Sabato mattina abbiamo portato la gnoma in montagna a casa dei nonni. Dopo qualche km di curve - che Emma si è fatta dormendo alla grandissima - siamo arrivati nel piccolo, adorabile e sperdutissimo paesino dove i miei hanno affittato la casa. Loro, Nonna P e Nonno M, erano andati a farsi una passeggiata a casa di Heidi e delle sue caprette e quindi abbiamo deciso di attendere il loro ritorno al parchetto.
Qui, la gnoma si è goduta altalene e scivoli mentre Marito andava alla disperata ricerca di uno snack nei bar del paese. Poco dopo è tornato con l'aria trionfante e un pacchetto di patatine tra le mani. "Mie mie mieeee!" ha gridato la gnoma, afferrando il suo premio per non averci vomitato in macchina.
Un pacchetto di patatine dopo, pensando che fosse un tantino assetata, abbiamo offerto alla gnoma la straordinaria opportunità di bere un po' d'acqua di montagna dalla fontanella del parchetto.
E lì è cominciato l'incubo. Poco dopo aver bevuto, la gnoma ha cominciato a manifestare segnali di sofferenza. Respirava in modo strano, come se avesse un forte mal di pancia. E poi si è accasciata, stramazzando per terra e cominciando a urlare terrorizzata. Più verdi in volto di lei, l'abbiamo afferrata e ci siamo fiondati verso casa. Lei urlava in emmico, una lingua che, certo, comincia ad assomigliare sempre più all'italiano ma che non prevede ancora un vocabolario medico abbastanza vario da descrivere un malessere di qualsiasi tipo.
"Emma dov'è la bua?Fammi vedere! Cos'hai amore? Fai vedere alla mamma la bua" la supplicavo, mentre correvamo verso casa. Lei urlava, si disperava, si contorceva. Siamo arrivati a casa ma dei miei, e in particolare di Nonno M, che è medico, nessuna traccia.
Eravamo in mezzo a una montagna, se avessimo avuto bisogno di un consulto medico avremmo dovuto chiamare direttamente l'elisoccorso. Io ero terribilmente indecisa. Davanti a me si paravano due possibili scenari:
- Io che aspetto che tornino i miei, dando per scontato che si tratti di un po' di nausea o di stipsi. Ma sbaglio diagnosi, e lei muore.
- Io che chiamo i soccorsi, l'elicottero che atterra, una squadra di soccorso al completo che varca la porta di casa. Il medico che arriva ansimante al letto della malata la quale fa una sonora scoreggia e gli sorride, dicendogli "fatta tatta!". Io e Marito che veniamo banditi all'istante dalla Valle Imagna e costretti a pagare una multa milionaria.
Prima che potessi prendere una decisione ho sentito un rassicurante piagnucolio fuori dalla porta di casa. Era Ikki, lo Yorkshire schizofrenico dei miei. Ed eccoli, Nonno M e Nonna P, stanchi morti dopo 10km di sali-scendi in montagna e desiderosi di farsi un tè caldo e una pennichella.
Poco dopo, Nonno M ci annunciava che si era trattato di una possibile congestione, e la gnoma canticchiava allegramente "Il coccodrillo come fa" mentre io cercavo di convincere le mie gambe di essere dotate di ossa e muscoli in grado di sostenerle.
La gnoma si è ripresa più o meno alla grande. Ha passato il weekend a giocare col nonno, a importunare la Ikki e raccogliere fiorellini montani. Oggi all'asilo mi hanno detto che aveva un po' di febbre e poco fa ho raccolto dal pavimento il suo pranzo di oggi (bleah). Che si trattasse di una congestione o di una specie di influenza non lo so, probabilmente lo scoprirò presto. Quello che ho capito, però, è che non sono forte come pensavo e che anch'io, stringendo impotente il corpicino della mia bambina disperata, posso farmi prendere dal panico come quelle mamme apprensive che ho sempre preso per il culo.
A quanti infarti può resistere un cuore umano? No perché la gnoma ha due anni e temo che me ne aspettino almeno un'altra cinquantina da qui a quando sarà grande. Ce la farò?
Qui, la gnoma si è goduta altalene e scivoli mentre Marito andava alla disperata ricerca di uno snack nei bar del paese. Poco dopo è tornato con l'aria trionfante e un pacchetto di patatine tra le mani. "Mie mie mieeee!" ha gridato la gnoma, afferrando il suo premio per non averci vomitato in macchina.
Un pacchetto di patatine dopo, pensando che fosse un tantino assetata, abbiamo offerto alla gnoma la straordinaria opportunità di bere un po' d'acqua di montagna dalla fontanella del parchetto.
E lì è cominciato l'incubo. Poco dopo aver bevuto, la gnoma ha cominciato a manifestare segnali di sofferenza. Respirava in modo strano, come se avesse un forte mal di pancia. E poi si è accasciata, stramazzando per terra e cominciando a urlare terrorizzata. Più verdi in volto di lei, l'abbiamo afferrata e ci siamo fiondati verso casa. Lei urlava in emmico, una lingua che, certo, comincia ad assomigliare sempre più all'italiano ma che non prevede ancora un vocabolario medico abbastanza vario da descrivere un malessere di qualsiasi tipo.
"Emma dov'è la bua?Fammi vedere! Cos'hai amore? Fai vedere alla mamma la bua" la supplicavo, mentre correvamo verso casa. Lei urlava, si disperava, si contorceva. Siamo arrivati a casa ma dei miei, e in particolare di Nonno M, che è medico, nessuna traccia.
Eravamo in mezzo a una montagna, se avessimo avuto bisogno di un consulto medico avremmo dovuto chiamare direttamente l'elisoccorso. Io ero terribilmente indecisa. Davanti a me si paravano due possibili scenari:
- Io che aspetto che tornino i miei, dando per scontato che si tratti di un po' di nausea o di stipsi. Ma sbaglio diagnosi, e lei muore.
- Io che chiamo i soccorsi, l'elicottero che atterra, una squadra di soccorso al completo che varca la porta di casa. Il medico che arriva ansimante al letto della malata la quale fa una sonora scoreggia e gli sorride, dicendogli "fatta tatta!". Io e Marito che veniamo banditi all'istante dalla Valle Imagna e costretti a pagare una multa milionaria.
Prima che potessi prendere una decisione ho sentito un rassicurante piagnucolio fuori dalla porta di casa. Era Ikki, lo Yorkshire schizofrenico dei miei. Ed eccoli, Nonno M e Nonna P, stanchi morti dopo 10km di sali-scendi in montagna e desiderosi di farsi un tè caldo e una pennichella.
Poco dopo, Nonno M ci annunciava che si era trattato di una possibile congestione, e la gnoma canticchiava allegramente "Il coccodrillo come fa" mentre io cercavo di convincere le mie gambe di essere dotate di ossa e muscoli in grado di sostenerle.
La gnoma si è ripresa più o meno alla grande. Ha passato il weekend a giocare col nonno, a importunare la Ikki e raccogliere fiorellini montani. Oggi all'asilo mi hanno detto che aveva un po' di febbre e poco fa ho raccolto dal pavimento il suo pranzo di oggi (bleah). Che si trattasse di una congestione o di una specie di influenza non lo so, probabilmente lo scoprirò presto. Quello che ho capito, però, è che non sono forte come pensavo e che anch'io, stringendo impotente il corpicino della mia bambina disperata, posso farmi prendere dal panico come quelle mamme apprensive che ho sempre preso per il culo.
A quanti infarti può resistere un cuore umano? No perché la gnoma ha due anni e temo che me ne aspettino almeno un'altra cinquantina da qui a quando sarà grande. Ce la farò?
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