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giovedì 3 settembre 2015

Proteggere, armare, consolare

Il Manifesto titola "NIENTE ASILO" pubblicando in copertina la foto del corpicino senza vita Aylan, quel piccoletto di 3 anni trovato su una spiaggia a Bodrum che ormai tutti conosciamo fin troppo bene.

E io me la sono presa con lei, la MIA treenne che stamattina non voleva andare all'asilo, e piangeva come un maiale sgozzato perché preferiva guardare i cartoni, o aveva sonno, o non aveva voglia, o sailcazzocosa. Me la sono presa con lei che non capisce quanto è fortunata a essere nata qui. E avrei avuto tanta voglia di sbattergliela in faccia, quella foto, di gridarle "Lo vedi come vivono, come MUOIONO tanti bambini nel mondo mentre tu ti lagni perché non vuoi andare all'asilo? Lo sai che questo bimbo non ci andrà mai all'asilo? Lo sai che non riabbraccerà più la sua mamma? Che probabilmente l'ha vista affogare insieme al papà e al fratellino?!".

In pratica, la vecchia storia trita e ritrita del "finisci i broccoli, che al mondo ci sono un sacco di bambini che muoiono di fame". Noi genitori ci caschiamo sempre, prima o poi. Guardiamo i nostri figli e ci preoccupiamo che siano viziati. Avremmo tanta, tanta voglia di sbattere loro in faccia la realtà, ma poi ci manca il coraggio.

E probabilmente è giusto così. È giusto che Emma continui a pensare che Babbo Natale esiste, che quando qualcuno muore diventa una stellina che la osserva dal cielo, che i suoi pupazzi non arrivano dal Disney Store ma spuntano fuori da alberi e cespugli, che la mamma sa davvero far comparire monetine da dietro l'orecchio, eccetera eccetera. Perché il mio compito è proteggerla, regalarle un'infanzia felice, almeno per ora. Poi mi toccherà la fase più difficile: armarla, spiegarle la migliore strategia di attacco e difesa, e accompagnarla sul campo di battaglia. E quando sarà grande sarò lì, pronta a curare le sue ferite.

FASE 1: proteggere
FASE 2: armare
FASE 3: consolare

È tutto quello che noi genitori possiamo fare, è tutto quello che i genitori fanno in ogni parte del mondo. È quello che avrà fatto anche la mamma di Aylan, anche se lei avrà probabilmente anticipato la seconda fase, tentando di preparare al meglio i suoi figli a quel viaggio di speranza. Ma mi si spezza il cuore a pensare che il mare le abbia strappato la possibilità di anticipare anche la fase 3. Dovrebbe essere un diritto di ogni madre, cazzo.

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