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lunedì 24 novembre 2014

Tu quoque Emma, fili mi!

Sabato mattina, Fantabosco di Bergamo. Io e Marito ci prepariamo ad affrontare una lunghissima ora. La Gnoma adocchia scivoli, vasche di palline, gonfiabili e percorsi morbidosi: trema e non riesce nemmeno a parlare dall'emozione.

Comincia Marito, che segue Emma sui giochi finché gli rimane abbastanza fiato. Poi simula una telefonata urgente e se ne va, lasciandomi una gnoma trafelata che, come prima attrazione da visitare insieme, mi propone uno scivolo gonfiabile di circa 10 metri, talmente ripido che più che "scivolare" giù ci si lancia nel vuoto. La seguo riluttante.


La scaletta, con pendenza al 95% ma soprattutto GONFIABILE anch'essa, rappresenta un primo ostacolo non indifferente. Mentre la gnoma sale come se non avesse fatto altro nella vita, io combatto le leggi della fisica, appoggiando i piedi su scalini mollicci che si sgonfiato sotto al mio dolce peso. Arrivo in cima, mi siedo accanto alla gnoma e mi ricordo di una cosa.

Io soffro di vertigini.

E me ne dimentico. Sempre. Non vi dico i pianti che mi faccio ogni volta che mi lascio convincere a salire su una ruota panoramica.

La gnoma è fuori di sé dalla gioia.

- Dai mami andiamo!
- Ehm... amore della mamma.... vai tu dai, la mamma ti guarda...
- Ma no mami, bieni con me!
- No guarda amore la mamma.... la mamma ha paura, ecco!
- Paula? Ma no mami non abele paula, ci sono io!
- Sì amore sei dolcissima ma... vai tu, la mamma ti guarda e poi prova a scendere dalla scaletta ok?
- Ma mami dai.... buoi che ti do la manina? Eh? Buoi la manina?
- Cuore mio... davvero.... vai da sola, la mamma ti guarda da quassù!

Lei insiste, mi stringe la mano, mi abbraccia, tira fuori la vocina melliflua e materna che usa con i suoi bambolotti quando gioca a fare la mamma. Io mi vergogno da morire e ringrazio il Dio delle Madridegeneri che nessuno stia assistendo alla pietosa scena.

Il tira e molla va avanti per un po'. Poi la gnoma sospira, si alza, e mi si piazza alle spalle. Chiudo gli occhi, aspettandomi uno dei suoi dolcissimi abbracci da dietro, quelli in cui mi si appoggia alla spalla e mi dice "Oooh la mia mami....".

Ma le sue manine si appoggiano dolcemente dietro le mie scapole.... e mi spingono giù. Cado nel vuoto, tirando un urlo. Ancora in volo, vedo sulla sommità il faccino della traditrice che ho messo al volto: ride, la bastarda, ride di gusto.

Tu quoque Emma, fili mi!


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