La gnometta che mi sta rendendo impossibile la vita ha ovviamente un nome proprio. O meglio, lo avrà appena sarà nata: Emma. Io e Marito però continuiamo a chiamarla "la Bimba" e io non riesco proprio a togliermi dalla testa il termine Gnoma, che temo continuerò ad affibbiarle segretamente per il resto della sua (anzi della mia) vita. Non c'è da stupirsi considerando che abbiamo una gatta che teoricamente si chiama Sissi ma che noi chiamiamo "gatta" o nel migliore dei casi "micina".
Dare un nome proprio a un essere non-umano mi fa strano, lo ammetto. E l'idea che anche questo fardellino di 2,2 kg che si muove nella mia pancia sia un piccolo essere umano ancora non riesco ad accettarla. Penso che anche nei suoi primi mesi (se non anni) di vita continuerò a vederla così e a chiamarla semplicemente La Bimba.
Non fraintendetemi, non sono un mostro: adoro sia gli animali che i neonati, anzi, spesso li preferisco agli umani adulti (e anche ai bambini dai 5 anni in su che sopporto a mala pena, soprattutto se non sono figli miei). Sono così selvaggi, puri, incontaminati dalla società, istintivi, ignari, spontanei, imprevedibili. I neonati e gli animali, intendo.
Però, ahimè, lo Stato esige che io dia un nome alla mia Gnoma. E non solo lo Stato. E' da quando sono incinta che la gente non fa che chiedermi di che sesso è l'esserino e soprattutto come intendo chiamarlo. Ed è dall'inizio della gravidanza che a me non importa una ceppa di entrambe le cose. Però mi sono adeguata e, una volta fatta la morfologica e scoperto il sesso dell'infante, mi sono concentrata quei 10/15 minuti abbondanti per decidere come appellarla.
Ed ecco comparire il nome Emma. Emma come il famoso personaggio dell'omonimo romanzo di Jane Austen, Emma come un'altra "eroina" letteraria (che trovo mi assomigli molto, ahimè), Emma Bovary. Emma come uno dei personaggi di un libro di Sophie Kinsella, Emma come la figlia di Ross e Rachel di Friends. Purtroppo, riferimenti letterari, culturali o televisivi a parte, pare che Emma sia anche il nome di milioni di ragazzine italiane. E io che pensavo fosse per lo meno un nome originale e, anzi, addirittura un po' vecchiotto!
Vabbè, che ci posso fare? Ormai il dado è tratto. Anche perché in questi giorni, presa dal maledetto istinto del nido che mi ha spinto a pulire le fughe delle piastrelle del bagno, ho anche ricamato il suo nome al punto croce sul sacchettino in tela che conterrà i suoi primissimi vestitini, sacchettino che mi dovrò portare in sala parto e consegnare alla puericultrice per il primo bagnetto della Gnoma (a cui Marito ha già deciso che parteciperà con tanto di fotocamera per filmare il tutto). E dopo tutta la fatica che ho fatto e il tempo che ho perso per compiere l'ardua impresa col cavolo che cambio idea!
Cioé, mi vuoi davvero far credere che SIMONA REDANA sa cucire a punto croce?!?!?!?!?!? Ma in quale epoca, scusa!?!?!? Non ci credo neanche se mi fai vedere un filmato mentre sei all'opera!!!!!
RispondiEliminaB-A-S-I-T-A!! ;op
Sere
Guarda Sere che io ho frequentato per 8 anni la mitica Scuola Rudolf Steiner dove "Lavoro Manuale" era una lezione come un'altra! So cucire, fare la maglia, il punto croce, ecc. Che poi di solito non lo faccia è un'altra storia ma le basi ce le ho! PRRRRRR...
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