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mercoledì 27 febbraio 2013

Cose che odio dei parrucchieri

Buongiorno mi chiamo Simona Redana e sono campionessa mondiale di una pratica femminile tanto diffusa quanto inconfessata: andare dal parrucchiere e uscirne un'ora dopo identica a prima ma con 45 euro in meno.   Non chiedetemi come faccio. Io ci provo anche a cambiare: giuro che il pavimento sotto alla mia postazione è sempre pieno di capelli tagliati e che il parrucchiere lavora almeno un'ora sulla mia maledetta testolina ma alla fine dei conti (letteralmente) quando torno a casa mi chiedono sempre "Ma non eri andata a farti tagliare i capelli?!". Ovviamente questo non succede quando vado dal mio adorato Ennio ma dato che il Maestro lavora in quel di Rimini almeno una o due volte l'anno mi devo rivolgere ai parrucchieri della mia zona per dare una sistemata alla mia chioma.

Comunque l'altro giorno mentre mi facevo sistemare da una parrucchiera di un centro commerciale (lo so, lo so) ho fatto un elenco mentale degli aspetti a mio parere meno piacevoli di una seduta dal parrucchiere:

  • Il lavatesta. Io proprio non capisco voialtri: vi sistemate su quell'aggeggio infernale tutti contenti, chiudete gli occhi e vi fate lavare i capelli con la faccia di chi se la sta godendo di brutto. Ma come fate? Non lo sentite quel dolore atroce dietro il collo? Dai ditemi che lo sentite e che fingete di rilassarvi perché per qualche assurdo motivo si è diffusa la convinzione generale che farsi lavare i capelli incastrati in una morsa dura e fredda di ceramica sia il massimo del relax. Ditelo.
  • La classica domanda-non-domanda della shampista mentre ti guarda disgustata i capelli: "Caratimettounpodicremaristrutturantechesontuttirovinatisullepunte?". Forse dovrei togliere il punto di domanda perché rispondere "No" è considerato un oltraggio al pudore, alla salute del capello e al buon nome del salone. Peccato che pagare 8 euro per un po' di crema sulle punte (che cinque minuti dopo verranno tagliate, dato che sono lì per quello!) è un oltraggio al mio portafogli.
  • L'ancor più classica domanda del parrucchiere mentre osserva disgustato (anche lui) lo stato dei capelli (soprattutto se è la prima volta che lo vedi): "Tesoro chi ti ha conciato così?". Perché si sa, ogni parrucchiere è stra-convinto del fatto di essere l'unico in Italia a saper tagliare i capelli. 
  • I lunghi momenti di imbarazzo durante il taglio. Se chi ti sta sistemando non è il classico "parrucchiere di fiducia" ma un perfetto sconosciuto, non sai mai cosa dire. Durante la piega il problema non si pone perché il rumore del phon impedirebbe un'eventuale conversazione. Ma prima che il tasto salva-disagio venga spostato su ON l'imbarazzo si potrebbe tagliare con un coltello. E così ci si ritrova a improvvisare conversazioni improbabili con un unico tema portante: i capelli.
  • Quel fastidioso dubbio che sorge sempre a fine taglio: sono io che ho le fattezze della protagonista un quadro di Picasso o è il parrucchiere che ha semplicemente tagliato acdc (a cazzo di cane)?
  • La consapevolezza che, una volta a casa, dovrò inforcare le forbici e sistemare il taglio.
  • L'incomprensibile abitudine dei parrucchieri di ignorare la mia frangetta, anche se mi arriva ormai al naso. Ogni volta mi trovo costretta a chiedere: "Mi scusi può sistemarmi anche la frangia?". Perché non ci arrivano da soli, perché?
  • La domanda "Come te li faccio?" al momento della piega. Ora. Io porto quasi sempre un caschetto corto: come diavolo potresti asciugarmeli? La prossima volta giuro che rispondo: "Voglio una cascata di boccoli, grazie".
  • La piega a funghetto che fanno a tutte le poveracce che portano il caschetto.
  • La consapevolezza che, una volta a casa, dovrò inforcare la piastra e rifarmi 12 euro di piega.
  • Il domandone finale "Ecco qua: ti piacciono?", la voglia di rispondere "Ma anche no" e l'obbligo sociale di dire invece "Perfetti, grazie!".
  • Il conto.

5 commenti:

  1. Ahahah!
    Condivido tutto.
    Per questo li porto lunghi e vado dal parrucchiere ogni morte di papa (ehi, le dimissioni valgono? Devo andare dal parrucchiere!)

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  2. Hai ragione in effetti quando li portavo lunghi era più semplice. I capelli corti son più veloci da asciugare/mettere in piega dopo la doccia ma hanno bisogno di più tagliandi periodici.
    Sì, le dimissioni valgono: corri a farti dare una spuntatina!

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  3. il dolore al collo, l'inutile crema sulle punte, l'imbarazzo durante il taglio, il commento al risultato finale e il successivo faidate a casa... Sono le stesse cose che succedono anche a me!! io aggiungerei anche il discorso "spuntatina": chiedere una spuntatina è un oltraggio alla loro professione.. e soprattutto è scientificamente provato che ai pochi centimetri di capelli che il cliente si aspetta di tagliare ne devono essere aggiunti in media altri 10!! LAlla

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  4. Bah ... Che devo dire ? Io sono PERUFFO COL CIUFFO e sto bene

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