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mercoledì 14 dicembre 2011

E così oggi stavo per essere internata...

E va bene, lo ammetto: non so disegnare. Però da qui a suscitare lo sgomento di un gruppo di gravide e una psicologa per un semplice schizzo su un foglio ne passa di acqua sotto ai ponti! Ma cominciamo dall'inizio.

Oggi seconda lezione "pratica" di corso pre-parto. Programma della giornata: spiegazione delle posizioni da assumere durante travaglio e fase espulsiva (i disegnini che ci hanno fornito mostrano una donna, di professione contorsionista credo, che assume le pose più improbabili per sopportare i dolori delle doglie con l'aiuto di una o più persone, in puro stile Kamasutra), e analisi dell'impatto psicologico che la gravidanza ha avuto su ognuna delle partecipanti al corso. E quale modo migliore di parlare di sé a un gruppo di semi-sconosciute se non con un bel disegno?

Io e le mie "compagne" abbiamo ricevuto un foglio bianco, una scatola di pastelli e pennarelli e una sola indicazione: disegnare noi stesse in versione gravida. Divertente, penso, e mi impegno, nei successivi dieci minuti, a buttar giù una rappresentazione della Simo incinta che manco Picasso. Peccato non potervela mostrare: i nostri capolavori ci sono stati sottratti per essere appesi nella sala dei corsi per qualche settimana.

Bene, completata l'opera, ci viene richiesto di mostrarla alle nostre compagne, in silenzio. Così, una a una alziamo il nostro bel foglietto e lo mostriamo orgogliose alle altre. Peccato che, mano a mano che osservavo i disegni delle mie compagne mi sia salito un groppo in gola. "Ocacchio. Adesso mi prendono per una malata mentale e mi ricoverano al piano di sopra" penso, ammirando piccoli capolavori color pastello pieni di soli sorridenti, fiorellini, dolci mamme che si accarezzano il pancione, arcobaleni e gote rosse (davvero, alcune si erano disegnate i pomellini rossi sulle gote!!!).

Lentamente, alzo anche il mio disegno e vedo l'orrore dipingersi sui volti, prima sorridenti e felici, delle altre donne nella sala. 

Ok. Niente soli sorridenti, uccellini o arcobaleni nel mio disegno. E niente colori pastello: ho scelto il pennarello viola. E va bene, la mia donnina incinta non sorrideva, anzi, aveva la boccuccia all'ingiù e un enorme punto di domanda che le pendeva sopra la testa. E la pancia non era rotonda e accogliente come quella delle altre mammine disegnate: era piuttosto un bozzo allungato che fuoriusciva, mostruoso e alieno, da un corpo magro e inospitale. Ma questo non giustifica la faccia che ha fatto la psicologa.

Ad alcune di noi è stato poi chiesto di spiegare il proprio disegno, e mentre altre future mamme si prodigavano a vantarsi del loro nuovo stato di benessere assoluto, della piacevole sensazione di vicinanza alla natura, della perfezione assoluta di un corpo in dolce attesa e di tutte le belle sensazioni che ricevevano dai loro figli, ero io stavolta a guardarle storto. Ovviamente la psicologa ha chiesto poi a me di illustrare il mio obbrobrio, e io non ho avuto esitazioni.

"Scusate ma voi non venite guardate come se foste delle aliene? Non siete praticamente le uniche nel vostro gruppo di amicizie ad aspettare un figlio pur avendo 30 anni o giù di lì? Non vi spaventano i cambiamenti del vostro corpo? Non vi sentite semplicemente 'diverse'? Non vi sentite fuori luogo in una società in cui si fa il primo figlio a 38 anni, non esiste la maternità al lavoro e per trovare un abito taglia 44 bisogna andare in un negozio per Grandi Taglie?!".

Più o meno, il mio discorso è stato questo. Dopo un minuto di silenzio sbigottito qualcuna ha alzato la mano. "Beh in effetti..." fa qualcuna. "Anch'io tra le mie amiche sono l'unica a essere rimasta incinta, e ho 39 anni!" fa un'altra. "Io lavoro in una grande società e le persone non sono assolutamente abituate ad avere a che fare con donne incinte... insomma, non voglio essere trattata come una malata ma almeno non fatemi sollevare scatoloni di 15 kg!" si infervora una terza. Insomma, nel giro di 5 minuti ecco venir fuori tutti gli altarini. 

Quanta ipocrisia. Perché una donna incinta è costretta a dire che la vita è bella, che la gravidanza è un periodo meraviglioso e si sente quasi obbligata a disegnare soli sorridenti e vestirsi con ridicole salopette colorate per dimostrare al mondo quanto sia felice? Tutto questo mi fa un po' pensare alle classiche sposine sclerate che hanno perso mesi/anni di vita, capelli, chili, una buona dose di sanità mentale (e magari anche l'amore del fidanzato) per organizzare il Matrimonio Perfetto e che, nervose e tremanti, dopo aver vomitato la torta nuziale ti vengono a dire "Questo è il giorno più bello della mia vita".

Mah.

2 commenti:

  1. Ora però voglio vedere il disegno, mi hai incuriosito, scattaci una bella foto!

    Zio F.

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  2. Quanta stima!!!! Viva la sincerità!

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