Nella merda fino al collo. Letteralmente.

Povera gnoma. A volte scherzo, dicendo che sono una madre degenere, ma un fondo di verità c'è. I primi giorni dopo il parto io e Marito ci siamo presi cura della nostra bambina quasi fosse di porcellana. Cambio del pannolino a ogni odorino sospetto, lavaggi delle narici con la fisiologica, crema protettiva per il culetto, pulizia del moncone ombelicale, garze, retine, batuffoli di cotone imbevuti nell'acqua ossigenata... il nostro fasciatoio sembrava il tavolo di un chirurgo. 

Ora invece è già tanto se quella povera bestia viene cambiata tre volte al giorno. "Si deve fare gli anticorpi", ci ripetiamo convinti quando ci rendiamo conto che forse avremmo dovuto sterilizzare il biberon con cui le diamo l'acqua (che invece è nella borsa in auto da settimane), o quando la sorprendiamo a ciucciare il cuscino dove pochi secondi prima dormiva il gatto.

Però quando è troppo è troppo. Oggi, poco dopo pranzo, ho deciso di allattare la Gnoma che da circa mezzora invocava il suo dannatissimo pasto con tutti i mezzi a sua disposizione (urla, faccine strappalacrime e pugni rotanti). Tirandola su dalla sua sdraietta mi sono resa conto che era leggermente umidiccia e, sbuffando (pure sbuffando!) mi sono decisa a dare un'occhiata lì sotto.

Una volta tolto il primo strato di vestiti ho scoperto un body completamente intriso di merda. Inutile dire che, spogliata, la gnoma mostrava residui di caca-santa dal sederino all'attaccatura dei capelli. Quando si dice "essere nella merda fino al collo" eh? In effetti, ripensandoci, mi sono resa conto che la poveretta non veniva cambiata da ieri sera.

Forse, e dico forse, un po' madre degenere lo sono davvero. Anche se, diciamolo, la parte del cambio doveva toccare a Marito, secondo gli accordi presi prima della nascita della pupa (a me sono toccati invece gravidanza, parto e allattamento... non sono mai fortunata nei sorteggi!).

Se questa bambina riuscirà ad arrivare alla maggiore età, nella vita potrà fare di tutto.