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martedì 15 ottobre 2013

Nonne degeneri che mi fanno sentire una madre migliore

No, Nonna P, in questo post non si parla di te. Quindi metti giù il telefono e smettila di digitare il mio numero. Vorrei invece parlare di un paio di incontri fatti negli ultimi giorni con due nonne che, giuro, mi hanno fatto sentire una madre migliore, una donna migliore, insomma migliore. Cioè, io mi definisco una madre degenere ma ho realizzato che se partecipassi a un Campionato Mondiale (anzi, in questo caso addirittura cittadino) di madredegenerezza non mi piazzerei necessariamente sul podio.



EPISODIO 1
Passeggio per le strade del mio paesello con la gnoma ficcata nel marsupio. Sì lo so, ha 20 mesi, è grandicella per il marsupio, ma sta passando una (stramaledetta) fase in cui nel passeggino non ci vuol stare, la manina non me la vuol fare, e la vita facile non me la vuol rendere. Legata e bloccata, la gnoma  si arrende abbastanza facilmente al marsupio, e di solito si accoccola su di me limitandosi a fare grandi chiacchierate durante il tragitto e stampandomi anche qualche bacino sul collo. 
Comunque. Passeggio per la strada e incontro una sciura con gnoma al seguito. Scopro che anche la sua si chiama Emma, e che anche lei ha la stessa età della gnoma. Solo che parla e sembra già una teenager. La nonnina guarda intenerita mia figlia e mi chiede quanto ha. Io le rispondo e lei ci lancia il classico sguardo di disprezzo che sembra dire "Cioè, così grande e ancora nel marsupio 'sta viziatella? Non è che non sa nemmeno camminare vero? In confronto alla mia pare una neonata!". Finta di niente, decido che non ho voglia di spiegarle che Emma è una bambina normalissima e che se non la lascio camminare c'è un motivo, continuo a sorridere e annuire educatamente. Poi entrambe ci rendiamo conto che l'altra Emma non c'è più. Ci voltiamo, e quella sta correndo come una lippa verso la strada e verso morte certa. Manco a farlo apposta, in quel momento arriva una macchina sparata che non si accorge della bambina in arrivo. Io lancio un urlo e rimango immobilizzata. La nonna fa uno scatto felino e afferra la nipote dal braccio salvandola per un pelo (giuro, saranno stati 15 cm) dall'impatto. Io sono ancora paralizzata, la gnoma guarda la scena senza aprir bocca. Nonna e nipote tornano al passeggino come nulla fosse, quasi che (e il dubbio sorge spontaneo) siano assolutamente abituate a episodi simili. Però non ce la faccio, non ce la faccio proprio a star zitta. "Vede? E' esattamente per questo che tengo la mia nel marsupio. Col carattere che ha sarebbe finita sotto un'auto già due km fa. Arrivederci". Stronza? Sì, forse. Ma se aveste visto come la vecchia guardava la mia gnometta lo avreste fatto anche voi.

EPISODIO DUE
Sono ancora a spasso per il paese (sì, certo che ogni tanto lavoro anch'io, per rispondere alla vostra domanda) e mi imbatto in una nonnina con nipote. Emma lo conosce, io no. Sono anni che vivo qui e mia figlia, 20 mesi, conosce più gente di me. Vabbè. 
Saluto il bambino e noto qualcosa di strano. Il suo tenero visino è a dir poco devastato: una guancia insanguinata, segni rossi su naso e fronte, sembra quasi che l'abbiano picchiato a morte. Non chiedo niente, pensando che possa trattarsi di qualche strana malattia della pelle. La nonna però non resiste: "E' che è caduto oggi.... di faccia poverino... è stato un attimo...". Al contrario della vecchina dell'Episodio Uno però, questa sembra davvero desolata e in panico. E mi dispiace per lei, perché so come ci si sente. Poi, mentre lei continua a scusarsi balbettando giustificazioni e accarezzando amorevolmente il piccolo, mi rendo improvvisamente conto di cosa sta facendo: la poveretta mi sta usando per fare le prove generali! Stasera dovrà giustificare quel faccino distrutto alla figlia/nuora e io, sinceramente, non la invido proprio.

3 commenti:

  1. Sinceramente negli ultimi tempi mi ero chiesta se avessero smesso di vendere i passeggini.
    Vedo girare sempre più mamme con bambini in braccio: quelli in età da materna nel tragitto da casa alla scuola della sorellina grande ad esempio o bambini che non sanno camminare nelle sale d'aspetto della pediatra, che durante le ore di attesa puliscono il pavimento in lungo ed in largo. Io ritengo che se il bambino non dimostra di saper camminare in modo prudente a finco dell'adulto con cui sta deve stare nel passeggino. Il mio grande ce l'ho portano fino al secondo anno di asilo perché mi scappava a destra e a sinistra. Il più piccolo da quando ha due anni camminava accanto a me o con la mano per attraversare o sul marciapiede: comunque anche con lui se i tragitti, o le attese dai medice, erano lunghi il passeggino me lo portavo sempre.

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    Risposte
    1. Sono d'accordo. La Gnoma detesta il passeggino ma se devo andare in luoghi affollati o per strada non ci sono proteste che tengano: sul passeggino ci rimane eccome! Non posso passare la giornata a rincorrerla, è pericoloso prima di tutto per lei. Poi vabbè, quella del marsupio era un'eccezione grande e grossa, in realtà non lo uso praticamente mai anche perché la mia schiena non reggerebbe. Si trattava solo di una passeggiata di 10 minuti sotto casa ;-)

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  2. Ecco la faccenda della schiena mi era passata, invece va considerata parecchio.
    Io a forza di portare in braccio su e giù dalle scale di casa il piccolo quando non camminava, mi sono fatta una contrattura che mi ha provocato dolori atroci per settimane. Per questo quando vedo le giovani mamme a spasso con i bimbi in braccio, mi dico: "Ma come fanno!?!". :-0

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