Ogni tanto mi trasformo nella versione femminile di Vasco (una vasca, insomma) e mi sorprendo a biascicare domande senza risposta sul senso della vita, come da titolo.
Tipo quando passo tutta la mattinata a lavorare, mangio velocemente qualcosa, mi rimetto a lavorare ma stavolta con una gnoma tornata sclerata dall'asilo che si avvinghia al mio braccio e mi fa scrivere cose come ctraaaaaaaaaaaa in articoli serissimi sulla correlazione tra vaccino trivalente e autismo o sull'importanza della posizione delle keywords in un tag title.
E dopo ore a combattere con lei, marito mi chiama per la cena e io ingurgito altra roba (probabilmente buona, ma chi ha tempo di assaporarla?), gli do una mano a ripulire la cucina e torno al computer. E poi mi accorgo che sono le 22.00 e che sarebbe anche ora di spegnere il Macbook e mettere la gnoma a letto e cominciare a vivere, per dire.
E passo le successive due ore a cercare di addormentare una bambina indemoniata e incazzata nera, alternandomi con Marito (il segnale del cambio di solito è "Emma dormi cazzo se no io ti..."). E quando finalmente chiudo il mio portatile e la porta della cameretta della gnoma mi accorgo che è mezzanotte, e che devo andare a letto se voglio svegliarmi e affrontare un'altra giornata esattamente identica.
Ecco in quei momenti mi ritrovo seduta al buio a pensare che una vita così non ha senso. Che una giornata così è una giornata di vita in meno. Sono di 24 ore più vicina alla mia morte (e ve lo dico, non ho mai pensato che sarei morta vecchia) e non ho vissuto nemmeno un minuto di quelle 24 ore.
Quelli sono i momenti in cui mi sorprendo a pensare a quella brutta, bruttissima frase che comincia per "vorrei che non fosse" e finisce con "mai nata". Frase che mi urla la parte di me egoista e pratica e svogliata, quella parte di me che rimpiange le serate passate a guardarmi un bel film con marito o a cena con gli amici. Poi è ovvio, è ovvio che c'è anche l'altra parte di me, quella che il 9 febbraio del 2012 è diventata mamma e che da allora sostiene che il senso della vita sia lei, sia la gnoma. Però ecco ogni tanto le due Simo che sono in me si trovano d'accordo nel desiderare un'ora, almeno un'ora di libertà su 24.
Comunque poi il giorno dopo mi sveglio e me la spupazzo di baci, sia chiaro. Perché tutte noi la mattina tecnicamente siamo madri perfette. Tutto sta a resistere fino a sera.
Tipo quando passo tutta la mattinata a lavorare, mangio velocemente qualcosa, mi rimetto a lavorare ma stavolta con una gnoma tornata sclerata dall'asilo che si avvinghia al mio braccio e mi fa scrivere cose come ctraaaaaaaaaaaa in articoli serissimi sulla correlazione tra vaccino trivalente e autismo o sull'importanza della posizione delle keywords in un tag title.
E dopo ore a combattere con lei, marito mi chiama per la cena e io ingurgito altra roba (probabilmente buona, ma chi ha tempo di assaporarla?), gli do una mano a ripulire la cucina e torno al computer. E poi mi accorgo che sono le 22.00 e che sarebbe anche ora di spegnere il Macbook e mettere la gnoma a letto e cominciare a vivere, per dire.
E passo le successive due ore a cercare di addormentare una bambina indemoniata e incazzata nera, alternandomi con Marito (il segnale del cambio di solito è "Emma dormi cazzo se no io ti..."). E quando finalmente chiudo il mio portatile e la porta della cameretta della gnoma mi accorgo che è mezzanotte, e che devo andare a letto se voglio svegliarmi e affrontare un'altra giornata esattamente identica.
Ecco in quei momenti mi ritrovo seduta al buio a pensare che una vita così non ha senso. Che una giornata così è una giornata di vita in meno. Sono di 24 ore più vicina alla mia morte (e ve lo dico, non ho mai pensato che sarei morta vecchia) e non ho vissuto nemmeno un minuto di quelle 24 ore.
Quelli sono i momenti in cui mi sorprendo a pensare a quella brutta, bruttissima frase che comincia per "vorrei che non fosse" e finisce con "mai nata". Frase che mi urla la parte di me egoista e pratica e svogliata, quella parte di me che rimpiange le serate passate a guardarmi un bel film con marito o a cena con gli amici. Poi è ovvio, è ovvio che c'è anche l'altra parte di me, quella che il 9 febbraio del 2012 è diventata mamma e che da allora sostiene che il senso della vita sia lei, sia la gnoma. Però ecco ogni tanto le due Simo che sono in me si trovano d'accordo nel desiderare un'ora, almeno un'ora di libertà su 24.
Comunque poi il giorno dopo mi sveglio e me la spupazzo di baci, sia chiaro. Perché tutte noi la mattina tecnicamente siamo madri perfette. Tutto sta a resistere fino a sera.
Simona sono certa che ogni mamma (me compresa) abbia pensato quella frase lì almeno una volta nella propria vita!
RispondiEliminaMolto di noi lo negherebbero fino alla morte, tu invece hai avuto il coraggio di parlarne, sei davvero una mamma tosta!
Arrivo dal blog di Io tifo per voi: è un piacere averti conosciuta!!