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venerdì 2 dicembre 2016

Un tranquillo venerdì di paura

Sei appena arrivata al lavoro. È venerdì e quando apri la mail ti rendi conto che tutti hanno avuto la tua stessa idea: chiudere le varie faccende in sospeso per passare un weekend senza sensi di colpa. E molte faccende in sospeso le avevano con te.
No problem, ti fai un caffè e cominci a lavorare.
Il tuo capo ti chiama nel suo ufficio:

- Ti vedo disattenta oggi, non mi hai ancora parlato!
- Non volevo ignorarla, è che sono arrivata ora e ho un sacco di lavoro e...
- Lo sapevo: non mi apprezzi abbastanza!
- Giuro, no! Parliamo, sono qui. Cosa doveva dirmi?

Lui ti parla con entusiasmo della partita vista la sera prima e tu riesci a liberarti dopo mezzora. Torni alla scrivania: le email sono raddoppiate.
Ti metti al lavoro, e subito arriva la prima telefonata: è un cliente scontento. Cerchi di calmarlo e spiegargli il tuo punto di vista quando ricompare il tuo capo.

- Ho bisogno di te! Corri!
- Ma sono al telefono!
gli dici, coprendo la cornetta. Lui ti fa un gesto esasperato e tu li raggiungi, con il cliente che sbraita al telefono.
- Non riesco ad accendere il computer...

ti fa il capo, con gli occhioni a gatto di Shrek. Clicchi sul tasto ON e il computer magicamente si avvia, e mentre il tuo capo si accomoda soddisfatto sulla sua poltrona ti accorgi che il cliente ti ha appena fatto una domanda e che si è reso conto che ti eri distratta. Furioso, attacca.
Torni mestamente alla scrivania: le email sono triplicate. Ti rimetti al lavoro e riesci a concludere un paio di cose quando il tuo capo ti convoca.

- Ho fame. Vammi a prendere qualcosa al bar per favore.
- Ma sono sono le 11, e poi avrei un sacco di lav...
- Ecco, lo avevo detto io che sei cambiata, che non ti impegni più come prima, che non mi apprezzi e non mi ammiri più come un tempo!

Prendi il portafoglio (il tuo, perché lui non ha nemmeno fatto il gesto di pagare) e scendi al bar. Le brioche sono finite ed è presto per il pranzo. Chiedi qualsiasi cosa di commestibile al barista che si offre di farti un toast. Ci mette un'infinità di tempo e nel frattempo il tuo iPhone ti avvisa che due clienti si aspettano due lavori pronti per mezzogiorno. Afferri il toast, ti scotti ma corri in ufficio e lo porti al tuo capo che lo osserva disgustato.

- Un toast? Al formaggio poi? Sai che detesto il formaggio!
- Ma gliel'ho visto mangiare alla cena aziendale, ha chiesto il bis del tagliere di formaggi!
- Ah sì? Non credo. Io odio il formaggio. Senti, prendimi un sacchetto di patatine che tanto ormai tra poco vado a pranzo.
- Ma lei non era intollerante alle patate? Guardi che le fanno male...
- Stronzate, le digerisco benissimo.

Torni al bar e compri delle patatine. Su Skype ti chiedono se è pronto quel documento che ti avevano chiesto addirittura 25 minuti prima.
Torni in ufficio, lanci le patatine al capo e ti fiondi alla scrivania. Cerchi di rispondere ad almeno una parte delle innumerevoli richieste che ti sono arrivate nel frattempo. Ti chiama tua madre. Rifiuti la chiamata. Lei ti scrive su WhatsApp che non è educato. Ti segni in agenda di richiamarla in pausa pranzo. Guardi distrattamente l'ora e ti rendi conto che sono le 2 e la tua pausa pranzo è finita. Trovi il toast del tuo capo raffreddato, molliccio e piegato in due nella borsa e lo addenti mentre concludi un progetto. Il computer si impalla e ne approfitti per alzare lo sguardo giusto in tempo per notare il tuo capo piegato in due sulla scrivania. Fingi di non vederlo ma lui ti fa cenno di raggiungerlo.

- Quelle maledette patatine di stamattina... hai visto? Le ho vomitate! Per favore sta arrivando un cliente per una riunione mi aiuti a pulire? Gli altri sono ancora in pausa pranzo.

Pensi seriamente di licenziarti, ma non puoi permettertelo. Vai a prendere uno straccio nello sgabuzzino e trattenendo i conati pulisci la pozza sotto alla scrivania del tuo capo.
Torni alla tua postazione. Ti sei lavata le mani ma continui a sentire la puzza di vomito. Gli altri tornano dalla pausa pranzo e osservano con compassione il tuo stato pietoso.

- Quella non lavora mai, sta sempre dietro al capo. Comoda la vita...

senti bisbigliare dalla stronza del marketing. Torni al lavoro. Il tuo capo sembra essersi ripreso e tu speri che non si ricordi della tua esistenza almeno fino alle 18.00. Mezzora dopo, te lo ritrovi alle spalle.

- Che fai?
- Beh lavoro su questo progetto che...
- Oddio ferma, lo sai che non capisco niente del tuo lavoro. Piuttosto vieni a dare una sistemata alla sala riunioni? Sta per arrivare il cliente.
- Ma non l'hanno sistemata quelli delle pulizie ieri sera?!
- Sì ma stamattina cercando un documento ho praticamente gettato all'aria tutto, hehehe...

Ti alzi e ti dirigi alla sala riunioni. Ti chiama tua madre. Metti giù. Sai che la pagherai cara. In corridoio incroci Sara, la commerciale.

- Tesoro hai fatto quel video di cui ti parlavo per la festa del Tobi?
- Sara ti giuro non ho avuto tempo. Ho un sacco di lavoro e non riesco a fare pure cose extra... è proprio necessario?
- Lascia perdere

ti fa squadrandoti dall'alto in basso e soffermandosi disgustata sul mollettone che ti sei pinzata in testa per non rovinarti i capelli mentre ti pieghi sotto il tavolo della sala riunioni a recuperare documenti che il tuo capo è inspiegabilmente riuscito a infilare negli anfratti più improbabili.

Finito di sistemare la sala riunioni ritorni alla scrivania. Il tuo capo resterà con i clienti un'oretta e tu ne approfitti. In quell'ora riesci a produrre più di quanto abbiano fatto i tuoi colleghi in tutta la giornata, a far pace col cliente furioso, a rispondere a tutte le email e a comprare un Smart Box su Amazon per farti perdonare da tua madre. 
Sono le 18.00. Ti alzi e prendi le tue cose. Sulla porta c'è il tuo capo. 

- Comunque continuo a pensare che non mi dedichi abbastanza attenzioni. Buon weekend.

Questo. Questo è lavorare da casa con un bambino malato. Invidiatemi pure per tanti aspetti del mio lavoro. Ma non per questo.

venerdì 8 luglio 2016

Le storie di Emma: alla ricerca dei genitori morti

- Mamma vuoi che ti racconto una storia?
- Ok....
- Allora c'era una volta una mamma, un papà e due bambine...
- E come si chiamano le due bambine?
- Mmm mamma cominci?! Anna e Elsa, va bene?
- Che fantasia. Ok.
- Allora un giorno la mamma e il papà muoiono.
- E te pareva... e come muoiono, di grazia?
- In mare. Comunque, Anna e Elsa crescono, ed Elsa deve sempre indossare i guanti per non ghiacciare Anna...
- Questa storia l'ho già sentita...
- Anna e Elsa vanno al mare e appena entrano in acqua si trasformano in due sirene!
- Wow, un colpo di scena! E com'erano queste due sirene? Di che colore erano le loro code?
- Mmmmh mamma.... uffa... allora quella di Elsa blu, e quella di Anna... a righe gialle e nere ok?
- Ok, sto zitta.
- Anna ed Elsa cominciano a cercare i loro genitori nel mare. Incontrano un pesciolino rosso che gli  dice: "Vi porto io dai vostri genitori!". Allora loro lo seguono e nuotano, nuotano, nuotano ma a un certo punto il pesciolino rosso incontra i suoi genitori e se ne va con loro.
- Ah, gentile.
- Allora incontrano un polpo che con le sue lunghe braccia le stringe forte e gli dice "So io dove sono i vostri genitori, seguitemi!". Ma poi anche lui incontra i suoi genitori e se ne va con loro.
- Ma che cafone!
- Mamma zitta. Allora Anna ed Elsa incontrano un altro pesciolino, stavolta giallo. E anche lui gli dice che sa dove sono i loro genitori ma...
- ... ma incontra anche lui i suoi e le molla lì giusto?
- Sì mamma. Comunque loro da sole sono tristissime e nuotano, nuotano, nuotano finché vedono due strane ombre.... hanno le teste, le braccia e le gambe... sembrano proprio...
- ....si???
- Occavolo mamma, ho dimenticato il mio disegno di Mary Poppins all'asilo!
- Emma ma finisci la storia!
- Ah già. Sì alla fine erano i loro genitori. Poi tutti vedono una foglia d'oro, la seguono e si ritrovano tutti a casa. Piantano la foglia in un vaso e nasce una pianta d'oro che fa un fiore. Bianco. Fine. Vuoi che te ne racconto un'altra?



martedì 5 luglio 2016

Figura di Emma

- Signora?
- Siiii (gentile nuovo educatore del centro estivo con cui potrei ancora sperare di far bella figura)??
- Oggi a pranzo c'era il riso...
- Occaxxo.
- Emma si è rifiutata di mangiarlo perché non era alla cantonese, e lei sostiene di mangiare solo quello. Io ho cercato di spacciarglielo per riso alla cantonese ma lei ha notato che c'era il tonno, e il tonno non è previsto dalla ricetta originale.
- Immagino.
- Però l'abbiamo convinta almeno ad assaggiarlo, e le abbiamo anche fatto un bell'applauso tutti insieme!
- Aaah bene dai! Di solito si rifiuta proprio.
- Già. Beh poi però ha passato tutto il pomeriggio a dire che il nostro dannato riso le aveva fatto venire mal di pancia.

Ok. Ci siamo giocati anche il centro estivo.


giovedì 19 maggio 2016

Dedicato a quelli che "Si vive più felici senza figli"

Stando sui social e avendo 30equalcosa anni sono circondata principalmente da due tipi di persone: neo genitori e possessori di gatti. E quindi sì, ho una felice bacheca costellata di foto di bambini e micioni. A volte compare anche qualche foto di una tazza di caffè con un "Buongiorno mondo" sberluccicante ma ho scoperto la comoda funzione "Nascondi tutti i post di X" che offre Facebook, e vivo felice.

Ogni tanto però eccolo lì, il post/articolo/sfogo dell'adulto child-free che afferma con assoluta sicurezza non solo di essere felice (e ci mancherebbe, è ovvio che si può essere felici anche senza pargoli tra le palle in casa!), ma di essere PIÙ felice dei suoi coetanei con figli.

Quando leggo queste e altre opinioni sul "si vive più felici senza figli" mi pongo sempre la solita domanda: come fai a giudicare qualcosa che non hai mai provato?

Io capisco i rarissimi casi di genitori che ti vengono a dire "Guarda, voglio bene a Gigino ma.... ero più felice prima di averlo". Capita, è terribile da dire e soprattutto da ammettere a se stessi ma capita. Però almeno chi lo dice ha dei termini di paragone.

Ma tutti 'sti proclama su quanto sia bello vivere senza una cosa che non hai mai avuto mi suonano un po' come quel "Tanto a me l'uva non piace" della volpe.

Solo io ci vedo un pizzico di arroganza di troppo in quelle affermazioni? La stessa arroganza, ovvio, di quei genitori che si credono esseri superiori solo per aver Donato La Vita. Non mi piacciono neanche quelli, sia chiaro.

Prima di avere Emma ero una donna felice. Oggi sono più felice, anche grazie a lei. Se lei non fosse mai esistita sarei stata "solo" felice, e non ci sarebbe stato quel "più" che però non mi sarebbe mai mancato, perché non ne avrei nemmeno immaginato l'esistenza. Mi è andata bene, lo ammetto. Poteva anche non andare così: poteva arrivare un figlio che per qualche triste motivo mi avrebbe reso meno felice. Ma diciamocelo: la mia è la situazione-tipo. Come la Franzoni insegna ci sono delle eccezioni, ma si tratta appunto di eccezioni.

Ma anche senza sapere tutto questo - perché sì, prima di diventare genitori TUTTI ti dicono quanto ameresti un figlio ma non ci credi, MAI - come si può essere tanto arroganti da pensare di sapere con esattezza come si trasformerebbe la propria vita e il proprio cuore con l'arrivo di un bambino?

Per poter usare quel "PIÙ" davanti al "felici", a mio modesto parere bisognerebbe paragonarsi a se stessi, non agli altri. Ho davanti a me la Simo Pre Emma e la Simo Post Emma. La seconda è più felice della prima. Posso dirlo, perché le ho entrambe davanti. Perché non sto paragonando la Simo Pre Emma alla vicina di casa con due figli che urla e piange dalla mattina alla sera.

Posso farlo. Io. Per lo stesso motivo quindi non potrei mai dire che la vita senza uno yacht sia migliore di una vita con uno yacht. Semplicemente perché non ho e non ho mai avuto uno yacht. Conosco persone con uno yacht che sembrano felici, e altre (poche) che sembrano infelici, ma io non sono tra loro.

Regalatemi uno yacht e poi ne riparliamo.
Ok?
Allora 'sto yacht?
Io aspetto qui eh?

venerdì 6 maggio 2016

Regali che una madredegenere non vuole ricevere per la Festa della Mamma

È il venerdì prima della Festa della Mamma. Il che per una madredegenere amante del decluttering è una pessima notizia: oggi è il giorno in cui riceverò il classico "lavoretto" dell'asilo, quell'accozzaglia di materiali di recupero messa insieme frettolosamente da una maestra e scarabocchiata svogliatamente con un pennarello da mia figlia.

Io li odio. Li odio perché non sono regali spontanei. Li odio perché quelle frasi e quelle poesie, Emma il più delle volte non sa nemmeno cosa significhino. Li odio perché a casa nostra si fa la differenziata, e prima di buttarli devo letteralmente smembrarli dividendo la carta riciclabile da quella impiastricciata di colla che deve per forza andare nel secco, i pezzettoni di pasta cruda colorati per l'umido e quel diavolo di polistirolo che non si sa mai dove buttare. Ci metto più tempo io a distruggerli che Emma (anzi, la maestra) a farli.

È pura apparenza, puro consumismo, puro spreco. Si è capito che li detesto? Ecco.

Cosa vorrei al posto del classico lavoretto per la Festa della Mamma? Un assegno non sarebbe malaccio.

No scherzo. Sono tanti, in realtà, i regali che Emma mi fa quotidianamente e che mi riempiono il cuore più di qualsiasi lavoretto dell'asilo.

  • Io ed Emma litighiamo forte, ma lei mi perdona sempre. E a volte, giuro, sono davvero imperdonabile.
  • Emma pensa che sia bellissima, e me lo dice.
  • Posso regalarle di tutto, ma il sorriso che sfodera quando le rispondo "Ok" ai suoi "Mamma ora puoi giocare con me?" è impagabile, impagabile.
  • Emma è forse l'unica persona che mi ascolta veramente. È vero, spesso fa finta di non sentire - sinceramente credo di ripetere "Emma mettiti le scarpe" almeno una trentina di volte prima che si riesca a uscire di casa - ma quando parliamo faccia a faccia, cuore a cuore, è seria e attenta, e non dimentica MAI quello che le dico.
  • Emma è anche l'unica persona a credermi ciecamente. Un giorno si accorgerà che spesso tradisco la sua fiducia raccontandole balle colossali, ma capirà anche che lo faccio per il suo bene, per la sua sicurezza e, a volte, per renderle l'infanzia un po' più magica.
  • Emma comincia tutte le sue frasi con "Mamma". Lei non dice direttamente le cose. Prima richiama la mia attenzione e poi parla. È una roba che a volte mi fa imbestialire, vero, ma anche questo è un regalo, e potrò godermelo per così poco...
  • Emma si lascia sbaciucchiare e mordicchiare anche quando vorrebbe fare dell'altro. E se mi vede un po' giù si scopre il braccino e mi dice "Dai mamma.... se vuoi puoi mangiarmi viva".
E potrei andare avanti all'infinito. Emma non è una bambina straordinaria. È una bambina normalissima ma è la MIA bambina, e le emozioni che da 4 anni riesce a provocarmi ogni giorno sono il regalo più grande che la vita potesse farmi. 

Ok, scusate la parentesi da mamma sdolcinata. Ora sfodero la madredegenere che è in me e vado a buttare il disegno-obrobrio che mi ha portato ieri, prima che torni dall'asilo con la sua ultima opera d'arte.

P.S. alla fine mi è arrivato questo. Buono dai, domenica ritirano la carta 😈


venerdì 29 aprile 2016

La prima Lottie non si scorda mai

Emma è sommersa di peluche. Ho già spiegato in più occasioni che glieli regalo volentieri perché stimolano la sua fantasia, non si rompono, non sporcano, si lavano facilmente e se mi vengono sbattuti in faccia non fanno (così)  male. 

Come molte bimbe però, anche la gnoma è attratta dalle bamboline tipo Barbie da svestire e rivestire. Memore delle Barbie che mi avevano conquistato in passato, ho pensato di regalargliene qualcuna, ma mi sono resa subito conto che negli ultimi vent'anni le cose sono decisamente cambiate. Pensando di trovare scaffali pieni di Barbie Luci di Stelle (ma quanto era bella?)...


... mi sono ritrovata davanti a tutte le varianti di Barbie Palo 15...

e niente, mi sono rifiutata. Ma sì, lo so, ovvio che cercando meglio mi sarei sicuramente imbattuta in qualcosa di più decente ma ultimamente mi sono impigrita. 

Grazie a un post su Cosedamamme.it però ho scoperto le bambole Lottie e mi si è aperto un mondo.

Lottie innanzitutto rappresenta una bambina, e non una donna. Niente seno, non è truccata e sta in piedi da sola perché non ha i piedini deformati da una vita passata barcollando su un tacco 12. 

E no, Lottie non è una di quelle anti-Barbie che vanno tanto di moda adesso (ma solo sui giornali, perché secondo me non le compra nessuno) con cellulite, baffetti incolti, smagliature e brufolazzi tipo...


Perché un conto è il realismo, ma questa è Tristezza allo stato puro. Perché rovinare in partenza i sogni a una povera pargola?!

Lottie è una bambina normale ma è appunto una bambina. Il che significa che per quanto sia normale... vive comunque in un mondo magico, fatto di sogni a occhi aperti, lunghi pomeriggi di giochi, sport e hobby, armadi pieni di costumi e travestimenti per diventare chi vuole semplicemente immaginandolo. Insomma, l'infanzia è talmente magica che non ha bisogno di "aiutini". Se una bambola adulta ha bisogno di vestiti da sogno, case e auto lussuose per poter essere degna di rappresentare un Sogno (non a caso, non ho ancora visto in giro Barbie Precaria o Barbie Spesa da Lidl), una bambola bambina può riuscire nell'intento molto più facilmente.

Tra i tanti modelli di bambole Lottie disponibili su Amazon a circa 19,99 euro (c'è la Lottie scolaretta, quella amante dei gatti, quella che fa karate, quella appassionata di astronomia, quella che gioca a fare la piratessa, quella bucolica con set da pic-nic, quella con il cavallo, ecc) ho scelto la Lottie "autunnale" amante dell'aria aperta con cagnolino annesso. Una bambolina semplice ma deliziosa, molto simile a Emma che anche con temperature decisamente rigide ha sempre passato lunghi pomeriggi all'aria aperta mentre il resto dei suoi compagni di classe si annoiava in casa davanti alla replica della puntata di Natale di Masha e Orso.

bambole-lottie

L'ho presentata a Emma mostrandole prima i vari video disponibili sul canale Youtube delle bambole Lottie, in cui le bamboline, animate, vengono mostrate mentre svolgono le loro attività preferite.



Nel video della sua Lottie, la bambolina passeggiava per il bosco in una giornata autunnale, ed è la prima cosa che Emma ha voluto fare con la sua Lottie quando finalmente l'uomo della mia vita (il corriere Amazon) ce l'ha consegnata.

bambole-lottie-2



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La qualità delle bambole Lottie è davvero altissima. I tessuti dei vestitini sono decisamente migliori di quelli del mio guardaroba, la gambe si piegano, il visino è adorabile e poi i capelli... ah, i capelli sono il particolare che mi ha convinto, leggendo le varie recensioni sulle bambole Lottie trovate in rete. I capelli sono morbidissimi e setosi, ma soprattutto non si annodano mai! Non vanno nemmeno pettinati al contrario di quelli delle bambole tradizionali che dopo tre giorni sembrano quelli che avevo io quando mi hanno bruciato la chioma con la contropermanente. Oltre ai vari modelli di bambole Lottie ci sono anche i set di vestitini e accessori venduti a parte (stiamo parlando di set da 9,99€ su Amazon eh?) come il cavallo, il tesoro per la piratessa, la cesta da picnic, il monopattino, ecc.

E per i maschietti c'è anche il Lottie masculo, tale Finn.

I prezzi sono davvero irrisori. Insomma, che ve lo dico a fare... entrate anche voi nel trip delle bambole Lottie e non ve ne pentirete.

E no, questo NON è un post sponsorizzato.

giovedì 28 aprile 2016

Come trovare una motivazione per ricominciare a correre

Al parchetto.

- Mamma quel bimbo mi ha detto che sono brutta....
- Allora è lui a essere un brutto bambino, Emma. Non dargli retta.

- Bimboooo... la mia mamma ha detto che sei brutto! 
- Ah sì? Vado a dirlo alla mamma!

Occazzo!!! 

mercoledì 23 marzo 2016

Perché noi litighiamo forte

Io e Emma litighiamo forte.
No aspetta, così sembra una cosa normale. Riformulo.
Io, donna di 33 anni, vaccinata e laureata, mi ritrovo spesso a litigare con una bambina di 4 anni.

Ma litighiamo davvero, con tanto di stoccatine, urla, pianti, vaffanculi e riappacificazioni. Possono essere brevi scazzate tipo

- Allora Memi che hai fatto all'asilo?
- Oooh mamma te l'ho già detto: giocato! Lasciami in pace!
- Oh ma che hai? Ero così contenta di rivederti, stiamo facendo una passeggiata, ti sto portando al parchetto e tu mi tratti così?
- Sì.
- Bene perfetto, allora ti lascio in pace.
- Ecco brava.
- Perfetto.
- Perfetto.
- Umpf.
- Umpf.

O possono essere vere e proprie tragedie greche. Emma è una bambina adorabile ma si offende molto facilmente e condanna a morte con altrettanta leggerezza.

- Perché mi hai bagnato la testa, perché?!
- TI STO LAVANDO I CAPELLI EMMA!!!
- Non voglio, non voglio, non voglio!!! Sei cattiva, sei una mamma cattiva. Preferisco papà e i nonni!
- Stai ferma che finiamo subito, TI SCONGIURO!
- Sei cattiva, sei cattivaaaa! Lo dirò a tutti, lo dirò all'asilo! Dirò che sei cattiva con me e che mi fai male!
- Ecco brava, dì all'asilo che ti faccio male così chiamano la polizia, complimenti! Poi sai che fa la polizia? Ti affida a un'altra mamma.
- BENE!
- Perfetto sai che c'è? C'è che io non ti voglio obbligare a stare con me se non ti piaccio. La chiamo io la polizia. Ti faccio portare da una mamma più buona ok?!
- NO! No mammina ti prego, io voglio te, io voglio solo teeeee non chiamareeee!!!

Di solito finisce con lei che mi si avvinghia al collo ripetendomi all'infinito che mi vuole bene e che vuole solo me, e con la sottoscritta che nasconde le lacrime e si sente una merda per averla minacciata.

- Scusa Emma, tu sei l'amore della mia vita...
- No tu sei l'amore della mia vita mamma...
- No. Tu sei l'amore della mia vita.
- No tu.
- Tu.
- Tu.
...

Ok riusciamo a bisticciare anche mentre facciamo pace.

Ho come la sensazione che, per quanto le femminucce siano adorabili, forse sarei stata una madre migliore se avessi avuto un maschio. Le donne sono troppo complicate, imprevedibili e irritabili, anche quelle piccole. Ho sempre avuto difficoltà a interfacciarmi con le persone del mio stesso sesso. E in questo senso ringrazio il cielo di essere nata etero: se fossi stata omosessuale in casa sarebbero volati coltelli, soprattutto se è vera la leggenda secondo cui quando le donne convivono i loro cicli tendono a sincronizzarsi.

Oddio aspettate. Non avevo ancora preso in considerazione il fatto che tra una decina d'anni anche Emma......


martedì 2 febbraio 2016

Problema.... e soluzione

PROBLEMA

Dal medico.
- E allora lo diamo un fratellino a sua figlia?
- Ma anche no, è obbligatorio? Ma che avete tutti ultimamente?!
- Beh nel caso si sbrighi: lei è vecchia.

SOLUZIONE
La mia prima crema antirughe.


giovedì 28 gennaio 2016

Come spiegare a tua figlia che le hai centrifugato i pupazzi (VIDEO)

E dopo il post in cui vi spiego come far mangiare la verza a una bambina, ecco un nuovo tutorial Aranzulla's style con tanto di video dimostrativo.

Questa volta il problema da risolvere era questo.

Mia figlia ha la camera piena di pupazzi. In realtà ha quasi solo pupazzi, gli altri giocattoli non la prendono così tanto, e dopo qualche mese di inutilizzo li faccio magicamente sparire per evitare sovraffollamenti. I pupazzi però non se li dimentica, no. Ognuno di loro ha un nome, una voce, una personalità. Ognuno è arrivato a modo suo: chi atterrando direttamente sul balcone, chi comparendo su un cespuglio del parchetto davanti all'asilo, chi spuntando da sotto le coperte del lettino dopo averla attratta con una scia di caramelle... Emma ha trovato un pupazzo persino nel frigorifero. Insomma sono la sua passione, i suoi migliori amici, i fratellini che non ha mai avuto (e probabilmente mai avrà).

Anch'io adoro i pupazzi: sono morbidi quando ti colpiscono in faccia, sono silenziosi e non sporcano. Però si sporcano, oh se si sporcano.

lunedì 25 gennaio 2016

Come far mangiare la verza a una bambina

- Mamma ma cos'è questa cosa? Sono broccoli? Io detesto i broccoli, come Disgusto!
- A parte che quando te li diamo te li sbrani, basta non dirti che sono broccoli (sia stramaledetto Inside Out)... ma questa è verza.
- Beh non mi piace la verza!
- Ma se non l'hai nemmeno assaggiata!
- Io detesto la verza!
- Ok ok non mangiarla... a me piace un sacco invece... mmmmh che buon... Ehi. Aspetta un attimo. Ommioddio!
- Cosa c'è mamma?!
- Guarda, lo vedi questo capello? Prima era più corto! La verza mi sta facendo crescere i capelli! Tempo qualche giorno e li avrò come Rapunzel!

L'ha sbranata.
Ah, se vedete Emma per favore fingetevi stupiti da quanto le siano cresciuti i capelli ultimamente. Insomma copritemi.

giovedì 21 gennaio 2016

Tanto lo so che mi leggerai

Ma che, davvero pensavi di farla franca? Era ovvio, mia cara Emma, che prima o poi avresti ceduto alla tentazione di scoprire cosa scriveva anni fa la tua mamma su di te. Quanto avrai? 13-14 anni? Oppure sei più grandicella, e sei in quella fase in cui, dopo i rifiuti dell'adolescenza, hai riscoperto l'amore per mamma e papà (magari in concomitanza con l'accensione di un mutuo)?

Siamo ancora vivi? Io lo sono? Spero tanto di sì, anche se con quello che mangio ultimamente non ci giurerei.

Volevo solo dirti che sapevo che un giorno avresti letto il mio blog. E che al contrario di ciò che pensano in molti, non ti ho "usata", non ho usato la nostra storia e la tua infanzia per ottenere il mio piccolo momento di gloria e qualche migliaio di visite al mese. Niente affatto. È che sapevo che prima o poi io e te ci saremmo incontrate. Che prima o poi, dopo anni di "ma sai che la tua mamma teneva un blog su di te quando eri piccola?!", ti sarebbe venuta la curiosità di scoprire cosa dicevo di te e magari il -più che comprensibile - terrore di trovarci foto di te mezza nuda seduta sul vasino.

esempio di diario segreto
Qualche anno fa, rovistando alla ricerca dello scotch in un cassetto della Nonna P, ho trovato un piccolo diario. Ti spiego, i diari erano gli antenati dei blog, venivano scritti su fogli di carta (esiste ancora la carta vero?) e venivano accuratamente tenuti nascosti dai loro proprietari. Erano un po' come degli psicologi personali (esistono ancora gli psicologi o sono stati completamente sostituiti da sconosciuti trovati sui forum?), solo che costavano meno. Beh mia madre ne teneva uno, lo ha cominciato quando sono nata e lo ha portato avanti per qualche anno. Erano solo poche pagine. La nonna ha documentato accuratamente i miei primi giorni di vita, poi è passata ad aggiornarlo ogni settimana, poi mensilmente. Dopo 3 anni ha chiuso con un "Ah già è nato anche Filippo. Carino, mangia un sacco". Poi si dev'essere rotta. La terza figlia nemmeno compare (a proposito come sta la zia Margherita?).

Comunque rileggere le sue parole mi ha commosso. Non me la ricordavo come mamma. Io la conoscevo solo come mamma di una bambina grande, di una teenager, di una donna. Ma in versione mamma di una bebè ovviamente no. In qualche modo, rileggendo quelle pagine scritte a mano e macchiate di rigurgiti, ho avuto modo di conoscere la mia mamma. E ho pensato che anch'io, un giorno, avrei dato ai miei figli la possibilità di conoscermi.

Leggendo questo blog, avrai modo di scoprire chi era la tua mamma a 30 anni. Cosa faceva, come viveva, cosa pensava, cosa temeva e soprattutto quanto ti amava. Perché tu ora sei grandicella, e probabilmente non te lo dico più (ma solo perché non te lo vuoi sentir dire) ma io ti amo, Emma. Cazzo se ti amo. Tu sei il più grande e stupefacente amore della mia vita. E devi saperlo, perché è importante. Perché il rapporto che abbiamo adesso, al momento in cui ti scrivo, cambierà, inevitabilmente. E dubito che quando avrai 20 anni avrò modo di svegliarmi accanto a te, accarezzarti la testolina, dirti "Lo sai che sei il mio amore Emma?" e sentirmi rispondere "sì mamma anche tu sei il mio amore ma lasciami dormire". Oddio, probabilmente se ci provassi mi risponderesti allo stesso modo, ma solo dopo aver gridato "E TU CHE DIAVOLO CI FAI NEL MIO LETTO?!".

E niente. Volevo solo dirti questo. So che mi stai leggendo, sapevo che lo avresti fatto e ho sempre scritto pensando al giorno in cui mi avresti letto.

P.S. Mi fai un favore? Potresti chiamarmi al telefono (se ancora esistono) e dirmi semplicemente "Anche tu sei il mio amore, mamma"? Io capirò.

giovedì 7 gennaio 2016

Ciao sono Emma, e oggi comincia per me una nuova avventura

Ciao sono Emma. Lo so, lo so, nelle foto vengo un po' demmerda, come mia madre. È che davanti ai flash ci vengono solo facce strambe. Però io al contrario della mamma me ne frego, e mi sparo un selfie dietro l'altro da quando ho imparato a usare la fotocamera.

Comunque niente, volevo dirvi che oggi comincio una nuova avventura: vado alla scuola materna. Non che io sia nuova a queste cose eh? Questo è il mio terzo anno da scolaretta: ho cominciato con l'asilo dei piccoli (che la mamma chiama nido), poi sono andata all'asilo dei grandi. Quest'anno ho cominciato l'asilo dei grandi ma poi mamma e papà mi hanno detto di avere un "piano", e che cambiare asilo faceva parte di questo piano. Io boh, non ho capito bene cos'abbiano in mente. Forse vogliono svaligiare una banca o qualcosa del genere perché da quello che ho sentito il problema erano i soldi.

Però l'idea mi piace perché la mamma dice che quello in cui andrò a partire da oggi non è semplicemente un asilo dei grandi. No. Io oggi comincio la scuola materna! Sì, avete capito bene, SCUOLA! Devo anche mettere il grembiulino in questa nuova scuola. Io lo volevo con Elsa ma della mia taglia non c'era, e così ne ho preso uno con su una scritta e la mamma ha passato 4 o 5 ore a sfilarla punto per punto e poi ha applicato una foto di Elsa e Anna. Quel giorno ho imparato un sacco di parolacce nuove!

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