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venerdì 2 dicembre 2016

Un tranquillo venerdì di paura

Sei appena arrivata al lavoro. È venerdì e quando apri la mail ti rendi conto che tutti hanno avuto la tua stessa idea: chiudere le varie faccende in sospeso per passare un weekend senza sensi di colpa. E molte faccende in sospeso le avevano con te.
No problem, ti fai un caffè e cominci a lavorare.
Il tuo capo ti chiama nel suo ufficio:

- Ti vedo disattenta oggi, non mi hai ancora parlato!
- Non volevo ignorarla, è che sono arrivata ora e ho un sacco di lavoro e...
- Lo sapevo: non mi apprezzi abbastanza!
- Giuro, no! Parliamo, sono qui. Cosa doveva dirmi?

Lui ti parla con entusiasmo della partita vista la sera prima e tu riesci a liberarti dopo mezzora. Torni alla scrivania: le email sono raddoppiate.
Ti metti al lavoro, e subito arriva la prima telefonata: è un cliente scontento. Cerchi di calmarlo e spiegargli il tuo punto di vista quando ricompare il tuo capo.

- Ho bisogno di te! Corri!
- Ma sono al telefono!
gli dici, coprendo la cornetta. Lui ti fa un gesto esasperato e tu li raggiungi, con il cliente che sbraita al telefono.
- Non riesco ad accendere il computer...

ti fa il capo, con gli occhioni a gatto di Shrek. Clicchi sul tasto ON e il computer magicamente si avvia, e mentre il tuo capo si accomoda soddisfatto sulla sua poltrona ti accorgi che il cliente ti ha appena fatto una domanda e che si è reso conto che ti eri distratta. Furioso, attacca.
Torni mestamente alla scrivania: le email sono triplicate. Ti rimetti al lavoro e riesci a concludere un paio di cose quando il tuo capo ti convoca.

- Ho fame. Vammi a prendere qualcosa al bar per favore.
- Ma sono sono le 11, e poi avrei un sacco di lav...
- Ecco, lo avevo detto io che sei cambiata, che non ti impegni più come prima, che non mi apprezzi e non mi ammiri più come un tempo!

Prendi il portafoglio (il tuo, perché lui non ha nemmeno fatto il gesto di pagare) e scendi al bar. Le brioche sono finite ed è presto per il pranzo. Chiedi qualsiasi cosa di commestibile al barista che si offre di farti un toast. Ci mette un'infinità di tempo e nel frattempo il tuo iPhone ti avvisa che due clienti si aspettano due lavori pronti per mezzogiorno. Afferri il toast, ti scotti ma corri in ufficio e lo porti al tuo capo che lo osserva disgustato.

- Un toast? Al formaggio poi? Sai che detesto il formaggio!
- Ma gliel'ho visto mangiare alla cena aziendale, ha chiesto il bis del tagliere di formaggi!
- Ah sì? Non credo. Io odio il formaggio. Senti, prendimi un sacchetto di patatine che tanto ormai tra poco vado a pranzo.
- Ma lei non era intollerante alle patate? Guardi che le fanno male...
- Stronzate, le digerisco benissimo.

Torni al bar e compri delle patatine. Su Skype ti chiedono se è pronto quel documento che ti avevano chiesto addirittura 25 minuti prima.
Torni in ufficio, lanci le patatine al capo e ti fiondi alla scrivania. Cerchi di rispondere ad almeno una parte delle innumerevoli richieste che ti sono arrivate nel frattempo. Ti chiama tua madre. Rifiuti la chiamata. Lei ti scrive su WhatsApp che non è educato. Ti segni in agenda di richiamarla in pausa pranzo. Guardi distrattamente l'ora e ti rendi conto che sono le 2 e la tua pausa pranzo è finita. Trovi il toast del tuo capo raffreddato, molliccio e piegato in due nella borsa e lo addenti mentre concludi un progetto. Il computer si impalla e ne approfitti per alzare lo sguardo giusto in tempo per notare il tuo capo piegato in due sulla scrivania. Fingi di non vederlo ma lui ti fa cenno di raggiungerlo.

- Quelle maledette patatine di stamattina... hai visto? Le ho vomitate! Per favore sta arrivando un cliente per una riunione mi aiuti a pulire? Gli altri sono ancora in pausa pranzo.

Pensi seriamente di licenziarti, ma non puoi permettertelo. Vai a prendere uno straccio nello sgabuzzino e trattenendo i conati pulisci la pozza sotto alla scrivania del tuo capo.
Torni alla tua postazione. Ti sei lavata le mani ma continui a sentire la puzza di vomito. Gli altri tornano dalla pausa pranzo e osservano con compassione il tuo stato pietoso.

- Quella non lavora mai, sta sempre dietro al capo. Comoda la vita...

senti bisbigliare dalla stronza del marketing. Torni al lavoro. Il tuo capo sembra essersi ripreso e tu speri che non si ricordi della tua esistenza almeno fino alle 18.00. Mezzora dopo, te lo ritrovi alle spalle.

- Che fai?
- Beh lavoro su questo progetto che...
- Oddio ferma, lo sai che non capisco niente del tuo lavoro. Piuttosto vieni a dare una sistemata alla sala riunioni? Sta per arrivare il cliente.
- Ma non l'hanno sistemata quelli delle pulizie ieri sera?!
- Sì ma stamattina cercando un documento ho praticamente gettato all'aria tutto, hehehe...

Ti alzi e ti dirigi alla sala riunioni. Ti chiama tua madre. Metti giù. Sai che la pagherai cara. In corridoio incroci Sara, la commerciale.

- Tesoro hai fatto quel video di cui ti parlavo per la festa del Tobi?
- Sara ti giuro non ho avuto tempo. Ho un sacco di lavoro e non riesco a fare pure cose extra... è proprio necessario?
- Lascia perdere

ti fa squadrandoti dall'alto in basso e soffermandosi disgustata sul mollettone che ti sei pinzata in testa per non rovinarti i capelli mentre ti pieghi sotto il tavolo della sala riunioni a recuperare documenti che il tuo capo è inspiegabilmente riuscito a infilare negli anfratti più improbabili.

Finito di sistemare la sala riunioni ritorni alla scrivania. Il tuo capo resterà con i clienti un'oretta e tu ne approfitti. In quell'ora riesci a produrre più di quanto abbiano fatto i tuoi colleghi in tutta la giornata, a far pace col cliente furioso, a rispondere a tutte le email e a comprare un Smart Box su Amazon per farti perdonare da tua madre. 
Sono le 18.00. Ti alzi e prendi le tue cose. Sulla porta c'è il tuo capo. 

- Comunque continuo a pensare che non mi dedichi abbastanza attenzioni. Buon weekend.

Questo. Questo è lavorare da casa con un bambino malato. Invidiatemi pure per tanti aspetti del mio lavoro. Ma non per questo.
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