A pochi giorni dall'ora X, le 21.08 del 9 febbraio 2014, istante in cui la gnoma entrerà ufficialmente nei terrible twos, il dubbio che la mia vita possa ulteriormente peggiorare non solo mi sfiora ma mi investe proprio, e dopo avermi investito mette la retromarcia e ripassa sul mio cadavere martoriato per sicurezza.
Cioè, davvero c'è di peggio? Io non posso crederci. Anzi no, io non ci credo e basta. E vi dico anche perché. Io ho una teoria.
Secondo me l'età peggiore di un bambino è quella che va dai 10-11 mesi fino ai due anni circa. Insomma il primo anno. Quello in cui il piccoletto è in grado di muoversi come un bambino grande, arrivare (quasi) dove vuole e, soprattutto, comincia ad avere delle pretese, dei gusti, dei desideri, delle abitudini, dei vizi che da neonato certo non aveva. Pappa, nanna e cacca non sono più la sua ragione di vita. Un bambino di un anno osserva gli adulti e vuole imitarli, ha dei programmi preferiti e pretende di poterli vedere quando/dove/quanto vuole, è attirato da quello che non può avere e, in generale, ha delle pretese assurde. Solo che...
Solo che non ha la possibilità di dirtelo. O meglio, ci prova, e magari in parte ci riesce se ha già cominciato a imparare qualche parolina utile. Ma non sempre gli adulti sono abbastanza pazienti e poliglotti da capire quello che dice. E allora il bambino di un anno si incazza. E urla, e piange, e si butta per terra e si rifiuta di mangiare/alzarsi/sedersi/stare in braccio/stare a terra/dormire/scendere dalla libreria e in generale di fare quello che gli state chiedendo di fare.
Non provate a negarlo: i primi 24 mesi della vostra vita da genitori li passate a dire "Ma cosa diavolo vuoi?!" (con le dovute varianti).
Inoltre, bisogna anche aggiungere che le poche volte che capite quello che effettivamente pretende vostro figlio, non sempre è possibile accontentarlo. E allora glielo spiegate con calma, adducendo motivazioni e scuse e cercando le parole giuste. Peccato che lui non ne capisca mezza a parte "no". Ed ecco che voi vi trasformate nei cattivi. E ari-daje con urla, pianti e dimostrazioni di disappunto varie.
Insomma un incubo. Un incubo che verso il secondo anno d'età sembra vicino alla conclusione. Il vostro mattino, il vostro risveglio ha un volto: quello di vostro figlio che comincia a parlare come Totti. Un vocabolario limitato, essenziale e ripetitivo, certo, ma sufficientemente comprensibile. Almeno se lo scopo è farsi dare un succo di frutta o giocare nella Roma.
È vero, riuscire a capire che la gnoma vuole che io faccia il bagno al gatto o faccia comparire Peppa Pig sul televisore di un ristorante cinese non è che risolva tante cose. Ma ci sono richieste che posso e riesco a soddisfare, con gran gioia di tutti. E dopo due anni di "ma cosa &%$*£°§ç vuoi?!" è proprio un'altra vita.
Insomma ciao ciao terrible one e benvenuti terrible twos!
Hai dato voce a una speranza in cui non oso cullarmi fino in fondo. Attendo il momento in cui io e Davide (compirà un anno l'8 febbraio, vicino di compleanno della Gnoma!) potremo davvero COMUNICARE. L'incapacità di esprimersi sono un limite evidente per mio figlio, che cova una frustrazione insopportabile, per lui e per noi, quando non riesce a spiegare cosa vuole, dove vuole andare, che vuol fare. NON VEDO L'ORA che questa fase passi. Fino a quel momento, non mi resta che continuare disperatamente a chiedergli: "Cosa vuoi? Che ti manca? Che 'bbuò???"
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