunque. E, pensiero mio, trovo così tristi le altre mamme sedute sulle panche coi telefoni in mano!