In questo periodo sono sola. No, non sfoderate matita e rossetto belle mie: Marito è ancora sposato con me. Solo che da qualche settimana lavora fuori casa e io sto provando l'ebrezza dell'home working... alone. Se prima era lui a preparare per tutti la colazione, a portare Emma all'asilo, a cucinare a pranzo e ad andare a riprendere la gnoma all'asilo, ora tutti questi compiti spettano a me.
E così mi ritrovo a portare in ritardo la bimba all'asilo, a mangiare in piedi spizzicando cibo direttamente dal frigo, a fare lavatrici solo per far passare una pausa pranzo triste e solitaria, a riempire la scrivania di tazze sporche di tè e caffè, a farmi maschere effetto peeling mentre scrivo articoli e a ricordarmi solo grazie a un'apposita sveglia di andare a riprendere mia figlia. Dire che sono disorganizzata è un eufemismo.
Per dire.
Martedì mattina. Mi alzo. Mi infilo, senza nemmeno accendere la luce, un pantaloni della tuta gettata per terra la sera prima e le UGG, direttamente senza calze (sembra un'oscenità ma vi assicuro che è una go-du-ria). La gnoma non si sveglia, è reduce da 3 giorni di stop causa febbre ed è il primo giorno di asilo. Il latte è troppo caldo e i biscotti troppo sciolti. 20 minuti per fare colazione e non c'è più tempo per lavarla. Riempio il bidet di acqua calda e schiuma e ce la immergo velocemente dentro. Bene, è pulita. Combatto con lei che, come ogni mattina, chiede di andare all'asilo con il vestito di Elsa. Optiamo per una maglia con su disegnata l'eroina di Frozen, un ottimo compromesso. Giacca lei, giacca io, borsa e via. Cazzo il cellulare. Fa niente.
La ficco in auto, sgommo verso l'asilo. Arrivo, la convinco a uscire dalla macchina e recupero anche l'orsacchiotto Baloo che la mattina è più rincoglionito di me. Chiudo l'auto e mi accingo ad attraversare la strada cercando di evitare lo sguardo dei pensionati che si improvvisano vigili. Carucci, gentili, ma son le 9 del mattino.
Qualcosa che mi svolazza sulle gambe attira la mia attenzione. E poi mi rendo conto.
Vestirmi al buio non è stata l'idea del secolo: indosso i pantaloni della tuta al contrario. Con tanto di cuciture a vista, tasche svolazzanti, cerniera ed etichetta ben visibili.
E ovviamente nella fretta ho scelto il piumino corto in vita. E ovviamente è il primo giorno della settimana e devo entrare in classe per mettere nel suo cassetto il bavaglino pulito. E ovviamente devo scambiare 4 chiacchiere con la maestra per spiegarle il motivo dell'assenza del giorno precedente. E ovviamente Emma decide che mi vuole bene assai e non mi si stacca di dosso. E ovviamente ho l'impressione che tutti gli sguardi dei presenti siano puntati sui miei pantaloni al contrario.
Insomma, mi sembrava di essere in uno di quei sogni in cui ti ritrovi improvvisamente nuda nel bel mezzo di un luogo pubblico e ti chiedi come diavolo sia possibile che non te ne fossi accorta prima di uscire di casa. Ho quasi lanciato la gnoma tra le braccia della maestra e ho percorso i 200 metri piani che mi separavano dall'auto in 19' e 18'', battendo il record di Usain Bolt e giurando che mai più, MAI PIÙ avrei vissuto una situazione tanto imbarazzante.
Naturalmente un paio d'ore dopo sono scesa al cancello del condominio tra vicini e passanti per accogliere un corriere e mi sono accorta di non aver ancora rimediato all'errore di cui sopra.
E così mi ritrovo a portare in ritardo la bimba all'asilo, a mangiare in piedi spizzicando cibo direttamente dal frigo, a fare lavatrici solo per far passare una pausa pranzo triste e solitaria, a riempire la scrivania di tazze sporche di tè e caffè, a farmi maschere effetto peeling mentre scrivo articoli e a ricordarmi solo grazie a un'apposita sveglia di andare a riprendere mia figlia. Dire che sono disorganizzata è un eufemismo.
Per dire.
Martedì mattina. Mi alzo. Mi infilo, senza nemmeno accendere la luce, un pantaloni della tuta gettata per terra la sera prima e le UGG, direttamente senza calze (sembra un'oscenità ma vi assicuro che è una go-du-ria). La gnoma non si sveglia, è reduce da 3 giorni di stop causa febbre ed è il primo giorno di asilo. Il latte è troppo caldo e i biscotti troppo sciolti. 20 minuti per fare colazione e non c'è più tempo per lavarla. Riempio il bidet di acqua calda e schiuma e ce la immergo velocemente dentro. Bene, è pulita. Combatto con lei che, come ogni mattina, chiede di andare all'asilo con il vestito di Elsa. Optiamo per una maglia con su disegnata l'eroina di Frozen, un ottimo compromesso. Giacca lei, giacca io, borsa e via. Cazzo il cellulare. Fa niente.
La ficco in auto, sgommo verso l'asilo. Arrivo, la convinco a uscire dalla macchina e recupero anche l'orsacchiotto Baloo che la mattina è più rincoglionito di me. Chiudo l'auto e mi accingo ad attraversare la strada cercando di evitare lo sguardo dei pensionati che si improvvisano vigili. Carucci, gentili, ma son le 9 del mattino.
Qualcosa che mi svolazza sulle gambe attira la mia attenzione. E poi mi rendo conto.
Vestirmi al buio non è stata l'idea del secolo: indosso i pantaloni della tuta al contrario. Con tanto di cuciture a vista, tasche svolazzanti, cerniera ed etichetta ben visibili.
E ovviamente nella fretta ho scelto il piumino corto in vita. E ovviamente è il primo giorno della settimana e devo entrare in classe per mettere nel suo cassetto il bavaglino pulito. E ovviamente devo scambiare 4 chiacchiere con la maestra per spiegarle il motivo dell'assenza del giorno precedente. E ovviamente Emma decide che mi vuole bene assai e non mi si stacca di dosso. E ovviamente ho l'impressione che tutti gli sguardi dei presenti siano puntati sui miei pantaloni al contrario.
Insomma, mi sembrava di essere in uno di quei sogni in cui ti ritrovi improvvisamente nuda nel bel mezzo di un luogo pubblico e ti chiedi come diavolo sia possibile che non te ne fossi accorta prima di uscire di casa. Ho quasi lanciato la gnoma tra le braccia della maestra e ho percorso i 200 metri piani che mi separavano dall'auto in 19' e 18'', battendo il record di Usain Bolt e giurando che mai più, MAI PIÙ avrei vissuto una situazione tanto imbarazzante.
Naturalmente un paio d'ore dopo sono scesa al cancello del condominio tra vicini e passanti per accogliere un corriere e mi sono accorta di non aver ancora rimediato all'errore di cui sopra.
Sei mitica!! No davvero, leggo un sacco di blog di mamme e donne perfette. E se devo essere sincera mi puzzano un pò. Invece qui mi sento a casa perchè tutte noi credo abbiamo i nostri punti deboli e facciamo le nostre degne figure. Per me sei una donna e mamma Vera e la gnoma è fortunata perchè il bene che le vuoi traspare da ogni parola...anche quando non sono moine eheheheh.
RispondiEliminaComunque qua si dice che se ti metti un vestito "storto" le cose andranno dritte.
La mattina la cosa più difficile e' consegnare i pargoli a scuola senza provocare catastrofi. Ti capisco, oooo come ti capisco. Questa e' solo una delle tante che ho combinato nel tentativo:
RispondiEliminahttp://tortillaeparmigiano.blogspot.com/2015/01/non-ne-vale-la-pena.html