Sabato. Due amici con una figlia dell'età di Emma ci invitano sul lago per un aperitivo e una pizza con le bambine. La Gnoma è più vista e allegra del solito: gioca al parchetto, chiacchiera, canta, mangia di gusto qualche stuzzichino durante l'aperitivo. Ma l'aria è frizzantina e qualcosa va storto. Emma prende freddo e una volta entrati al ristorante vomita l'anima sul pavimento.
Corro da una cameriera e chiedo se mi può dare una mano - o uno straccio - per pulire per terra ma lei mi guarda impassibile e se ne va. Raccolgo 600 tovaglioli e pulisco da sola, mentre la gnoma si fa consolare dal papino. Un attimo dopo lei è vispa e allegra. Penso che si sia trattato di un piccolo colpo di freddo e la serata continua.
La Gnoma ha fame, ordiniamo la pizza e quando arriva Emma vomita di nuovo, stavolta nel bel mezzo della sala del ristorante. Ancora una volta mi aiuto con un centinaio di fazzoletti/salviette. Ancora una volta lei è più vispa e contenta che mai, e insiste per poter mangiare la sua pizza. Memore della vomitata sul suo vestito da damigella il giorno del suo primo matrimonio non mi scompongo: so che c'è di peggio.
Finiamo la cena e ci precipitiamo in auto. Sistemo Emma sul seggiolino auto e mi preparo a un viaggio da incubo di 50 minuti non compresi delle varie pause-vomitata che già metto in preventivo. Non posso immaginare che la pausa sarà solo una, e che più che una pausa assomiglia più a una Fine.
Seconda curva, Emma comincia a vomitare. Ci sono abituata, soffre spesso di mal d'auto. "Emma tranquilla adesso ci fermiamo" le dico, come al solito. Marito esce dalla rotonda nella quale eravamo entrati e cerca parcheggio in una via.
Poi qualcosa colpisce la mia attenzione.
Un improvviso silenzio. L'auto non si è ancora fermata ma il mio istinto mi dice che qualcosa non va. Apro la portiera e scendo dall'auto ancora in moto. Raggiungo la portiera di Emma, la apro.
Un attimo, è difficile.
Solo un momento.
Ok ci sono.
Apro la portiera. Emma ha la testa rivolta verso l'alto, gli occhi spalancati, lo sguardo assente. La bocca è piena di vomito. Non respira. Non si muove.
Comincio ad armeggiare con le cinture. Non si aprono, il primo conato ha bagnato tutto, le mani scivolano. Piego in avanti la testa di Emma, non reagisce. Riesco ad aprire il pulsante di sicurezza e non provo neanche a sfilarle le braccia dalle cinture: la strappo letteralmente dal seggiolino con una forza che... non ho.
Con Marito piego Emma in avanti, qualcosa scende, lei comincia a tossire. Io comincio a respirare.
Dieci secondi dopo lei è al posto di guida che gioca a fare "brum bruuum" con il volante e armeggia con i pulsanti dell'autoradio, Marito sta spiegando che va tutto bene a un signore accorso da casa dopo aver sentito le nostre urla e io sto pulendo il seggiolino con le poche salviette sopravvissute alla serata mentre una frase mi tartassa il cervello "Emma stava soffocando nel proprio vomito".
Perché lo racconto? Perché devo farlo, per me, perché ho un gran bisogno di esorcizzare, di dimenticare quello sguardo vitreo. E per voi.
Perché a dirla tutta non avevo mai pensato che una semplice vomitata potesse mettere in pericolo la vita di un bambino e invece, se quest'ultimo si trova su un seggiolino auto e quindi costretto da due cinture a rimanere ritto, il pericolo c'è eccome. Forse qualcuna di voi già lo sapeva o lo immaginava, ma io non ci avevo mai pensato, e se fino a oggi ero intervenuta in maniera abbastanza tempestiva al primo conato della gnoma era solo per limitare i danni ai sedili dell'auto e ai vestiti di Emma (ci è già capitato di doverci fermare a un centro commerciale per comprarle abiti, calze e scarpe nuove perché non avevamo portato il cambio). Mai, mai avrei immaginato che pochi secondi di ritardo - magari il tempo di trovare un posto sicuro per accostare l'auto - potrebbero essere fatali.
Eh lo so, ci volevano due occhi sbarrati per farmi tornare seria?
Corro da una cameriera e chiedo se mi può dare una mano - o uno straccio - per pulire per terra ma lei mi guarda impassibile e se ne va. Raccolgo 600 tovaglioli e pulisco da sola, mentre la gnoma si fa consolare dal papino. Un attimo dopo lei è vispa e allegra. Penso che si sia trattato di un piccolo colpo di freddo e la serata continua.
La Gnoma ha fame, ordiniamo la pizza e quando arriva Emma vomita di nuovo, stavolta nel bel mezzo della sala del ristorante. Ancora una volta mi aiuto con un centinaio di fazzoletti/salviette. Ancora una volta lei è più vispa e contenta che mai, e insiste per poter mangiare la sua pizza. Memore della vomitata sul suo vestito da damigella il giorno del suo primo matrimonio non mi scompongo: so che c'è di peggio.
Finiamo la cena e ci precipitiamo in auto. Sistemo Emma sul seggiolino auto e mi preparo a un viaggio da incubo di 50 minuti non compresi delle varie pause-vomitata che già metto in preventivo. Non posso immaginare che la pausa sarà solo una, e che più che una pausa assomiglia più a una Fine.
Seconda curva, Emma comincia a vomitare. Ci sono abituata, soffre spesso di mal d'auto. "Emma tranquilla adesso ci fermiamo" le dico, come al solito. Marito esce dalla rotonda nella quale eravamo entrati e cerca parcheggio in una via.
Poi qualcosa colpisce la mia attenzione.
Un improvviso silenzio. L'auto non si è ancora fermata ma il mio istinto mi dice che qualcosa non va. Apro la portiera e scendo dall'auto ancora in moto. Raggiungo la portiera di Emma, la apro.
Un attimo, è difficile.
Solo un momento.
Ok ci sono.
Apro la portiera. Emma ha la testa rivolta verso l'alto, gli occhi spalancati, lo sguardo assente. La bocca è piena di vomito. Non respira. Non si muove.
Comincio ad armeggiare con le cinture. Non si aprono, il primo conato ha bagnato tutto, le mani scivolano. Piego in avanti la testa di Emma, non reagisce. Riesco ad aprire il pulsante di sicurezza e non provo neanche a sfilarle le braccia dalle cinture: la strappo letteralmente dal seggiolino con una forza che... non ho.
Con Marito piego Emma in avanti, qualcosa scende, lei comincia a tossire. Io comincio a respirare.
Dieci secondi dopo lei è al posto di guida che gioca a fare "brum bruuum" con il volante e armeggia con i pulsanti dell'autoradio, Marito sta spiegando che va tutto bene a un signore accorso da casa dopo aver sentito le nostre urla e io sto pulendo il seggiolino con le poche salviette sopravvissute alla serata mentre una frase mi tartassa il cervello "Emma stava soffocando nel proprio vomito".
Perché lo racconto? Perché devo farlo, per me, perché ho un gran bisogno di esorcizzare, di dimenticare quello sguardo vitreo. E per voi.
Perché a dirla tutta non avevo mai pensato che una semplice vomitata potesse mettere in pericolo la vita di un bambino e invece, se quest'ultimo si trova su un seggiolino auto e quindi costretto da due cinture a rimanere ritto, il pericolo c'è eccome. Forse qualcuna di voi già lo sapeva o lo immaginava, ma io non ci avevo mai pensato, e se fino a oggi ero intervenuta in maniera abbastanza tempestiva al primo conato della gnoma era solo per limitare i danni ai sedili dell'auto e ai vestiti di Emma (ci è già capitato di doverci fermare a un centro commerciale per comprarle abiti, calze e scarpe nuove perché non avevamo portato il cambio). Mai, mai avrei immaginato che pochi secondi di ritardo - magari il tempo di trovare un posto sicuro per accostare l'auto - potrebbero essere fatali.
Eh lo so, ci volevano due occhi sbarrati per farmi tornare seria?
Aiuto...non oso immaginare lo spavento, anzi il terrore tuo e di tuo marito! Il tuo racconto mi ha impressionato. Ma al contempo ti ringrazio, effettivamente non avevo mai pensato a questa eventualità. Grazie per avere condiviso con noi il tuo racconto, per averci messo una piccola pulce in più nell'orecchio a cui badare.
RispondiEliminaE sono felice che sia andato tutto bene e che Emma sia stata bene da subito.
Un abbraccio, con tutto l'affetto e la solidarietà che ci può essere tra due mamme sconosciute.
Irene
Il tuo istinto da mamma vi ha fatto evitare il peggio, se quel silenzio non ti avesse insospettito adesso non so neanche se eravamo qui a parlarne.
RispondiEliminaE non devi neanche sentirti in colpa per quello che è successo, non potevi fare più veloce di così. Questo fa riflettere, sinceramente la prossima volta che succede a me starò ancora più attenta.
Un grande abbraccio, Giusi.
Wow, sono un po' scioccata.. Si, ti diro' che ci avevo pensato, perchè il vomito mi terrorizza da quando, al suo secondo giorno di vita (grazie al cielo ancora in ospedale), il mio bimbo non è riuscito a respirare per diversi secondi mentre rigurgitava liquido amniotico e quelle schifezze che si portano in pancia quando sono appena nati.
RispondiEliminaE' diventato tutto blu, e io mi sono spaventata cosi tanto che controllo ogni minimo conatino di vomito che fa.
Coraggio, è andata e ora abbiamo imparato tutti ad avere un occhio di riguardo in queste situazioni!
Franz