Ricordate quando nella mia letterina al 2012 chiedevo al nuovo anno di non portarmi l'ennesimo funerale della mia vita, nonché della mia gravidanza? Ebbene pare che la missiva non sia arrivata al destinatario. Venerdì pomeriggio ho ricevuto la più classica delle telefonate di mia madre, quella delle 11 del mattino sul cellulare che più o meno fa così: "Simona? Senti.... è morto X". In quest'ultimo caso la variabile X è mio nonno Romeo (lui avrebbe gradito, era professore di matematica). Se nel famoso film che ha lanciato Hugh Grant il protagonista si faceva, nel giro di pochi mesi, 4 matrimoni e un funerale, io in quest'ultimo periodo ho dovuto scegliere i vestiti adatti per 4 funerali e un matrimonio. Quasi che la vita, in cambio della Gnoma e, in generale di una nuova generazione, ne chiedesse indietro un'altra.
Ma chi era Nonno Romeo? Prima di tutto era Il Nonno, l'unico che abbia mai avuto. Silenzioso e posato, Nonno, da anni e anni, aveva deciso di non parlare più. O meglio. Aveva deciso di non farlo più nel modo più tradizionale. Nonno apriva bocca solo per raccontare barzellette. Lui viveva per far ridere gli altri. Era stanco delle difficoltà della vita e delle relazioni, si era chiuso in un guscio fatto di barzellette da Settimana Enigmistica e tormentoni. Si fingeva anche completamente sordo per poter giustificare l'isolamento in cui amava vivere.
Ma Nonno Romeo, prima di diventare Nonno Romeo, è stato anche un uomo. Da quel poco che ho sentito su di lui (più che altro grazie a mia nonna, che ne parlava sempre con orgoglio), il nonno da giovane era un gran bell'uomo. Il più vecchio di sette figli, Romeo Redana ha dovuto cominciare a lavorare da bambino per poter aiutare i genitori a mantenere la famiglia. Una volta ragazzino, però, ha deciso si non voler fare l'operaio in fabbrica per sempre e, armato di lampadina notturna, si è iscritto a un liceo da privatista e ha cominciato a studiar di notte, tra un turno in fabbrica e l'altro. E così nonostante i tempi duri, la famiglia numerosa, l'incontro con la nonna e la guerra, Nonno Romeo è riuscito a diventar qualcuno.
Io però sono entrata a far parte della sua vita quando ormai era tutto finito, quando la pensione, la noia e la vecchiaia si erano giù impossessati di lui. Nonno Romeo, visto dalla sottoscritta, era comunque tante altre cose. Non l'avrò visto mentre viaggiava per il mondo, mentre progettava e guidava aerei, mentre insegnava matematica ai suoi studenti o mentre faceva conquiste di splendide donne in Russia, ma quando ero piccola il nonno rimaneva comunque uno dei miei grandi eroi.
Ora che non c'è più, non fanno che tornarmi in mente tutti i ricordi belli che ho di lui.
Quanto è magnanima e bella la morte, nella sua infinita crudeltà. E' in grado di ridarti indietro persone che la vecchiaia o la malattia sembravano averti strappato da anni. Se fino a venerdì mattina il nonno era quell'esserino scheletrico che da mesi ormai non faceva che dormire e che non aveva la più pallida idea di chi fossero le persone che gli ronzavano attorno, ora ecco tornato, nella mente e nel cuore di tutti coloro che lo amavano, il caro vecchio Nonno Romeo.
E così, a sprazzi, ecco tornare in me vecchi ricordi che mi spezzano il cuore ma, contemporaneamente, ridanno dignità e valore a un uomo che sembrava non averne più da tempo.
- il nonno che, seduto sul divano, mi invitava a raggiungerlo e mi permetteva di disturbarlo (che onore, pensavo!). Poi mi mostrava orgoglioso gli esercizi più difficili della Settimana Enigmistica che era riuscito a risolvere (ma non senza l'aiuto del suo preziosissimo dizionario). E io mi sentivo speciale perché mi aveva permesso di entrare nel suo piccolo mondo e perché mi faceva sentire grande;
- il nonno che si emozionava e quasi sbandava quando, in auto, io mi sporgevo dal sedile posteriore, gli abbracciavo il collo e gli davo un bacino mentre guidava;
- il nonno che andava all'Esselunga a fare la spesa e portava a casa tutte le leccornie che la nonna gli aveva chiesto di comprare per me. Posavano tutto sul tavolo, srotolavano il lunghissimo scontrino del supermercato, e ricontrollavano uno a uno tutti i prodotti acquistati. Poi la nonna scopriva che il nonno non si era attenuto alla lista della spesa e lo sgridava per aver comprato questo o quel prodotto. E lui si salvava la pelle, dicendo "Questo è per la bambina"...
- il nonno che mi accompagnava, ormai ragazzina, dalle amiche o a scuola con la sua vecchia Alfa Romeo (il fatto che l'auto portasse il suo nome è stato il tema di centinaia delle sue famose battute). Andava pianissimo ed essendo anche un pò sordo (ma mai quanto voleva far credere, perché certe cose le sentiva benissimo) cambiava marcia quando ormai la macchina chiedeva pietà;
- il nonno che giocava a carte con la nonna e fingeva di non sapere che lei barava continuamente;
- il nonno che formava la scritta "Teresa ti Amo" con gli schemi delle parole crociate;
- il nonno che quando si arrabbiava (sempre e solo con la nonna) non osava alzar la voce ma faceva tanta paura lo stesso. Il più delle volte si limitava a prendere il cappotto e uscire per un'oretta. Solo una volta l'ho visto sferrare un poderoso calcio al cestino della spazzatura. Per poi rimettere tutto a posto fino all'ultimo granello di polvere;
- il nonno che ogni mattina, anche se doveva passare la sua giornata a fare le parole crociate sul divano e a guardare la tv dalla SUA poltrona, si vestiva con giacca e camicia perfettamente stirate e inamidate;
- la poltrona del nonno, quella su cui la nonna ti faceva sedere solo quando lui era fuori;
- il nonno che non voleva mai partire per il mare ma poi, una volta là, prendeva canoa e pagaia e spariva per ore in mare;
- il nonno che mi mostrava al parchetto i suoi esercizi da ginnasta alla sbarra (già perché tra le altre cose era stato anche un atleta!);
- il nonno che mangiava lentamente e metodicamente tutto ciò che gli finiva nel piatto mettendoci anche delle ore. Se provavi a togliergli il piatto dell'antipasto per passare al primo lui lo afferrava e ti faceva silenziosamente capire di non aver finito. Con lui, anche un pranzetto veloce durava come un ricevimento nuziale;
- il nonno al mio matrimonio;
- il nonno alla mia laurea;
- il nonno al mio saggio di violino dove, a quanto mi riferì la nonna più tardi, si è addirittura commosso (e la nonna mi ha rivelato di averlo visto piangere solo un'altra volta nella vita, e cioè quando morì suo padre);
- le barzellette del nonno che, con l'andare degli anni, si sono fatte sempre più volgari (soprattutto quando, in quest'ultimo anno, la nonna ha lasciato il posto a due badanti tettone che si vestivano poco e avevano sempre le tasche piene di caramelle, un binomio perfetto). La più classica del suo repertorio? Un aspirante carabiniere fa l'esame orale per entrare nell'arma. La commissione gli chiede la targa di Milano, e lui "Bo!". E quella di Napoli? E lui "Bo!". E quella di Roma? E lui "Bo!". Esasperata, la commissione gli chiede allora quale sia la targa di Bologna e lui... "Mah!". Si, lo so, lo so, se questa era la migliore figuratevi le altre.
Ora che ho messo nero su bianco alcuni dei ricordi che non fanno che ronzarmi per la testa dalla telefonata della mamma di venerdì mattina, mi pare che il mio cuore sia un pochino più leggero. La Gnoma, che quando mi sente soffrire si guarda bene dal fare il minimo movimento, quasi non volesse infierire, comincia piano piano a risvegliarsi e a ricordarmi che, se domani mattina vedrò seppellire mio nonno, tra qualche giorno la vita consolerà me e la mia famiglia con un nuovo dono. Tra l'altro la Gnoma dovrebbe nascere proprio in corrispondenza del compleanno del nonno che, il 17 febbraio (che quest'anno cade di venerdì, proprio come l'anno in cui lui nacque) avrebbe fatto 90 anni.
E' vero, sono rimasta senza nonni, ma tra poco ne nasceranno 4 nuovi di zecca che faranno vivere alla mia gnometta gli stessi bei momenti che i miei nonni hanno fatto vivere a me. Anche se in questo momento mi sento piccola piccola, anche se darei la vita per poter passare ancora un pomeriggio a casa dei nonni, con la nonna che mi prepara la carne inzuppata nell'olio e nel sale e la banana schiacciata con lo zucchero, e il nonno sul divano con l'abat jour accesa e la Settimana Enigmistica posata sulle gambe che mi dice "Vieni qui" sorridendomi e indicandomi il posto accanto al suo, mi rendo conto che il mio momento da "nipotina" è passato. Ora è il turno della gnometta, ed è giusto e bello così.
hai il potere di farmi commuovere sempre... so cosa stai passando, ma pensa ai 4 nuovi nonni al fatto che la vita è una continua sorpesa e che tra poco da lassù i tuoi nonnini saranno fieri della loro nipotina.
RispondiEliminati abbracciamo forte,
marti e mirko
Grazie ragazzi, so che mi capite bene, vi sento vicini.
EliminaRicambio l'abbraccio!
Anche l'acida Sere si è commossa, Simo. Questo è un inno ai nonni che, anche se io praticamente non li ho conosciuti, sono una ricchezza enorme nella vita di una famiglia.
RispondiEliminaTi abbraccio forte forte!
L'acida Sere non sarà mai più acida della sottoscritta, ricordatelo. Grazie per l'abbraccio, tra un po' potremo darcene uno normale senza il mio pancione di mezzo!
EliminaPer inciso, la barzelletta del carabiniere è geniale!!! :o)
RispondiEliminaOddio.... se ridi per queste cose saresti stata la sua nipote preferita!!!
Eliminacommovente... mio nonno aveva smesso di parlare nel modo tradizionale... e anche di conoscere o riconoscere le persone in modo tradizionale... se n'è andato 5 anni fa... divorato dalla malattia più brutta... quella che ti fa dimenticare... grazie per la testimonianza... e auguri per la nascita della tua bimba... (silvia)
RispondiEliminaCara Silvia, anche mia nonna, stessa cosa.
EliminaLa cosa pazzesca è che, anche se credi di averli persi ormai da tempo perché con la testa non ci sono più, la loro scomparsa te li riporta immediatamente indietro, li rende di nuovo giovani (beh giovani... come possono essere giovani dei nonni!), vitali, presenti, affettuosi. E ci stai male, inaspettatamente.
S.