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lunedì 30 novembre 2015

Trovatemi un Babbo Natale ADESSO!

Ieri pomeriggio ho preparato insieme a Emma la letterina per Babbo Natale. L'abbiamo decorata, colorata e riempita di stelline adesive dorate. Avevo letto che in un paesino nella provincia di Bergamo ci sarebbero stati i classici Mercatini di Natale. Oltre alle solite bancarelle (nelle quali, lo ammetto, non ho MAI comprato niente in 33 anni di vita) il programma dell'evento prevedeva anche una casetta con tanto di Babbo Natale a cui consegnare le letterine.

E così dopo pranzo abbiamo caricato una gnoma semi addormentata in macchina e siamo partiti alla volta di Zanica. Durante il viaggio, mi sono voltata per controllare se Emma si fosse addormentata. E invece lei se ne stava lì, guardando fuori dal finestrino la terza corsia della A4 con aria sognante. Stringeva forte al petto la sua letterina.

- Quanto manca mamma?
- Manca poco Emma tranquilla dai...
- Mamma ma abbiamo scritto della farfalla, nella letterina?
- Sì Emma, ho scritto tutto.
- Ma non c'è la busta, non possiamo dare a Babbo Natale una lettera senza busta!
- Ma no Emma tranquilla, anche le altre letterine verranno consegnate così...
- Ma quanto manca?
- Siamo quasi arrivati....
- Mammina?
- Sì.......
- Posso abbracciare Babbo Natale?
- Davvero vuoi abbracciarlo?! Ma amore certo che puoi!
- E posso anche dargli un bacino secondo te?
- Ma certo amore!
- E adesso quanto manca?

Quando si è finalmente zittita l'ho osservata ancora un po', e mi si è stretto il cuore. Perché lei non è una da abbracci e baci agli estranei (a meno che non siano pupazzi giganti di Peppa Pig o dei Paw Patrol) e perché nei suoi occhi riuscivo a scorgere la magia del Natale e la magia dell'infanzia.

Una volta arrivati, Marito si è quasi parcheggiato su una quercia pur di farle smettere di urlare "FERMATI QUI PAPÀ, FERMATI! VA BENE QUI, DOBBIAMO ANDARE! Babbo Natale ci sta aspettando DAIIIIII". Abbiamo percorso un intrico di bancarelle ignorandole tutte e cercando con gli occhi Babbo Natale. Lei aveva le manine congelate, ma quella letterina non la mollava nemmeno morta. Dopo un po', per la disperazione ho cominciato a fare una cosa che detesto: chiedere.

- Mi scusi sa dov'è la casa di Babbo Natale?
- In Lapponia signora...
- Divertente. No intendo qui. Ho letto su internet che dovrebbe esserci un Babbo Natale che ritira le letterine dei bambini...
- Boh, sono uno degli organizzatori ma non mi risulta...

Ho cominciato a sudare freddo. Guardandomi intorno potevo scegliere solo tra due hostess con cappuccio rosso che distribuivano volantini di uno studio dentistico e un Babbo Natale 'mbriaco con gli occhiali e senza barba che vendeva non so cosa. Ho optato per quest'ultimo (perché va bene tutto ma le tette non avrei saputo come spiegarle a Emma).

- Guarda Emma è lì Babbo Natale! Dagli la tua letterina dai!
- Mamma ma che dici? Quello è solo un signore vestito da Babbo Natale...

Alla fine ci abbiamo rinunciato. Ho convinto Emma a consegnarmi la letterina e le ho promesso che avremmo cercato Babbo Natale in lungo e in largo nei prossimi giorni e che lo avremmo scovato, quel vecchio bastardo, dovunque si trovasse. Emma non ha detto niente, non si è lamentata e non ha pianto, ma la delusione nell'aria si poteva tagliare con un coltello.

Quindi chiedo a voi: per favore trovatemi un Babbo Natale ADESSO e consegnatemelo! Ma uno passabile eh? Deve essere over 60, deve avere la barba bianca e un indice di massa corporea superiore a 30. Meglio se lo trovate sobrio ma anche se si è fatto un grappino non importa. Se me lo fate recapitare direttamente a casa meglio ancora. Grazie!

giovedì 29 ottobre 2015

Ma perché mia figlia fa così?

Amo, adoro Emma, darei la vita per lei e bla bla bla. Ogni tanto, però, non la sopporto. E mi chiedo se tutti i bambini, o almeno tutti i bambini di 3 anni, si comportino come lei.

Ricordo il titolo di un libro che aveva mio padre (che per anni ci ha riempito casa di pappagalli) che mi faceva morire dal ridere: "Perché il mio pappagallo fa così?". Davvero, ripensandoci ancora mi sbellico. Titolo geniale.

E allora perché non declinarlo al mammesco? In fondo un'Ara Ararauna come quella in copertina (che noi avevamo) ha l'intelligenza di un bambino di 3 anni. E in alcuni casi anche la stazza. E come un bambino, è in grado di farsi adorare e odiare contemporaneamente. Solo che urla più forte (no, lo dico per chi stesse pensando "Vabbè ma allora che lo faccio a fare un bambino? Mi prendo un pappagallo").

Quindi lo chiedo a voi, mamme più esperte, pediatri o psico-cosi che state leggendo questo post: perché mia figlia fa così?

Perché si distrae continuamente durante i pasti?

Perché?! Ha fame, e so che ha fame perché passa almeno un'ora prima del pasto a ripetermelo e a mettermi fretta, e si fionda sul piatto ancora fumane scottandosi OGNI VOLTA. E allora perché dopo il primo boccone comincia a chiacchierare, giocherellare con le posate, guardarsi intorno, parlare di massimi sistemi e a fare di tutto tranne che passare al prossimo dannatissimo boccone? Ormai passo ogni pasto a ripetere ritmicamente, con voce atona e senza nemmeno guardarla "Mangia. Mangia. Emma mangia. Mangia. Mangia. Mangia Emma. Emma, mangia. Mangia" in un loop continuo che stavo seriamente pensando di registrare e riprodurre con l'iPhone durante le cene per non perdere la voce ogni volta.

Perché non vuole andare all'asilo?

Le piace il suo asilo, adora andare alla materna. La maestra mi racconta che è la sua cocchina, è l'idolo della classe, è la più brava, la più ordinata, la più amata e coccolata dai compagni. Quando vado a prenderla la trovo felice ed entusiasta, quando incontro i suoi compagni al parchetto la salutano come fosse una VIP, quando si scomoda a raccontarmi cosa ha fatto all'asilo lo fa con gioia ed eccitazione. Ma non ci sono ca**i: quando arriviamo davanti alla porta della classe, mi si avvinghia a una gamba e me la devono letteralmente strappare di dosso. Dopo un anno di nido e uno di materna, pensavo che al suo terzo anno avesse capito che nonostante le rimostranze non potrei mai cedere e riportarla a casa. E soprattutto pensavo avesse capito che l'asilo è un posto fantastico in cui le piace stare e che la sua scenata mattutina non ha nessun senso. Perché lo fa, perché?!

Perché non vuole farsi tagliare le unghie?

Io capisco il terrore dei parrucchieri: le ranzate a cui l'abbiamo sottoposta da piccola potrebbero averla un tantino traumatizzata (ma leggendo uno dei prossimi perché, quello sull'acqua, capirete perché lo abbiamo fatto). Ma le unghie... cosa c'è di così traumatico nel farsi tagliare le unghie?! Ho provato a dirle che anche il povero tronchesino deve nutrirsi, ho creato la famiglia dei tronchesini, ho dato loro un nome e delle personalità. Lei ci ha fatto anche amicizia, per carità, ma quando è il momento, il terrore la pervade. E come se non bastasse dopo la "tortura" se ne va in giro con le dita paralizzate giurando di sentire dolori lancinanti e pregando il papino di incerottargliele tutte. Ma perché?!


Perché è così lenta?

Come tanti bambini, anche Emma è incredibilmente, inumanamente, fastidiosamente lenta. È lenta a prepararsi per uscire, è lenta a camminare, è lenta a scendere e salire dal seggiolino auto, è lenta a scegliere il pupazzo da portare all'asilo, è lenta a mangiare, è lenta a decidere, è lenta a vestirsi. E io da milanese imbruttita quale ammetto di essere vado fuori dai gangheri. Anche Marito non scherza. Mentre lei cammina leeeeeentaaaaamente verso di lui fermandosi ad annusare fiorellini o perdendosi con lo sguardo all'orizzonte, a volte mi sembra di vedere chiaramente del fumo uscirgli dalle orecchie. Peccato che poi, Emma sia la prima a non avere pazienza. E qui si passa al prossimo perché.


Perché non ha pazienza?

Se mi fermo davanti a un semaforo rosso comincia a incalzarmi: "Allora? Perché non vai? Parti, parti, PARTI!"; quando Marito prepara la cena lo fa con lei attaccata alle sue ginocchia che ripete a macchinetta "È pronto? Allora? Si mangia? E adesso si mangia? Quando si mangia? Cosa si mangia? Mangiamo? E adesso?"; quando l'aria comincia a rinfrescare, a fine settembre, Emma attacca col Natale: "Quando è Natale? Ora è Natale? E ora? Quando scriviamo la letterina?"; quando facciamo un viaggio con lei calcoliamo al minuto l'orario del suo pisolino per evitare di passare 4 ore e mezza con una vocina nell'orecchio che chiede "Siamo arrivati? E adesso? E adesso?!"; quando uno spot interrompe un cartone animato che sta seguendo apriti cielo; quando la portiamo al cinema e siamo costretti a sorbirci i classici 40 minuti di trailer e pubblicità prima del film vorremmo morire. Insomma, se è la prima a prendere la vita con calma, perché pretende che però la vita le debba puntualità e tempi strettissimi?!


Perché ha il terrore dell'acqua in testa?

Cioè... perché potrebbe sguazzare in mare o in piscina per ore finché la pelle non le si raggrinzisce ma se una goccia le sfiora i capelli salta fuori dall'acqua urlando come se fosse stata morsa da uno squalo? Perché a 3 anni suonati urla ancora di terrore durante ogni dannatissima doccia, pregando il genitore che non è con lei sotto l'acqua di venire a salvarla? Perché fino a UN SECONDO PRIMA di entrare nella doccia sembra assolutamente convinta, quasi felice di farla, ma quando varca quella porta di vetro mette in scena un dramma sempre uguale, al quale però non riusciremo ad abituarci mai? Le abbiamo provate tutte: ho provato a optare per il bagno, ho provato a versarle delicatamente l'acqua in testa con un bicchiere, ho provato con le visiere para-shampoo che non le facevano scendere l'acqua sugli occhi, ho provato con le buone, con le cattive, con il buon esempio di bambini coetanei, con i giochi da bagno, con vomitevoli racconti di mostricciattoli che le abitavano la testa che solo uno shampoo avrebbe potuto eliminare. Niente, non c'è niente da fare.


Perché non ci lascia parlare tra di noi?

Che lei sia una chiacchierona è appurato, e mi fa anche piacere perché essendo io una persona piuttosto silenziosa, un marito e una figlia logorroici mi sono anche utili per garantire un audio alle nostre giornate. Però, ecco, le poche volte che mi decido a dire qualcosa a Marito, soprattutto durante i viaggi in auto, Emma comincia a parlare. A meno che non stia dormendo, non c'è modo di fare quattro chiacchiere tra noi. L'unica è isolarci, chiudendoci in bagno. L'ultima volta che siamo riusciti a farci una lunga chiacchierata è stato quando l'abbiamo mollata ai nonni e ci siamo rifugiati sul Resegone. Beh certo, a un certo punto è stato il fiatone a bloccarci ma vabbè. Abbiamo cercato di spiegarle che quando le persone parlano, se vuole intervenire deve almeno chiedere il permesso, ma il risultato è che ora veniamo semplicemente interrotti da continui "Posso parlare? Allora posso? E adesso? Vi ho chiesto se posso parlare... avete detto che se chiedo poi posso. Allora posso parlare? Eh? Eh? Eh?". Il bello è che quando, sull'orlo di una crisi di nervi, urlo "EMMA BASTAAAAA!!! OK, ok adesso puoi parlare, contenta? Sarai contenta spero! Bene, parla, sentiamo cosa volevi dirci di tanto importante, SENTIAMO, DAI!" lei mi asfalta con un "Volevo dirti che ti voglio tanto bene".


Ma soprattutto perché nonostante questo riesco a volerle così bene?


Ok non mi aspetto che rispondiate ai miei perché. Qualcosa per me potete farla però. Potreste dirmi "Anche il mio fa così" e rendermi tanto, tanto felice.

martedì 20 ottobre 2015

Evviva sarò nonna (o forse no?)

- Mamma quando sarò grande come te voglio avere tanti bambini!
- Ah sì? Evviva, sarò nonna allora!
- No, come nonna? E non sarai più la mia mamma?
- Ma sì amore, rimarrò sempre la tua mamma, ma in più sarò la nonna dei tuoi bambini.
- Mmmmh, ok. 
- Come chiamerai i tuoi bambini?
- Saranno tutte bambine. Si chiameranno Ulululu,  Mafefelli, Turiburiddu, Giugiu, Mellellemoli, Hunkikki e Luciano.
- Ah beh, a Luciano tutto sommato è andata bene. Tutte femmine quindi?
- No dai, anche dei maschietti voglio.
- Ooook. Però Emma guarda che per comprare cibo, vestiti e giocattoli per tutti questi figli ci vogliono tanti soldini... Sei sicura di poterteli permettere?
- Ah è vero. Allora niente, li butto tutti.

E io che per un attimo sognavo di stringere tra le braccia le dolcissime Ulululu e Luciano... 


mercoledì 14 ottobre 2015

Dialoghi surreali con una 3enne

In auto, direzione asilo.

- Mamma?
- Sì amore?
- Sai che quando ero piccola vedevo le persone morte?


Non ho avuto il coraggio di guardare dallo specchietto retrovisore. Temevo di ritrovarmi Bruce Willis seduto sul sedile posteriore.



venerdì 25 settembre 2015

Cose da maschi, cose da femmine

Intercetto un dialogo tra Emma e la sua bambola di Elsa.

- Sai che all'asilo si fa ginnastica? E si gioca anche a calcio... come il Milan! Però mi dispiace, tu non puoi giocare a calcio, Elsa, è solo per bambini.

Eh no cazzo. Ho passato tre anni e mezzo a non parlarle di differenze di genere. Ci ho lavorato tanto, le ho sempre detto che non esistono cose da maschi e cose da femmine, mi sono persino tagliata i capelli quando lei ha cominciato a chiedersi perché le sue compagne li avessero lunghi e lei no. L'ho fatto per dimostrarle che si può essere femmine anche rasate (e perché non ho mai saputo farmi una piega). Ama cartoni come Frozen e film come Maleficient con protagoniste cazzutissime in cui finalmente non è un principe in calzamaglia a salvare la situazione. Ha una mamma che lavora, e un padre che cucina. Ma che dico, ha pure due nonne che lavorano, e due nonni che cucinano! Al parchetto la spingo a giocare con i maschietti. Con il suo papino non fa che parlare del giorno in cui compirà 5 anni e potrà finalmente andare a giocare nel Milan (io non partecipo ai loro sogni in quanto interista, ma questa è un'altra storia). E no, non sono come il padre di Lady Oscar: non sto fingendo che mia figlia sia un maschio. Adoro la sua femminilità, appoggio la sua passione per i vestiti da principessa. Le ho persino comprato una mini cucina rosa, per dire. A me non importa se da grande diventerà una calciatrice coi capelli a spazzola, una passione per gli Iron Maiden e una fidanzata di nome Giovanna o se invece sposerà Giovanni, avrà 5 figli e mi regalerà cuscini decorati all'uncinetto per la Festa della Mamma. Però voglio che in ogni caso sia una sua scelta.

Chi me la sta traviando? È colpa di quei cartoni anni '40 della Disney che ama tanto? È colpa dell'asilo? È lì che le impediscono di giocare a calcio con gli altri bambini? Devo fare un discorsetto alla maestra, devo intervenire!

- Emma scusa ma cosa stai dicendo?

martedì 15 settembre 2015

Chi me l'ha fatto fare

Questa è stata la prima estate della mia vita in cui non ho visitato posti nuovi. E io sono una che non legge mai due volte lo stesso libro, non vede mai due volte lo stesso film e non va mai in vacanza due volte nello stesso posto perché il mio motto è "l'anno prossimo potrei essere morta". E prima di morire voglio leggere, guardare, conoscere, visitare il più possibile.

Tutto questo per dire che ieri sera volevo guardarmi Pechino Express per gustarmi un po' di mondo e dimenticarmi del fatto di aver letteralmente sprecato un agosto della mia vita. Ma Emma non era d'accordo. Perché come dice una delle mie perle di saggezza...


E infatti ieri sera Emma avrà impiegato un'oretta abbondante ad addormentarsi. Io ero stanca morta, sto vivendo un periodo infarcito di ansie e preoccupazioni, avevo solo voglia di stravaccarmi sul divano con Marito e una tisana alla menta e gustarmi un programma poco impegnativo. 

lunedì 7 settembre 2015

Velate minacce

- Dai amore, molla la mamma e vai in classe... fammi un bel disegno, così quando torno a prenderti me lo regali ok? Dai, bacio e vado!
- Mmmh e che disegno vuoi?
- Disegna la mamma e il papà ok? Bacio e vado.
- Posso disegnare Sdentato?
- Il drago? Ok, se vuoi disegna Sdentato... ora devo andare però amore... Bacioevado.
- Ok. Allora disegno Sdentato che sputa fuoco su mammina e papino.

No ma l'ha presa bene.

L'opera consegnatami più tardi



giovedì 3 settembre 2015

Proteggere, armare, consolare

Il Manifesto titola "NIENTE ASILO" pubblicando in copertina la foto del corpicino senza vita Aylan, quel piccoletto di 3 anni trovato su una spiaggia a Bodrum che ormai tutti conosciamo fin troppo bene.

E io me la sono presa con lei, la MIA treenne che stamattina non voleva andare all'asilo, e piangeva come un maiale sgozzato perché preferiva guardare i cartoni, o aveva sonno, o non aveva voglia, o sailcazzocosa. Me la sono presa con lei che non capisce quanto è fortunata a essere nata qui. E avrei avuto tanta voglia di sbattergliela in faccia, quella foto, di gridarle "Lo vedi come vivono, come MUOIONO tanti bambini nel mondo mentre tu ti lagni perché non vuoi andare all'asilo? Lo sai che questo bimbo non ci andrà mai all'asilo? Lo sai che non riabbraccerà più la sua mamma? Che probabilmente l'ha vista affogare insieme al papà e al fratellino?!".

In pratica, la vecchia storia trita e ritrita del "finisci i broccoli, che al mondo ci sono un sacco di bambini che muoiono di fame". Noi genitori ci caschiamo sempre, prima o poi. Guardiamo i nostri figli e ci preoccupiamo che siano viziati. Avremmo tanta, tanta voglia di sbattere loro in faccia la realtà, ma poi ci manca il coraggio.

E probabilmente è giusto così. È giusto che Emma continui a pensare che Babbo Natale esiste, che quando qualcuno muore diventa una stellina che la osserva dal cielo, che i suoi pupazzi non arrivano dal Disney Store ma spuntano fuori da alberi e cespugli, che la mamma sa davvero far comparire monetine da dietro l'orecchio, eccetera eccetera. Perché il mio compito è proteggerla, regalarle un'infanzia felice, almeno per ora. Poi mi toccherà la fase più difficile: armarla, spiegarle la migliore strategia di attacco e difesa, e accompagnarla sul campo di battaglia. E quando sarà grande sarò lì, pronta a curare le sue ferite.

FASE 1: proteggere
FASE 2: armare
FASE 3: consolare

È tutto quello che noi genitori possiamo fare, è tutto quello che i genitori fanno in ogni parte del mondo. È quello che avrà fatto anche la mamma di Aylan, anche se lei avrà probabilmente anticipato la seconda fase, tentando di preparare al meglio i suoi figli a quel viaggio di speranza. Ma mi si spezza il cuore a pensare che il mare le abbia strappato la possibilità di anticipare anche la fase 3. Dovrebbe essere un diritto di ogni madre, cazzo.

lunedì 31 agosto 2015

La mia prima volta è stata con i Minions

"Una magia che sorge dal buio"... ancora ricordo le parole di Gianni Canova alla mia prima lezione di cinema, quella che mi fece innamorare del grande schermo (e di Canova).

Oggi è stata la prima volta al cinema di Emma.

E la prima volta in cui il mio sguardo non è stato attratto dallo schermo ma da quei due occhi rapiti, da quella bocca muta e socchiusa, da quel corpicino immobile.

Mai avrei pensato di commuovermi guardando i Minions.

giovedì 6 agosto 2015

Cosa fa una mamma quando i figli sono in vacanza

Giorno 0
Ma come farò a stare senza di lei per un'intera settimana?! E se le manco? È vero che qui a casa al caldo si annoierebbe ma se mentre si tuffa in piscina, fa i castelli di sabbia, gioca col nonno, si fa coccolare dalla nonna, fa la lotta con lo zio, mangia caciucco, si fa comprare regali ai mercatini e corre a piedi scalzi sporca e felice... le dovessi mancare?!

Giorno 1
Basta, ormai è partita. Adesso muoio di crepacuore. No aspetta: fammi fare qualcosa di utile per non pensare a lei. Tipo sistemare la sua cameretta piegando con amore e annusando intensamente i suoi vestitini, pettinare e abbracciare piangendo le sue bambole o sistemare l'hard disk con tutte le sue foto di quando era neonata.

Giorno 2
No, aspetta. Aspetta un momento. Emma è partita, PARTITA! Posso fare tutto quello che durante l'anno non posso permettermi perché ho lei attaccata alla gonnella. Posso andare a ballare senza dover pregare i nonni di tenermela. Posso bere, sì, bere! Posso fare quel cambio degli armadi che rimando dall'anno scorso. Posso fare shoppiiiiiiing! Posso finalmente prendermi un paio di jeans provandoli con tutta calma in camerino senza Emma che sbuffa e scappa e spalanca la tenda del camerino mostrandomi mezza nuda a tutto il negozio! Posso guardarmi la mia serie preferita dopo il lavoro. Posso guardarmi UN INTERO FILM abbracciata sul divano con Marito! Posso passarmi lo smalto a tutte le unghie, tutte! Posso farmi una passeggiata, così, senza dover trovare qualcuno che mi tenga la gnoma nel frattempo. Uuuuuh sì, posso giocare a The Sims 4! Dai che da domani spacco tutto, spacco!

giovedì 30 luglio 2015

Giorni in cui amo lei e odio tutte voi

E poi ci sono giorni che cominciano così: con la gnoma che mi sommerge di baci all'entrata dell'asilo, stringendomi e dicendomi "Ti voglio tanto bene, mamma, tanto tanto bene", chiedendomi un bacio e regalandomene altri mille, mentre le maestre cercano di convincerla a raggiungerle per fare un puzzle di Minnie. Giorni in cui riesco a convincerla a staccarsi, mi allontano con il cuore in gola e poi la sento distintamente scoppiare in un pianto disperato, e gridare "Voglio la mia mamma, dov'è la mia mamma?".

Giorni in cui tornando a casa per mettermi al computer per svolgere un lavoro che non amo più e che non mi dà nessuna prospettiva (e con il quale a stento arrivo a fine mese), mi ritrovo a pensare che vi odio.

Odio voi che avete la casa pagata, perché era di nonna o perché mamma e papà ve l'hanno comprata quando siete usciti di casa. Odio voi che non sapete cosa sia un mutuo al 100%. Odio voi che avete provato le gioie della maternità. E sì, intendo quella lavorativa. Voi che non avete dovuto lavorare fino a due ore prima di partorire e che non avete ripreso una settimana dopo, per paura di non trovare più un lavoro al vostro rientro e comunque per riuscire a pagare mutuo e bollette (che qui se non si lavora non arriva mica lo stipendio fisso). Voi che non avete lavorato per mesi con un bambino attaccato alla tetta o con un piede che cullava una sdraietta mentre cercavate di concentrarvi su un cazzo di articolo da pochi centesimi. Voi che avete passato mesi, se non anni, a vivere ogni istante dei vostri bambini, a farvi un giro con il passeggino alle 11 del mattino di un martedì qualsiasi. Voi che non dovete trascinare via dal parchetto i vostri figli piangenti perché un datore di lavoro prende alla lettera il concetto di "freelance" chiedendovi lavori urgenti in orari improbabili. Voi che non dovete trasformarmi in strozzini a fine mese. Voi che potete permettervi di scegliere se fare o meno le casalinghe. Voi che avete le ferie, e magari la malattia. Che per me "malattia" è quando lavoro con il catino per vomitare accanto alla scrivania. Voi che trovate il tempo e la voglia per fare la pasta di sale fatta in casa anziché comprare il didò. Voi che non avete visto partire metà del vostro stipendio per un nido. Voi che a luglio non dovete sborsare cifre improbabili per un centro estivo, e che in questo momento state preparando i panini per passare la giornata in piscina con i vostri figli. Voi.

Che poi non è vero che vi odio. È chiaro che vi invidio.

martedì 14 luglio 2015

I 5 vantaggi di avere una figlia riccia

Emma è nata con quattro peli in croce, e per due anni abbondanti ha avuto una chioma particolarmente "neonatesca": qualche pelo qua e là, ciuffi di capelli lunghi, chiazze di pelata e zone di peluria. Un obrobrio. E se ho il coraggio di dirlo io, che sono la madre, significa che la testa della mia povera gnometta non era davvero un bel vedere. Ho risolto a modo mio: rasandola a zero.

Poi Emma è andata alla materna e sono cominciate le paturnie da piccola donna: ha cominciato a chiedermi perché le principesse delle fiabe e soprattutto le sue compagne di classe avessero i capelli lunghi e lei no. E io ho ceduto, cominciando a riversare tutta la mia mania di "darci un taglio" sui miei poveri capelli e lasciando crescere i suoi.

E così dopo tre anni ho scoperto di avere una figlia riccia. Per il momento Emma ha dei boccoli dorati che le arrivano ancora a metà coppino e che, come spesso succede, potrebbero trasformarsi tra qualche anno in una massa di capelli neri e dritti come spaghetti. Ma per il momento ho una figlia riccia. Il che porta almeno cinque vantaggi:

mercoledì 8 luglio 2015

Fantasia VS realtà: solo un drago può vincere la battaglia

Dopo aver visto Dragon Trainer, la Gnoma ha deciso che i draghi battono i Mini Pony 4 a 0. Qualche tempo fa le ho fatto trovare un pupazzo di Sdentato sul balcone di casa, e le ho spiegato che avendo la coda rotta probabilmente ha perso quota mentre sorvolava casa nostra e si è schiantato davanti alla portafinestra. È stato amore: Emma lo ha subito accolto in casa e curato con il suo kit della Dottoressa Peluche.

La Gnoma ha 3 anni e una grande fantasia, ma è anche capace di distinguere sogno e realtà. E non è colpa mia, perché io, da quando è nata, non faccio che parlarle di fate, gnomi, draghi e sirene. Perché io ho scoperto che Babbo Natale non esiste quando ero alle medie, e sogno un'infanzia del genere anche per mia figlia. Peccato che lei possa parlare per ore con il suo orsetto di peluche, ma se io provo a imboccarlo mi fa pat-pat sulla spalla dicendomi "Mamma... guadda che è finto".

Comunque dicevamo, i draghi.

La gnoma sul "drago"
Questo weekend siamo andati in montagna con i nonni. Dopo due ore di passeggiata (che la gnoma ha passato senza mai toccar terra, tra lo zaino di papino e le spalle del nonnino) ci siamo fermati per un pic-nic. Noi eravamo distrutti, Emma era fresca come una rosa e ci ha costretto a esplorare i boschi nei dintorni alla ricerca di draghi. A un certo punto, Nonno M., che si era fracassato gli zebedei a forza di fare su e giù dalla montagna e che bramava il suo panino con crudo e sottiletta, le ha indicato un grosso tronco tagliato dai contorni frastagliati, dicendole che si trattava di un enorme drago dormiente. Emma è parsa divertita e affascinata dalla cosa, anche se, quando mi sono avvicinata, mi ha chiarito che non si trattava di un drago vero ma solo di un grosso tronco (che io son buona e cara ma anche un po' tarda, evidentemente).

"Nonna vieni a vedele il dlago, vieni!" ha gridato poi la gnoma, rivolgendosi a Nonna P. ma continuando a tranquillizzarmi e a ricordarmi che si trattava solo di un tronco, anche se io le ribadivo che, secondo me, era davvero un grande drago addormentato.

Nonna P. ci ha raggiunti ingoiando l'ultimo pezzo di panino e, con tutta calma, si è seduta sul tronco. Poi, spalancando gli occhi, si è rivolta alla gnoma: "Oh oh... mi sa che si sta svegliando... Vieni a sentire, Emma, si muove!". La risposta della mia gnometta coraggiosa, realista, sgamata e disillusa?

"Ah... Beh... io vado eh? Ciao".

Non ci si è più avvicinata. Fantasia 1, realtà 0. Tiè.

lunedì 22 giugno 2015

Mamma freelance salvata da drago nero: la storia che commuove il web

- Oh accidenti era mia madre... Emma ha la febbre, domani non può andare all'asilo, dovrò tenerla a casa con me mentre lavoro...
- Oh poverina, speriamo si riprenda presto...
- Ehm... ma certo, speriamo.

Se quel tuo "speriamo" maschera un madredegenerissimo "in realtà preferirei una bella febbre a 39.4 che la stenda per tutte le prime 8 ore della giornata" significa che sei una mamma freelance e che ti aspetta una giornata di lavoro passata con una 3enne che ti tira un gomito mentre cerchi di digitare qualcosa di sensato al computer e che si dà al rutto libero mentre hai una call su Skype.

Oggi è toccato a me, e naturalmente, nonostante il febbrone da una-botta-e-via di ieri sera, ho passato la giornata con una gnoma sana come un pesce. Ho passato la mattinata a:

  •  cercare di liberarmi di lei (e lasciatemi dire che, anche per una come me, non è facile dover dire continuamente alla propria bambina "No, non posso stare con te ora amore, vai un po' a giocare dai...")
  • andare a controllare sospettosa cosa stesse combinando ogni volta che Emma faceva quello che effettivamente le chiedevo: andare a giocare da sola (VEDI VIDEO).



Povere figlie di mamme stalker
Posted by Una mamma in più on Lunedì 22 giugno 2015
Per fortuna, mentre scrivevo tentando di non farmi distrarre dai dialoghi di Dragon Trainer, nuova passione della gnoma, è arrivato l'uomo che vedo e amo più di Marito: il corriere di Amazon. Nel pacco di oggi, un meraviglioso esemplare di Sdentato in formato peluche. Ho fatto in modo che la gnoma lo trovasse sul balcone.

- Guadda cos'ho tlovato sul balcone mamma! Un dlago!
- Oooh che carino, dev'essere caduto mentre volava! Guarda, ha la coda rovinata, forse non riesce più a volare... Avrà bisogno di tante coccole...

Più che di coccole, secondo Emma il piccolo Sdentato aveva solo bisogno di un buon rossetto ("Guadda mamma che è una femmina, lui") e di tanto pesce. Ma almeno l'ha tenuta distratta per un po'. Insomma, Sdentato si è rivelato un'ottima risorsa. Per entrambe. A me è servito per tenere occupata la gnoma. A lei è servito per coprire le sue malefatte (VEDI VIDEO).


Disastri in cameretta, parte seconda.
Posted by Una mamma in più on Lunedì 22 giugno 2015

lunedì 15 giugno 2015

Di saggi e tentate fughe

Se avete amici con figli vi sarete sorbiti i filmini delle loro recite per tutto il mese. Lo so. Ma se mi conoscete almeno un po', o almeno se avete imparato a conoscere la Gnoma, saprete anche che non vi proporrei mai un tremante filmato amatoriale di una bimba che canta "We are the woooorld, we are the childreeeen" per 3 lunghissimi minuti.

Non vi farei mai questo.

E non lo farebbe mai nemmeno la Gnoma. Intendo cantare per tre lunghissimi minuti "We are the world, we are the children". Oh no.

Perché Emma è come la sua mamma. DETESTA esibirsi. Solo che la sua mamma è succube e autolesionista (tanto che ieri, per dire, si è esibita sette volte, SETTE, sul palco di un oratorio per il saggio di country, ballando sotto i riflettori finché i jeans non le si sono trasformati in leggings), Emma no.

Per dire. Un anno fa, saggio del nido. Li vedete tutti quegli adorabili fagottini colorati che si tengono per la mano formando un cerchio? Sembrano tutti uguali, lo so. Ma identificare la Gnoma è facile. Lei è quel cosino rosa che al secondo 13'' decide di tentare la fuga. Io sono quella che dice "No, Emma, NOOOO!!" in sottofondo. Nonna P. è quella che chiede "Ma dove va?!". La poveretta che rincorre la Gnoma e la recupera è una delle maestre. Le risate in sottofondo sono quelle degli altri genitori.

Indovinate chi è la bambina in rosa che, durante il saggio del suo asilo nido, tenta la Grande Fuga?! #muoro #chevergogna

Posted by Simona Redana on Venerdì 6 giugno 2014
Ma passiamo a quest'anno. Sabato la Gnoma ha fatto la sua prima recita "da grande" a conclusione del suo primo anno di materna. Qui è già conosciuta come l'Emma Piccola. Anzi, è già conosciuta. Punto. Perché il carattere è sempre quello, difficile non notarla. Comunque. Ho pensato bene che non fosse il caso di riferire alle maestre della particolare avversione di Emma per le situazioni pubbliche. Pensavo si fossero già fatte un'idea dopo la figura demmerda in presenza del sindaco a Natale, o in altre occasioni simili. Ma evidentemente non era così, almeno fino a sabato.

Nel seguente video, la seconda recita scolastica della mia piccoletta. Ho ripreso prima un suo coetaneo, che fa esattamente quello che avrebbe dovuto fare lei sul palco: fare un piccolo percorso saltellando e rientrare dietro le quinte. Lei è quella che entra per seconda. Quel cosino biondino con un enorme grembiule da cucina nero (quello delle Sfide di MasterChef, mio regalo per Marito). È quella che entra in scena, si rende conto della presenza del pubblico e alza le mani al cielo in un gesto di stizza. Quella che sembra gridare "Io mi rifiuto di prestare il mio talento e la mia dignità a questa farsa!". Quella prontamente recuperata da una delle maestre e costretta a fare la sua parte. Quella, quella è mia figlia. La stessa che una volta scesa dal palco mi ha abbracciata e mi ha chiesto con aria angelica "Allora mammina, ti è piaciuta la recita?". Oh sì Emma, mi è piaciuta eccome!

Ovviamente nostra figlia è la seconda, quella che entra e poi sembra urlare "Io mi rifiuto di prestare il mio talento e la mia dignità a questa farsa!" Povera maestra.

Posted by Simona Redana on Sabato 13 giugno 2015

lunedì 8 giugno 2015

Gualda mamma, sono glande!

- Mammaaaaaa
- Dimmi amore
- Anch'io voio i tlucchi!
- I che? Trucchi? Emma non guardare 'ste pubblicità per favore, lascia perdere. I trucchi se li mettono i grandi, tu hai 3 anni.
- Ma quette sono bambine!
- Sì, lo vedo, e alla mamma non piacciono queste cose. Ti truccherai quando sarai grande ok?

Poco dopo, all'asilo.
- Vieni amore che ti metto le scarpine, dai che è tardi...
- No no mamma, le metto io. Gualda? Le ho messe. Io sono glande mamma capito? Vedi? Sono glande io!

E niente, le ho detto che FORSE, il prossimo Natale, SE farà la brava, potrò PROVARE a chiederli a Babbo Natale, 'sti maledetti trucchi da bimbe. Che poi "trucchi da bimbe" non è un ossimoro?

È solo un gioco, direte voi, le bambine vogliono imitare le loro mamme truccandosi, non fanno niente di male, anzi, è una cosa tenera.
Sarà.
Io non discuto le buone intenzioni di una bimba di 3 anni che si imbratta di rossetto. È solo che al giorno d'oggi l'infanzia dura talmente poco.... Io a 16 anni giocavo ancora di nascosto con le Barbie, ora le teenager sono protagoniste di programmi come "16 anni incinta".

Riuscirà la sola educazione che le impartiremo a convincerla a godersi il bello dell'infanzia finché può? O le pubblicità dei trucchi su Rai Yoyo (un canale che ha come target un pubblico in età prescolare, vorrei ricordare), la compagna di classe che stamattina sfoggiava unghie dei piedini smaltate di rosso, i costumini per bambine di 3 anni che già prevedono pezzo di sotto e pezzo di sopra, le eroine dei suoi cartoni animati preferiti che sembrano non attendere altro che un bacio e un principe per realizzarsi, le vetrine natalizie ricolme di mini lavatrici, aspirapolveri di Hello Kitty e bambolotti piagnoni me la trasformeranno nel giro di un anno o due in una mini-donna?

Mamme di bimbi (ma soprattutto di bimbe) più grandi, mi dite la vostra? 

mercoledì 27 maggio 2015

Ah già che soffro di vertigini!

- AAAAHRG MA QUANTO È ALTO!!!
- (facendole pat pat sulla schiena) dai stai tranquilla...
- NO NO NO HO PAURA HO PAURAAAA VOGLIO SCENDERE!
- Ma non si può scendere su! Vuoi che ti tengo la manina?
- SI MA HO PAURA LO STESSO AAAARGH!!!
- (massaggiandole la schiena e tenendole stretta la mano sudata) sssst tranquilla... non succede niente... sssst tienimi forte la manina... ci sono qui io, tranquilla... mamma.

P.S. Devo ricordarmi che soffro di vertigini.
P.P.S. E non è stata nemmeno la prima volta (vedi post su scivolo gigante gonfiabile e tradimento emmico)
P.P.P.S. Tutta colpa di Marito e del suo "Carino quel gioco, ci sono andato l'altra volta con Emma... vacci tu oggi, tranquilla". Dovevo capire dal ghigno che c'era qualcosa sotto.

venerdì 22 maggio 2015

Che hai fatto oggi all'asilo?

Di solito va così:

- Emma ciaooooo! Allora cos'hai fatto oggi all'asilo?
- Uff... ho giocato, ho mangiato e ho dormito.

Anzi, spesso va così:

- Emma ciaooooo! Allora cos'hai fatto oggi all'asilo?
- Giocatomangiatodormito.

Praticamente l'adolescenza è alle porte. Oggi però è andata così:

- Emma ciaooooo! Allora cos'hai fatto oggi all'asilo?
- Ho pianto tanto tanto... gridavo "Mammaaaa ti pregoooo torna da meeeee" e piangevo, piangevo, ma tu non c'eri, eri andata via e io ero triste e volevo solo stare con te e abbracciarti forte forte forte... Ma tu non c'eri... e io piangevo... Ma ora sei qui con me, ora tu sei qui con me.



Ok preferivo giocatomangiatodormito.



martedì 12 maggio 2015

Cose che capitano (solo a me)


Parchetto, esterno giorno.

Sto controllando Emma, che dondola felice sull'altalena "dei grandi". Ha appena imparato come ci si spinge da soli e ci starebbe per ore (sto seriamente pensando di portarmi il MacBook al parchetto e lavorare da lì).

Mi si avvicina una bambina, sua compagna d'asilo. È serissima.

- Senti signora, come ti chiami?
- Io? Mamma di Emma!
- Non scherzo: come ti chiami?
- Ehm... Simona perché?
- Ecco, Simona. Io preferirei che Emma andasse sull'altalena per piccoli, così non rischia di ribaltarsi. Qui è troppo pericoloso per lei, grazie.

Cazziata da una 4enne. Questa mi mancava.

lunedì 4 maggio 2015

Tipo la giornata più bella della sua vita

Questo weekend abbiamo portato la Gnoma a Leolandia, parco divertimenti a pochi km da casa che da quest'anno ha introdotto una novità che ha attirato come mosche milioni di bambini: il mondo di Peppa Pig.

Noi ci siamo andati sia sabato che domenica perché anche a Leolandia il giorno dopo si entra gratis. Sabato era il giorno successivo al primo maggio, e c'era un sole che mollami. Risultato: 9mila persone (giuro, me lo ha detto un cadaverico bigliettaio all'ingresso). Per quanto il parco sia ben organizzato e le file scorressero veloci, per ogni giostra ci sono voluti dai 10 ai 20 minuti di coda. Sotto il sole. Con gnoma scalpitante per mano. Capisciammè.

Ma domenica.... beh domenica ci è sembrato di entrare in Paradiso. Siamo entrati nel pomeriggio e il tempo era grigio e minaccioso. E sì, io il Paradiso me lo immagino col cielo grigio e minaccioso ma senza code.

Se per entrare nella casa di Peppa Pig, sabato, ci siamo fatti una fila chilometrica in mezzo a bambini particolarmente piccoli e sovreccitati che non capivano perché le persone non avanzassero, domenica la casa di Peppa era tutta per noi. Davvero. C'eravamo solo noi.

Emma si è fatta aprire la porta di casa Pig da un baldo giovane dello staff.

mercoledì 29 aprile 2015

"Biancaneve è morta" e gli altri risvegli della Gnoma

Ogni mattina, mentre leoni e gazzelle si svegliano sapendo che dovranno cominciare a correre, io mi alzo con la consapevolezza di dover svegliare la Gnoma. Un'impresa che dura dai 10 ai 30 minuti durante i quali perdo tra le 50 e le 250 calorie.

Di solito tutto comincia con la contemplazione di quell'esserino perfetto che mi giace accanto (sì perché Emma va a dormire nella sua cameretta ogni sera ma verso le 5 del mattino deambula sonnambula verso la nostra camera e si infila nel lettone senza che nessuno - lei compresa - se ne accorga).

Finita la contemplazione, passo ai baci. Emma è lì, inerme, morbidosa, a disposizione... come resistere? Nonostante lo sbaciucchiamento però, lei non si sveglia. E allora comincio a canticchiare, a scuotere, a tirare, a urlare. A un certo punto, comunque, la Gnoma si sveglia. E dice qualcosa. E la sua prima frase della giornata, di solito, dipende dal giorno della settimana in cui ci troviamo. Ecco i suoi ultimi "Buongiorno mamma".

venerdì 17 aprile 2015

E io che sognavo una bambina a lunga conservazione

Frequentando il parchetto fuori dall'asilo in queste settimane mi sono resa conto di una terribile verità: i bambini, a un certo punto, scadono. Smettono di essere bambini e passano a una specie di pre-pre-adolcescenza fatta di sogni infranti, pragmatismo, indifferenza, noia, stress e disillusione. In pratica, crescono.

Non fraintendetemi. Ero a conoscenza del fatto che prima o poi i bambini diventano adulti. Solo che ai miei tempi (sì, ho 32 anni e già uso quella frase) succedeva più in là. C'era chi smetteva di credere a Babbo Natale alle elementari, chi alle medie e chi, come me, addirittura un po' più in là. Lo ricorderete tutti quel momento in cui ti accorgi che il mondo fa schifo, che la gente muore, che i personaggi delle fiabe non esistono, che i denti del nonno e le unghie della zia non sono veri e che sei troppo grande per giocare ancora con le bambole. Però ti piacciono ancora, le bambole.

lunedì 13 aprile 2015

Benvenuti nel magico mondo della... patata

Se chiedi alla gnoma che lavoro fa la sua mamma, lei ti risponde con un vago "Lavola al computel". Ma non gliene faccio una colpa. Nemmeno la mia famiglia sa che lavoro faccio. Se le si chiede che lavoro fa il suo papino, però, è più precisa: "Papino polta le patatine ai signoli". Nel senso che è un agente della San Carlo, uno di quelli che girano su quei furgoni bianchi con la gigantografia di Cracco che ti squadra, sensualmente severo, mentre lo sorpassi.

Ed è proprio in occasione di un laboratorio creato dall'azienda all'esterno del Museo di Storia Naturale di Milano che Emma ha potuto conoscere da vicino il magico mondo della patata. La San Carlo è sponsor della mostra "Food. La scienza dai semi al piatto" e ha allestito dei laboratori settimanali per bambini a tema della durata di un'oretta e un quarto, con attività ludico-didattiche e giretto al museo.

Marito non vedeva l'ora di portarci la gnoma, e le ha raccontato per giorni che avrebbe incontrato il Signor Patato. Io non ero così convinta che farle credere che avrebbe visto il protagonista di alcune delle puntate più noiose di Peppa Pig in carne e ossa (si può dire di una patata?) fosse una grande idea. Ma sono stata al gioco.

martedì 7 aprile 2015

Dov'è finita mia figlia?

Ieri, per dire.

Cinque ore in macchina causa traffico intenso da rientro (il prossimo che mi dice che c'è crisi e che gli italiani hanno rinunciato a partire per il weekend di Pasqua lo strozzo con gli avanzi delle uova). Cinque ore in cui la gnoma, sovreccitata, non ha dormito nemmeno un minuto. Ebbene in cinque ore non ho pensato nemmeno una volta di buttarmi dall'auto in corsa. Nemmeno una volta. Lei, la gnoma, ha passato il tempo chiacchierando, cantando e pregando (ok quando pregava forse un pochino ci ho pensato, a farla finita).

E non è tutto.

Tipo che in tre giorni e altrettanti pranzi/cene al ristorante con i parenti (tra cui altri bambini), la gnoma se ne è stata buona buona al tavolo. Mangiava, guardava Peppa Pig appoggiata su un gomito, giocava col cuginame e ogni tanto mi abbracciava sussurrandomi "Sei il mio ammmore". Si alzava solo se eravamo noi a proporglielo.

Cose così, insomma. Sono giorni che io e Marito continuiamo a guardarci in faccia dicendoci a vicenda "Ma.... l'hai vista? Oddio ma è.... cioè è davvero... un angelo di bambina?!".

Secondo me però la vera domanda da farsi in questi casi è questa:

giovedì 12 marzo 2015

Una gnoma e il suo nano: Emma incontra Brontolo (VIDEO)

Qualche giorno fa vi raccontavo della passione di Emma per i cartoni animati Disney e della sua fissa con la riproduzione recitata dei suddetti cartoni con la complicità della sottoscritta e, possibilmente, in pubblico.

A parte quando mi chiede di accoltellarla davanti alle altre mamme del parchetto per riprodurre la scena di Biancaneve e il cacciatore, ho sempre sostenuto e alimentato i suoi giochi, regalandole i peluche dei suoi personaggi preferiti e spingendola a immaginare storie e avventure insieme a loro. Ci sono già tablet e televisione a intrattenerla "passivamente" quindi cerco di evitare di regalarle giocattoli parlanti/piangenti/caganti/urlanti.

martedì 3 marzo 2015

Dai mamma, minacciami con un coltello in pubblico!


Il gioco preferito di Emma? Recitare. Anzi, riprodurre fe-del-men-te i suoi cartoni preferiti. In quanto treenne, però, non è ancora in quella (da me tanto attesa) fase in cui può e vuole giocare da sola. No. Le serve un complice. E io sono quasi sempre la sua scelta.

E così quando ci fermiamo al parchetto davanti all'asilo, frequentato da tutti i suoi compagni di classe, può capitare che gli altri genitori mi sorprendano a:
  • bloccarmi congelata, con lo sguardo verso l'alto e un braccio teso (che fa molto jawohl mein fuhrer) mentre Emma mi abbraccia disperata urlando "Anna nooooo sei mortaaaa! Annaaaaa";
  • mostrare le mani a Emma e aspettare che lei dica "Santo cielo, Dotto, colli subito a lavatti le mani!" per poi fingere di lavarmele su un tronco;
  • mettermi un bastone sulla spalla e marciare cantando "Faccio la guardia a tutte le caroteeee";
  • piagnucolare "Mi va, mi va questa scarpetta, proviamola di nuovo" mentre Emma cerca di infilarmi la scarpina di una Barbie su uno stivale.
  • ecc. ecc.
Perché è vero, non ho mai sterilizzato niente, non so cosa sia un latte crescita, ho ancora le boccette del Fluoro e della Vitamina D intonse, non ho mai controllato la temperatura del bagnetto, non ho MAI stirato una tutina e mando mia figlia a scuola con dei capelli che mollami, ma sono una mamma che gioca e che si mette in gioco. E se c'è da recitare recito. 

Anche se mia figlia mi chiede di riprodurre la sua scena preferita di Biancaneve.

mercoledì 25 febbraio 2015

Mia figlia mi fa schiantare (quasi letteralmente)


- ... e poi la stlega chiude Lapunz nella tolle, povelina, e lei pulisce peltella e gioca con Pascal...
- Brava amore e poi che succede?
- E poi alliva il suo amico....
- L'amico di Rapunzel, Flynn. E quando Flynn entra nella torre che succede?
- La sbatte.
- COSA?!
- L'amico la sbatte! E poi muole. Poi si sveglia e... la sbatte ancola!

No, Emma non mi stava raccontando la trama del nuovo porno "Cinquanta sfumature di Rapunzel". È che l'italiano non ha ancora preso definitivamente il posto della lingua emmica. Nessuno sbatte nessuno in Rapunzel, Emma intendeva dire che appena Flynn entra di soppiatto nella torre la bella Rapunzel, per non saper né leggere né scrivere, decide di dargli una padellata in testa.

Fatto sta che da quando chiacchiera, la gnoma mi fa schiantare dalle risate. E quando lo fa in auto, mentre guido, rischia anche di farmi schiantare contro un palo.

P.S. La scena a cui si riferisce Emma è questa:

martedì 17 febbraio 2015

Cosa farei se fossi una casalinga

Ogni tanto me lo chiedo: come sarebbe la mia vita se non avessi un mutuo a 4 cifre e Marito guadagnasse tanto da poterci mantenere tutti? Ok, probabilmente lavorerei comunque, perché il senso di realizzazione che mi dà il mio lavoro poche altre cose nella vita potrebbero regalarmelo, ma magari lo farei part-time e comunque lavorerei solo per me stessa, cercando di realizzare qualcosa di mio. Però, ecco, a volte mi diverto a immaginare come sarebbe la mia vita, la mia giornata, a livello pratico. Tipo.

martedì 10 febbraio 2015

Non pensavo che sarebbe durata

Quando sono rimasta incinta, non lo nego e non l'ho mai negato, non mi piacevi. Non ti volevo nemmeno bene. A dirla tutta mi stavi anche un po' sul cazzo sulla vescica.

Eri dentro di me, eri parte di me, avevi metà dei miei geni eppure non ti amavo. Non ti conoscevo, come avrei potuto? E poi a me i bambini non sono mai piaciuti. E l'idea di averne uno per casa (o peggio, uno che si ingrandisse e sgranchisse all'interno del mio utero) non mi faceva impazzire di gioia.

Poi sei arrivata tu. I bambini hanno continuato a non piacermi ma tu... beh tu, gnometta mia, sei diventata l'amore della mia vita.

venerdì 30 gennaio 2015

Non si prendono in giro i bambini, madredegenere!

Ore 21.00.

- Vi prego mammina e papino non andate viaaaaa...
- Ma Emma stasera dormi qui coi nonni, ti piace dormire dai nonni!
- No voio venile con voi.... Non andate viaaaa...
- Ma noi.... noi... ecco, noi stiamo andando a fare la doccia! Se vuoi puoi venire anche tu... Vuoi venire con noi o rimanere dai nonni?
- Mmmmh va bene sto dai nonni...
- Bravadivertitibuonanotteamoreciao!

Ore 5 del mattino.
Una gnoma mezza addormentata si intrufola nella camera dei nonni.

- Nonni? Ma la mammina e il papino hanno finito la doccia?!


giovedì 22 gennaio 2015

La sua prima metafora

I bambini non spaccano solo le balle: a volte riescono a spezzarti anche il cuore.
Ora che la gnoma finalmente parla un discreto italiano, poi, non è raro che se ne esca con domande o affermazioni in grado di colpirmi, abbattermi. Asfaltarmi. CRACK.

Come stamattina.

Ogni mercoledì accompagno la Gnoma all'asilo sapendo che la rivedrò soltanto la mattina dopo perché per una serie di impegni fissi della sottoscritta e di Marito, il pomeriggio vanno a prenderla i nonni che se la spupazzano fino al giorno dopo. Pur di vederla anche solo 10 minuti, il giovedì mattina vado a prenderla a casa dei nonni e la accompagno io all'asilo.

mercoledì 14 gennaio 2015

Imbruttimento è

In questo periodo sono sola. No, non sfoderate matita e rossetto belle mie: Marito è ancora sposato con me. Solo che da qualche settimana lavora fuori casa e io sto provando l'ebrezza dell'home working... alone. Se prima era lui a preparare per tutti la colazione, a portare Emma all'asilo, a cucinare a pranzo e ad andare a riprendere la gnoma all'asilo, ora tutti questi compiti spettano a me.

E così mi ritrovo a portare in ritardo la bimba all'asilo, a mangiare in piedi spizzicando cibo direttamente dal frigo, a fare lavatrici solo per far passare una pausa pranzo triste e solitaria, a riempire la scrivania di tazze sporche di tè e caffè, a farmi maschere effetto peeling mentre scrivo articoli e a ricordarmi solo grazie a un'apposita sveglia di andare a riprendere mia figlia. Dire che sono disorganizzata è un eufemismo.

Per dire.

lunedì 12 gennaio 2015

Una runner in più: cose che avrei voluto sapere prima di cominciare

Ok, oggi mi sento un pochino più runner del solito. Dopo un tristissimo esordio, due mesi fa, con una prima disastrosa corsetta da 800 metri scarsi a rischio infarto, ieri pomeriggio ho finalmente percorso i miei primi 10km tutti-d'un-fiato. Ok, ci ho messo un'ora e 6 minuti, un tempo non esattamente da runner ma per una come me si tratta di un traguardo inimmaginabile. Il prossimo step sarà eliminare quei 6 minuti, ma facciamo un passo alla volta (ecco magari un passo più veloce).

venerdì 9 gennaio 2015

Conversazioni. Finalmente!

Aspettavo da tempo questo momento.

Sì i neonati son bellini, hanno la fronte morbida, vuoi mettere? Però diciamolo, rompono.

Poracci, non è nemmeno colpa loro. Giustamente hanno dei bisogni, all'inizio sono solo bisogni primari (ho fame, ho sete, ho sonno, ho mal di pancia) poi diventano sempre più complessi e articolati (ho voglia di compagnia, voglio risentire quella canzone appena passata alla radio, ho freddo alla caviglia destra, non è fame è voglia di qualcosa di buono, ecc.) e quel che è peggio è che non sono in grado di spiegarci a voce cosa vogliono. Perché non sanno parlare. E questo è frustrante, lo sa bene chi viaggia in paesi stranieri. E se i turisti gesticolano, i neonati piangono, perché è l'unico modo che hanno di esprimersi.

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