La lettura del post sul mio primo parto era sconsigliata a un pubblico sensibile, e temo in effetti di aver contribuito al calo nazionale delle nascite del 2012, a modo mio. Oggi con questo mio nuovo racconto non punto certo a creare un baby boom nel 2018, ma se riuscissi a rassicurare anche solo una futura mamma sul parto avrei già raggiunto un ottimo risultato.
Ma cominciamo dall'inizio. Anzi, da prima.
Quando a gennaio vi ho annunciato che Emma avrebbe avuto un fratellino e io l'epidurale dicevo sul serio. Sì perché io l'ebrezza di usufruire di un "aiutino" durante il parto volevo provarla a tutti i costi. D'altra parte mi impasticco di Moment al primo mal di testa, perché mai rinunciare ai traguardi raggiunti dalla medicina moderna proprio durante uno dei giorni più dolorosi della mia vita?
Ho fatto la visita per l'epidurale in due ospedali, sono andata agli incontri con il pubblico per informarmi sulla percentuale di partorienti "accontentate" e sulle disponibilità degli anestesisti, e poi ho deciso.
Nel primo mi hanno detto:
- Ceeeerto che te la facciamo! Da noi epidurale 24h su 24! Oddio. Cioè. Ovviamente meglio se partorisci dalle 9.00 alle 18.00 nei giorni feriali, e se in tutto l'ospedale nessun altro necessita di anestesie in quel momento. E devi aspettare una media di 45 minuti dopo aver chiamato l'anestesista, se mai ne trovassi uno libero. E devi trovarti esattamente tra i 4 e i 6 cm di dilatazione. Se poi il tuo nome è composto da un numero dispari di lettere meglio ancora.
No ok, quest'ultima condizione me la sono inventata ma giuro che tutte le altre sono vere, e stiamo parlando di un grosso ospedale che vantava di offrire l'epidurale H24.
L'altro aveva un anestesista dedicato esclusivamente al reparto ostetricia, quindi l'unico rischio che avrei corso era di capitare durante un cesareo d'urgenza in cui sarebbe stato impegnato. Ovviamente ho scelto quest'ultimo.
Ecco, ora sì che cominciamo dall'inizio.
7 giugno, data presunta del parto.
Il giorno prima mi ero sottoposta al cosiddetto "scollamento" perché, a detta del mio medico, il pupo aveva raggiunto un peso e una stazza considerevoli e doveva essere sfrattato asap.
Saranno le 5 del mattino, e io ho passato una notte di merda. E quelle lì sembrano proprio contrazioni. Mi alzo, mi faccio una doccia, non passano. Mi vesto, sveglio Marito.
- Dobbiamo andare...
- Dove?
- Alle 5 e mezza del mattino? Non so, secondo te?
- .........
- ALL'OSPEDALE! DEVO PARTORIRE.
Marito si alza e si veste in un nanosecondo e si dirige verso la porta. Sorreggendo la sua bella 24 ore del lavoro.
Vabbè.
Una volta arrivata mia madre che sarebbe restata con Emma, partiamo sgasando verso l'ospedale.
- Ok Simo, tutto bene?
- CONTRAZIONI FORTISSIME GHDN&FFFFFMMMNT$£...
- Mmmm ok. Senti un po'.... Che per caso tu conosci la strada per l'ospedale?
- UNA COSA dovevi fare in 9 mesi, UNA: studiarti la strada!
Seguono imprecazioni bloccate solo dall'ennesima contrazione, disperate ricerche su Google sui cellulari, e nuove imprecazioni perché i cellulari ci vogliono portare in due direzioni diverse.
Comunque alla fine arriviamo a destinazione.
Mentre Marito parcheggia io mi fiondo in Pronto Soccorso dove scopro che avrei dovuto recarmi al PS Ostetrico, posizionato dall'altra parte dell'(immenso) ospedale.
Ora ho capito a che servono quei corrimano lungo i corridoi degli ospedali: ti ci puoi letteralmente appendere davanti agli sguardi straniti dei passanti mentre arranchi verso la tua meta. Comodissimi.
Dopo un'eternità mi si parano davanti una porta automatica chiusa e un bottone rosso con scritto Campanello. Schiaccio il bottone. Attendo. Contrazione. Attendo. Contrazione. Attendo. Contrazione. Schiaccio di nuovo il bottone, stavolta con un pugno. Attendo. Contrazione. Attendo. Contrazione. Una signora dietro alle mie spalle mi osserva preoccupata:
- Ma sta bene?
- Sì, però dovrei partorire e qui non aprono...
La signora comincia a prendere a pugni il bottone al posto mio. Attendiamo. Contrazione. Attendiamo.
Mi chiama Marito, sta arrivando. Gli chiedo se si sia ricordato di prendere la borsa per il parto.
- Ok ci metto altri 10 minuti, aspetta eh?
Contrazione. Attendo. Contrazione.
Mentre già mi vedo partorire con l'aiuto della signora appesa ai corrimano del corridoio, la porta del Paradiso si apre. Mi si para davanti una bella ed elegante signorina con tablet alla mano.
- Buongiorno, posso aiutarla?
Sto per risponderle "No grazie, sto solo dando un'occhiata" (forza dell'abitudine) ma una contrazione mi ricorda il motivo per cui sono lì.
- Salve, vorrei partorire, se possibile.
- Sì certo prego, si accomodi.
Dietro al bancone della reception, un reparto scintillante, ultramoderno e dall'aria rilassante con spazi aperti e un'enorme vetrata che dà su delle palme (sì, in Lombardia).
Mi attaccano al monitoraggio e poi mi visitano.
- Ok signora allora il travaglio è a buon punt....
- Voglio l'epidurale.
- Sì, le dicevo che lei è di 6 centimetr...
- Epidurale.
- Sì ok signora, sto solo dicendo ch...
- Epidurale.
- Ok, chiamate l'anestesista per la signora e mandatela in sala parto.
È stato lì, in sala parto, che ho conosciuto la giovane donna che mi ha fatto il regalo più bello mai ricevuto. No, non parlo dell'anestesista ma dell'ostetrica che mi ha seguito nelle successive 4 ore. Dolce, paziente, comprensiva, persino simpatica. Nulla a che vedere con il Mostro che passò con me i 20 minuti che impiegai a far nascere Emma gridandomi frasi come "Su si sbrighi che abbiamo altre urgenze oggi" o "Ma lei crede ancora a tutte le stronzate new-age che vi abbiamo raccontato durante i corsi pre-parto?".
Beh poi sì, c'era anche lei, l'anestesista. Lei non sarà stata dolce e simpatica ma in quel momento mi sarei fatta esplorare la schiena da quell'enorme ago anche se lo avesse maneggiato Hitler in persona.
Comunque.
Mi sottopongo al supplizio dell'inserimento del catetere nella schiena. Poi vengo lasciata lì, con la schiena tutta scotchata e il liquido magico che comincia a fare effetto. Quando qualche minuto più tardi l'anestesista rientra per controllare se l'epidurale abbia fatto effetto, il mio "Minchia graaazie" con pollice in su e il CD di Bob Marley in sottofondo le bastano come risposta.
Ah sì, poi a un certo punto indefinito ricompare anche Marito, con la mia borsa.
Trascorro l'intero travaglio chiacchierando, dormicchiando, scherzando con l'ostetrica e ascoltando il rilassante rumore dei battiti del cuore di mio figlio.
Poi eccola, una contrazione leggermente dolorosa, e una un po' più forte.
- Oddio, sono tornate.
- Eh sì, sta svanendo l'effetto. Ma ormai ci siamo, è il momento delle spinte.
- No. No no no no no e ancora no. Io volevo l'epidurale proprio per QUESTO momento!
- È sicura? La cosa rischia di dilungarsi un po' così.
- Al lavoro mi hanno concesso una settimana di maternità. Oggi ho tutta la giornata a disposizione.
- Ok, chiamo l'anestesista, magari parlane con lei.
Dopo pochi minuti si ripresenta l'anestesista.
- Ma perché vuole un rabbocco proprio adesso? Ormai deve solo uscire.
- SOLO USCIRE?!
- Guardi io gliela faccio eh? Ma deve essere consapevole che il parto potrebbe dilungarsi, lei potrebbe non essere in grado di riconoscere le contrazioni, il bambino potrebbe bloccarsi, potrebbe essere necessaria la ventosa, un cesareo d'urgenza, suo marito potrebbe morire d'infarto, le palme qui fuori potrebbero essere bruciate dagli stessi che se la sono presa con quelle di Piazza Duomo, Salvini potrebbe vincere alle elezioni, Gigi D'Alessio potrebbe sfornare un nuovo album e la crisi del Medio Orient..
- Sì sì sì sono consapevole. Glielo firmo se vuole.
L'anestesista tenta l'ultima carta. Si rivolge a mio marito.
- Ma lei è d'accordo? Non vuole dire niente a sua moglie?
Lui mi guarda. Io rispondo allo sguardo.
- Fate tutto quello che dice lei.
Arriva il tanto agognato rabbocco. E io torno a rilassarmi. Ma per poco, perché il momento clou è arrivato.
Ora. Sia chiaro. L'epidurale allevia solo il dolore delle contrazioni. Tutto il resto del ricco pacchetto premium "Fase Espulsiva" ti tocca. O almeno è toccato a me, forse perché il rabbocco è arrivato tardi. Ma anche l'ostetrica mi aveva avvisato: "Se è la fase espulsiva che ti fa paura Simona non possiamo aiutarti più di tanto, perché quella te la devi fare. Sentirai tutto: la forte pressione, il bruciore della lacerazione, il dolore delle ossa del bacino che si allargano, la testa che passa, il corpo che si gira... tutto".
Ed è stato così. Ho sentito tutto. Solo che a differenza della prima volta, questa volta io ero lì. Ero lì a sentire, ero lì ad accompagnare mio figlio, ero lì a spingere (con Emma ero talmente atterrita e tramortita dal dolore che avevo paura e non ho mai spinto: Emma ha dovuto fare tutto da sola). Alla nascita di mio figlio io c'ero, partecipavo, faticavo, urlavo, tremavo, mi emozionavo.
E questa volta, quando a mezzogiorno spaccato del giorno della DPP il piccolo Milo è venuto alla luce, l'ho accolto piangendo felice tra le mie braccia, l'ho coccolato, consolato, accarezzato, tenuto stretto e amato. Da subito.
Non mi sono mai perdonata di non aver voluto vedere o prendere in braccio Emma quando è nata. Ero semi svenuta, non vedevo niente, atterrita da un dolore che anche dopo la sua nascita non accennava a diminuire. L'ultima cosa che volevo in quel momento era prendere in braccio un neonato. Quel rifiuto mi resterà sulla coscienza per sempre, soprattutto ora che so cosa mi sono persa.
Poi vabbè, io sono io. Appena l'ho visto "cascare" tra le braccia dell'ostetrica mi sono sporta e ho chiesto:
- Ma di che colore è?
Quattro teste (compresa quella di Milo) si sono alzate contemporaneamente con sguardo tra l'incredulo e il preoccupato.
- Ehm... in che senso?
Mi ha chiesto l'ostetrica, mentre anche Marito, finalmente ripresosi dallo stato catatonico in cui era caduto durante le spinte, cominciava a chiedersi il perché di quella mia domanda.
- No cioè nel senso.... è che io lo vedo blu. Ha freddo? È un puffo?
Un "Aaaaaaah" di sollievo generale mi ha ricordato che chiedere di che colore sia la pelle di tuo figlio in sala parto (soprattutto se sia te che tuo marito siete della stessa razza) forse non è una grande idea.
Comunque quel corpicino bluastro me lo sono tenuto stretto per le successive due ore. Da allora non ci siamo più lasciati. Nell'ospedale che ho scelto il bambino non si separa mai dalla madre, nemmeno per le visite o per il primo bagnetto, che vengono fatti sempre in presenza della mamma.
Chi mi ha visto, subito dopo il parto, mi ha chiesto se avessi messo al mondo un figlio o passato un paio d'ore in una SPA. E in effetti quel sorriso a 32 denti che non mi molla da quando è nato Milo mi fa sembrare molto più rilassata e meno dolorante di quello che non sia.
È che sono felice. Felice di aver rivalutato il parto. Felice di essere stata lucida, presente ed emotivamente coinvolta nella nascita di mio figlio. Felice di come è andata. E sì, felice anche che sia finita (da una parte perché non sono una grande fan della gravidanza e dall'altra perché ora posso baciare una fronte morbidissima che profuma di latte e Mustela).
Tutto merito dell'epidurale? Ma no. Si può partorire anche senza, ovviamente. Tutto merito dell'umanità dell'ostetrica che mi ha seguito? Beh sicuramente questo ha inciso. Tutto merito mio? Naaaa. Semplicemente mi è andata bene: le cose sono andate come desideravo, ho avuto fortuna. E dopo quello che ho passato in questi ultimi anni sinceramente penso che un po' me la meritassi.
Ora comincia una nuova vita a 4. Più densa, più faticosa, più gioiosa, più puzzolente e più divertente. Una vita tutta nuova da affrontare giorno per giorno.
E niente. C'è una bis-mamma in più in città!
Ma cominciamo dall'inizio. Anzi, da prima.
Quando a gennaio vi ho annunciato che Emma avrebbe avuto un fratellino e io l'epidurale dicevo sul serio. Sì perché io l'ebrezza di usufruire di un "aiutino" durante il parto volevo provarla a tutti i costi. D'altra parte mi impasticco di Moment al primo mal di testa, perché mai rinunciare ai traguardi raggiunti dalla medicina moderna proprio durante uno dei giorni più dolorosi della mia vita?
Ho fatto la visita per l'epidurale in due ospedali, sono andata agli incontri con il pubblico per informarmi sulla percentuale di partorienti "accontentate" e sulle disponibilità degli anestesisti, e poi ho deciso.
Nel primo mi hanno detto:
- Ceeeerto che te la facciamo! Da noi epidurale 24h su 24! Oddio. Cioè. Ovviamente meglio se partorisci dalle 9.00 alle 18.00 nei giorni feriali, e se in tutto l'ospedale nessun altro necessita di anestesie in quel momento. E devi aspettare una media di 45 minuti dopo aver chiamato l'anestesista, se mai ne trovassi uno libero. E devi trovarti esattamente tra i 4 e i 6 cm di dilatazione. Se poi il tuo nome è composto da un numero dispari di lettere meglio ancora.
No ok, quest'ultima condizione me la sono inventata ma giuro che tutte le altre sono vere, e stiamo parlando di un grosso ospedale che vantava di offrire l'epidurale H24.
L'altro aveva un anestesista dedicato esclusivamente al reparto ostetricia, quindi l'unico rischio che avrei corso era di capitare durante un cesareo d'urgenza in cui sarebbe stato impegnato. Ovviamente ho scelto quest'ultimo.
Ecco, ora sì che cominciamo dall'inizio.
7 giugno, data presunta del parto.
Il giorno prima mi ero sottoposta al cosiddetto "scollamento" perché, a detta del mio medico, il pupo aveva raggiunto un peso e una stazza considerevoli e doveva essere sfrattato asap.
Saranno le 5 del mattino, e io ho passato una notte di merda. E quelle lì sembrano proprio contrazioni. Mi alzo, mi faccio una doccia, non passano. Mi vesto, sveglio Marito.
- Dobbiamo andare...
- Dove?
- Alle 5 e mezza del mattino? Non so, secondo te?
- .........
- ALL'OSPEDALE! DEVO PARTORIRE.
Marito si alza e si veste in un nanosecondo e si dirige verso la porta. Sorreggendo la sua bella 24 ore del lavoro.
Vabbè.
Una volta arrivata mia madre che sarebbe restata con Emma, partiamo sgasando verso l'ospedale.
- Ok Simo, tutto bene?
- CONTRAZIONI FORTISSIME GHDN&FFFFFMMMNT$£...
- Mmmm ok. Senti un po'.... Che per caso tu conosci la strada per l'ospedale?
- UNA COSA dovevi fare in 9 mesi, UNA: studiarti la strada!
Seguono imprecazioni bloccate solo dall'ennesima contrazione, disperate ricerche su Google sui cellulari, e nuove imprecazioni perché i cellulari ci vogliono portare in due direzioni diverse.
Comunque alla fine arriviamo a destinazione.
Mentre Marito parcheggia io mi fiondo in Pronto Soccorso dove scopro che avrei dovuto recarmi al PS Ostetrico, posizionato dall'altra parte dell'(immenso) ospedale.
Ora ho capito a che servono quei corrimano lungo i corridoi degli ospedali: ti ci puoi letteralmente appendere davanti agli sguardi straniti dei passanti mentre arranchi verso la tua meta. Comodissimi.
Dopo un'eternità mi si parano davanti una porta automatica chiusa e un bottone rosso con scritto Campanello. Schiaccio il bottone. Attendo. Contrazione. Attendo. Contrazione. Attendo. Contrazione. Schiaccio di nuovo il bottone, stavolta con un pugno. Attendo. Contrazione. Attendo. Contrazione. Una signora dietro alle mie spalle mi osserva preoccupata:
- Ma sta bene?
- Sì, però dovrei partorire e qui non aprono...
La signora comincia a prendere a pugni il bottone al posto mio. Attendiamo. Contrazione. Attendiamo.
Mi chiama Marito, sta arrivando. Gli chiedo se si sia ricordato di prendere la borsa per il parto.
- Ok ci metto altri 10 minuti, aspetta eh?
Contrazione. Attendo. Contrazione.
Mentre già mi vedo partorire con l'aiuto della signora appesa ai corrimano del corridoio, la porta del Paradiso si apre. Mi si para davanti una bella ed elegante signorina con tablet alla mano.
- Buongiorno, posso aiutarla?
Sto per risponderle "No grazie, sto solo dando un'occhiata" (forza dell'abitudine) ma una contrazione mi ricorda il motivo per cui sono lì.
- Salve, vorrei partorire, se possibile.
- Sì certo prego, si accomodi.
Dietro al bancone della reception, un reparto scintillante, ultramoderno e dall'aria rilassante con spazi aperti e un'enorme vetrata che dà su delle palme (sì, in Lombardia).
Mi attaccano al monitoraggio e poi mi visitano.
- Ok signora allora il travaglio è a buon punt....
- Voglio l'epidurale.
- Sì, le dicevo che lei è di 6 centimetr...
- Epidurale.
- Sì ok signora, sto solo dicendo ch...
- Epidurale.
- Ok, chiamate l'anestesista per la signora e mandatela in sala parto.
È stato lì, in sala parto, che ho conosciuto la giovane donna che mi ha fatto il regalo più bello mai ricevuto. No, non parlo dell'anestesista ma dell'ostetrica che mi ha seguito nelle successive 4 ore. Dolce, paziente, comprensiva, persino simpatica. Nulla a che vedere con il Mostro che passò con me i 20 minuti che impiegai a far nascere Emma gridandomi frasi come "Su si sbrighi che abbiamo altre urgenze oggi" o "Ma lei crede ancora a tutte le stronzate new-age che vi abbiamo raccontato durante i corsi pre-parto?".
Beh poi sì, c'era anche lei, l'anestesista. Lei non sarà stata dolce e simpatica ma in quel momento mi sarei fatta esplorare la schiena da quell'enorme ago anche se lo avesse maneggiato Hitler in persona.
Comunque.
Mi sottopongo al supplizio dell'inserimento del catetere nella schiena. Poi vengo lasciata lì, con la schiena tutta scotchata e il liquido magico che comincia a fare effetto. Quando qualche minuto più tardi l'anestesista rientra per controllare se l'epidurale abbia fatto effetto, il mio "Minchia graaazie" con pollice in su e il CD di Bob Marley in sottofondo le bastano come risposta.
Ah sì, poi a un certo punto indefinito ricompare anche Marito, con la mia borsa.
Trascorro l'intero travaglio chiacchierando, dormicchiando, scherzando con l'ostetrica e ascoltando il rilassante rumore dei battiti del cuore di mio figlio.
Poi eccola, una contrazione leggermente dolorosa, e una un po' più forte.
- Oddio, sono tornate.
- Eh sì, sta svanendo l'effetto. Ma ormai ci siamo, è il momento delle spinte.
- No. No no no no no e ancora no. Io volevo l'epidurale proprio per QUESTO momento!
- È sicura? La cosa rischia di dilungarsi un po' così.
- Al lavoro mi hanno concesso una settimana di maternità. Oggi ho tutta la giornata a disposizione.
- Ok, chiamo l'anestesista, magari parlane con lei.
Dopo pochi minuti si ripresenta l'anestesista.
- Ma perché vuole un rabbocco proprio adesso? Ormai deve solo uscire.
- SOLO USCIRE?!
- Guardi io gliela faccio eh? Ma deve essere consapevole che il parto potrebbe dilungarsi, lei potrebbe non essere in grado di riconoscere le contrazioni, il bambino potrebbe bloccarsi, potrebbe essere necessaria la ventosa, un cesareo d'urgenza, suo marito potrebbe morire d'infarto, le palme qui fuori potrebbero essere bruciate dagli stessi che se la sono presa con quelle di Piazza Duomo, Salvini potrebbe vincere alle elezioni, Gigi D'Alessio potrebbe sfornare un nuovo album e la crisi del Medio Orient..
- Sì sì sì sono consapevole. Glielo firmo se vuole.
L'anestesista tenta l'ultima carta. Si rivolge a mio marito.
- Ma lei è d'accordo? Non vuole dire niente a sua moglie?
Lui mi guarda. Io rispondo allo sguardo.
- Fate tutto quello che dice lei.
Arriva il tanto agognato rabbocco. E io torno a rilassarmi. Ma per poco, perché il momento clou è arrivato.
Ora. Sia chiaro. L'epidurale allevia solo il dolore delle contrazioni. Tutto il resto del ricco pacchetto premium "Fase Espulsiva" ti tocca. O almeno è toccato a me, forse perché il rabbocco è arrivato tardi. Ma anche l'ostetrica mi aveva avvisato: "Se è la fase espulsiva che ti fa paura Simona non possiamo aiutarti più di tanto, perché quella te la devi fare. Sentirai tutto: la forte pressione, il bruciore della lacerazione, il dolore delle ossa del bacino che si allargano, la testa che passa, il corpo che si gira... tutto".
Ed è stato così. Ho sentito tutto. Solo che a differenza della prima volta, questa volta io ero lì. Ero lì a sentire, ero lì ad accompagnare mio figlio, ero lì a spingere (con Emma ero talmente atterrita e tramortita dal dolore che avevo paura e non ho mai spinto: Emma ha dovuto fare tutto da sola). Alla nascita di mio figlio io c'ero, partecipavo, faticavo, urlavo, tremavo, mi emozionavo.
E questa volta, quando a mezzogiorno spaccato del giorno della DPP il piccolo Milo è venuto alla luce, l'ho accolto piangendo felice tra le mie braccia, l'ho coccolato, consolato, accarezzato, tenuto stretto e amato. Da subito.
Non mi sono mai perdonata di non aver voluto vedere o prendere in braccio Emma quando è nata. Ero semi svenuta, non vedevo niente, atterrita da un dolore che anche dopo la sua nascita non accennava a diminuire. L'ultima cosa che volevo in quel momento era prendere in braccio un neonato. Quel rifiuto mi resterà sulla coscienza per sempre, soprattutto ora che so cosa mi sono persa.
Poi vabbè, io sono io. Appena l'ho visto "cascare" tra le braccia dell'ostetrica mi sono sporta e ho chiesto:
- Ma di che colore è?
Quattro teste (compresa quella di Milo) si sono alzate contemporaneamente con sguardo tra l'incredulo e il preoccupato.
- Ehm... in che senso?
Mi ha chiesto l'ostetrica, mentre anche Marito, finalmente ripresosi dallo stato catatonico in cui era caduto durante le spinte, cominciava a chiedersi il perché di quella mia domanda.
- No cioè nel senso.... è che io lo vedo blu. Ha freddo? È un puffo?
Un "Aaaaaaah" di sollievo generale mi ha ricordato che chiedere di che colore sia la pelle di tuo figlio in sala parto (soprattutto se sia te che tuo marito siete della stessa razza) forse non è una grande idea.
Comunque quel corpicino bluastro me lo sono tenuto stretto per le successive due ore. Da allora non ci siamo più lasciati. Nell'ospedale che ho scelto il bambino non si separa mai dalla madre, nemmeno per le visite o per il primo bagnetto, che vengono fatti sempre in presenza della mamma.
Chi mi ha visto, subito dopo il parto, mi ha chiesto se avessi messo al mondo un figlio o passato un paio d'ore in una SPA. E in effetti quel sorriso a 32 denti che non mi molla da quando è nato Milo mi fa sembrare molto più rilassata e meno dolorante di quello che non sia.
È che sono felice. Felice di aver rivalutato il parto. Felice di essere stata lucida, presente ed emotivamente coinvolta nella nascita di mio figlio. Felice di come è andata. E sì, felice anche che sia finita (da una parte perché non sono una grande fan della gravidanza e dall'altra perché ora posso baciare una fronte morbidissima che profuma di latte e Mustela).
Tutto merito dell'epidurale? Ma no. Si può partorire anche senza, ovviamente. Tutto merito dell'umanità dell'ostetrica che mi ha seguito? Beh sicuramente questo ha inciso. Tutto merito mio? Naaaa. Semplicemente mi è andata bene: le cose sono andate come desideravo, ho avuto fortuna. E dopo quello che ho passato in questi ultimi anni sinceramente penso che un po' me la meritassi.
Ora comincia una nuova vita a 4. Più densa, più faticosa, più gioiosa, più puzzolente e più divertente. Una vita tutta nuova da affrontare giorno per giorno.
E niente. C'è una bis-mamma in più in città!
Congratulazioniiiiiiiiii
RispondiEliminaSiete stupendi, davvero. Grazie per aver raccontato la tua esperienza, qua tra amiche e conoscenti ogni parto sembra una sfida terribile e se ne sentono di ogni.
Vedere la tua faccia lì vicino al tuo Milo e leggere le tue parole fa proprio bene al cuore.
Buona vita a quattro e racconta racconta racconta che leggerti è sempre bello .-)
Sara
Idem. Primo parto orrendo (con epidurale rovinosa!) e secondo parto.. beh, non proprio una passeggiata ma diciamo più partecipato e felice. Nemmeno io mi perdonerò mai gli errori della prima nascita, ad esempio essermi fatta prendere dal panico e non avere praticamente spinto.
RispondiEliminaE adesso, buona avventura in 4!