Ieri pomeriggio ero sfinita: la gnoma aveva alternato canti (=urla), chiacchiericci (=urla) e urla per tutta la giornata, ostacolando non poco la mia attività lavorativa e facendomi avvicinare di un passo all'esaurimento nervoso. Indecisa se strozzarla o sbaciucchiare le sue morbide guanciotte, ho letteralmente gioito quando Marito mi ha annunciato che sarebbe andato a farsi un giro con la gnoma nel marsupio. "Vuoi venire con noi?" ha chiesto, giusto per educazione, pur conoscendo la risposta. "Non credo proprio" ho risposto io, sempre per educazione.
Marito e Gnoma in partenza |
Appena Marito ha oltrepassato la porta di casa con la gnoma nel marsupio, ho cominciato a cantare a squarciagola un'aria della Traviata ("Sempre libera degg'io folleggiar di gioia in gioia, vo' che scorra il viver mio
pei sentieri del piacer....") e saltellando arzilla mi sono fiondata in bagno per concedermi una lunga doccia rilassante.
Me tapina. Mai avrei dovuto gioire per la dipartita di marito e figlia. Avrei dovuto andare con loro o, almeno, rimanere a casa struggendomi per la nostalgia e preparando loro una buona torta alle mele. E invece no. La madre degenere che è in me ha quasi pensato di cambiare la serratura alla porta e di rimanere almeno una settimana sola, nel silenzio più assoluto.
Ed ecco che il Karma, quel principio di "causa-effetto" secondo il quale ogni azione provoca una reazione ha punito i miei pensieri malsani.
Sono stata punta. Da una vespa enorme. Per di più morta (solo io posso essere ferita da un animale già morto!). Nella doccia. Sotto il piede.
Noooooooooooooooo..... che orrore! Povera Simo.
RispondiEliminaAnna
Meno male che la vespa era già morta se no ritrovarmela davanti all'attacco in uno spazio chiuso così stretto mi avrebbe fatto venire un infarto!
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