Ok, lo ammetto. Da "brava madredenegere" (lo so che è un ossimoro) sono caduta nella trappola del Lupo Nero. In pratica, per non dover fare sempre la parte della cattiva, mi sono ridotta a inventarmi un minaccioso antagonista per la Gnoma il cui compito è spingerla a fare quello che va fatto, possibilmente in tempi brevi. Nel mio caso ricordo che il lupo nero che si inventava mia nonna per farmi mangiare più di quanto volessi - come tutte le nonne mi trovava deperita - erano delle perfide Suore Volanti che, se non avessi finito quello che avevo nel piatto, sarebbero atterrate sul balconcino della cucina di mia nonna per prelevarmi e portarmi con loro nell'oscuro convento davanti a casa. Da qui il mio difficile rapporto con la Chiesa, immagino.
Comunque.
Nel caso della Gnoma il lupo nero è decisamente meno pauroso e la minaccia che incombe su di lei se disobbedisce è sicuramente meno drastica. Il "cattivo" della Gnoma è Capitan Uncino, simpatico personaggio da cui è affascinata e divertita ma per il quale prova anche una leggera avversione. Se la Gnoma non mangia, non dorme, non cammina, non mette a posto i giochi o non la smette di fare i capricci, Capitan Uncino arriva a bordo della sua nave e le ruba il cibo che ha nel piatto, i giochi che ha lasciato in giro o il suo copputer (il suo tablet).
E niente, la cosa spesso funziona. Lei se ne sta lì a mangiare al ralenty un risotto già diventato freddo e appiccicoso, giochicchia e perde tempo? Arriva la minaccia: "Emma se non mangi arriva Uncino e ti ruba il dolce!". Oppure. La Gnoma ha sparso una marea di giocattoli per la sala e se le chiedo di metterli a posto mi fa la linguaccia? "Emma guarda che arriva Uncino che te li porta tutti via! Guarda, vedo già dalla finestra la nave! Sta sbarcando! Sta arrivando! Forza, nascondiamoli in questa scatola e mettiamoli in cameretta così quando arriva non trova niente!". Di solito lei ci casca e comincia a gettare i giocattoli alla rinfusa nel contenitore. "Uncinoooo, Emma ha messo a posto tutto caro mio, non troverai più niente qui! Quindi torna pure alla tua nave, ti abbiamo fregato" grido io rivolta alla finestra. Lei, orgogliosa, si affaccia e rincara la dose: "Uccino tonna tua bave! Emma messo posto!".
Metodo educativo demmerda, lo so, lo so. Anzi, non è nemmeno un metodo educativo. È una furbata che si usava ai tempi dei nostri nonni che al bambino non insegna una mazza. Andrò all'inferno, girone delle madri degeneri, ne sono consapevole.
Intanto, però, Uncino mi regala qualche attimo di pace e anche un po' di sane risate. Come questa estate, in Corsica.
Io e Marito, dopo una settimana da reclusi (sempre che mangiare su uno splendido balcone con vista mare sia da considerarsi reclusione), abbiamo deciso, l'ultima sera, di salutare la Corsica con una bella cenetta fuori in famiglia. E così siamo andati da Mimmino, il ristorante meno caro del paesello in cui avevamo affittato l'appartamento. Per dire, una disgustosa Margherita costava "solo" 9 euro.
E niente. Arriva un simpatico cameriere, ci fa ordinare, ritira il mio menu, quello di Marito e fa per prendere quello della Gnoma. Lei glielo strappa di mano: "NO! Quetto è mio libro!!!". Lui se la ride, le lascia il menu e se ne va. Poco dopo torna, e prova a fregarle per gioco il tovagliolo. Stessa reazione. Torna più tardi con i piatti, e prova a fregare alla Gnoma una forchetta. Lei reagisce ringhiando. "Chi è quello?" mi chiede Emma. "Ehm... è Uncino amore. E se non mangi 'sta benedetta pizza ti porta via anche quella" le rispondo sovrappensiero.
È solo quando ho visto la Gnoma sgranare gli occhi davanti al cameriere che si avvicinava che mi sono resa conto della boiata detta. "UCCINO, TONNA TUA BAVE!" ha tuonato lei indicandogli un punto indefinito col ditino. "Pardon?" ha risposto lui, stupito. "TONNA TUA BAVE CAPITO?! È MIA PIZZA MIA! TONNA TUA BAVEEEE" ha risposto e ripetuto lei per tutta la serata, ogni volta che il poveretto provava ad avvicinarsi per servirci.
Insomma è chiaro, la storia di Uncino sta prendendo la piega sbagliata. Giuro che appena la Gnoma sarà più pratica con la lingua le spiegherò le vere motivazioni per cui deve compiere determinate azioni. Nel frattempo però, per quieto vivere, lasciate che ogni tanto il buon Capitano torni a trovarci e dite a Peter Pan e al coccodrillo di non rompere i coglioni.
Comunque.
Nel caso della Gnoma il lupo nero è decisamente meno pauroso e la minaccia che incombe su di lei se disobbedisce è sicuramente meno drastica. Il "cattivo" della Gnoma è Capitan Uncino, simpatico personaggio da cui è affascinata e divertita ma per il quale prova anche una leggera avversione. Se la Gnoma non mangia, non dorme, non cammina, non mette a posto i giochi o non la smette di fare i capricci, Capitan Uncino arriva a bordo della sua nave e le ruba il cibo che ha nel piatto, i giochi che ha lasciato in giro o il suo copputer (il suo tablet).
E niente, la cosa spesso funziona. Lei se ne sta lì a mangiare al ralenty un risotto già diventato freddo e appiccicoso, giochicchia e perde tempo? Arriva la minaccia: "Emma se non mangi arriva Uncino e ti ruba il dolce!". Oppure. La Gnoma ha sparso una marea di giocattoli per la sala e se le chiedo di metterli a posto mi fa la linguaccia? "Emma guarda che arriva Uncino che te li porta tutti via! Guarda, vedo già dalla finestra la nave! Sta sbarcando! Sta arrivando! Forza, nascondiamoli in questa scatola e mettiamoli in cameretta così quando arriva non trova niente!". Di solito lei ci casca e comincia a gettare i giocattoli alla rinfusa nel contenitore. "Uncinoooo, Emma ha messo a posto tutto caro mio, non troverai più niente qui! Quindi torna pure alla tua nave, ti abbiamo fregato" grido io rivolta alla finestra. Lei, orgogliosa, si affaccia e rincara la dose: "Uccino tonna tua bave! Emma messo posto!".
Metodo educativo demmerda, lo so, lo so. Anzi, non è nemmeno un metodo educativo. È una furbata che si usava ai tempi dei nostri nonni che al bambino non insegna una mazza. Andrò all'inferno, girone delle madri degeneri, ne sono consapevole.
Intanto, però, Uncino mi regala qualche attimo di pace e anche un po' di sane risate. Come questa estate, in Corsica.
Io e Marito, dopo una settimana da reclusi (sempre che mangiare su uno splendido balcone con vista mare sia da considerarsi reclusione), abbiamo deciso, l'ultima sera, di salutare la Corsica con una bella cenetta fuori in famiglia. E così siamo andati da Mimmino, il ristorante meno caro del paesello in cui avevamo affittato l'appartamento. Per dire, una disgustosa Margherita costava "solo" 9 euro.
E niente. Arriva un simpatico cameriere, ci fa ordinare, ritira il mio menu, quello di Marito e fa per prendere quello della Gnoma. Lei glielo strappa di mano: "NO! Quetto è mio libro!!!". Lui se la ride, le lascia il menu e se ne va. Poco dopo torna, e prova a fregarle per gioco il tovagliolo. Stessa reazione. Torna più tardi con i piatti, e prova a fregare alla Gnoma una forchetta. Lei reagisce ringhiando. "Chi è quello?" mi chiede Emma. "Ehm... è Uncino amore. E se non mangi 'sta benedetta pizza ti porta via anche quella" le rispondo sovrappensiero.
È solo quando ho visto la Gnoma sgranare gli occhi davanti al cameriere che si avvicinava che mi sono resa conto della boiata detta. "UCCINO, TONNA TUA BAVE!" ha tuonato lei indicandogli un punto indefinito col ditino. "Pardon?" ha risposto lui, stupito. "TONNA TUA BAVE CAPITO?! È MIA PIZZA MIA! TONNA TUA BAVEEEE" ha risposto e ripetuto lei per tutta la serata, ogni volta che il poveretto provava ad avvicinarsi per servirci.
Insomma è chiaro, la storia di Uncino sta prendendo la piega sbagliata. Giuro che appena la Gnoma sarà più pratica con la lingua le spiegherò le vere motivazioni per cui deve compiere determinate azioni. Nel frattempo però, per quieto vivere, lasciate che ogni tanto il buon Capitano torni a trovarci e dite a Peter Pan e al coccodrillo di non rompere i coglioni.
Nessun commento:
Posta un commento