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giovedì 21 marzo 2013

Di gnome bucate e mariti fregati

Va bene lo ammetto, Marito. L'ho fatto apposta. Ieri mattina quando abbiamo portato la gnoma a fare la sua ultima vaccinazione, la prima sul braccino, ho fatto apposta a lasciarla tra le tue braccia e ad allontanarmi con nonchalance quando le infermiere si sono avvicinate con la siringa. E altrettanto appositamente sono accorsa a consolare la povera gnoma bucata quando è scoppiata in quel pianto disperato. Mi ero rotta, ROTTA di essere associata ai suoi piccoli traumi da vaccino!

Finora era sempre toccato a me tenerla ferma e calma mentre le infermiere infierivano sulle sue cosciotte. "Signora ora la tenga distesa e le parli dolcemente, metta il viso davanti al suo, si faccia guardare mentre noi facciamo l'iniezione". No ma grazie, grazie per avermi obbligato a far sì che la gnoma associasse quel brutto dolore improvviso al mio viso. Se penso a come mi guardava spaventata e delusa mia figlia in quelle occasioni... "Tu quoque Simo, mater mea?!" sembrava chiedermi la poveretta.

Ma stavolta non mi sono fatta fregare. "La tiene in braccio il papà?" hanno chiesto stupite le infermiere, specificando "Oggi le facciamo la punturina sul braccino e brucerà un po'...". "Sì sì" ho risposto per entrambi mentre Marito sbiancava. "Mi allontano che qui siamo in troppi e la bimba si spaventa" ho poi proposto alzandomi di scatto e mettendomi fuori tiro. La gnoma per circa mezzo secondo ha reagito stoicamente. Ha guardato tutti con gli occhi sgranati e poi, ma solo poi, ha cominciato a urlare come se le avessimo tagliato un braccio. E a quel punto TA-DAAAA ecco la sua Super Mamma che la salva dalle grinfie di quel branco di mostri sanguinari, la prende in braccio, la coccola e le dice che è al sicuro.

Tiè: mamma 1, sistema sanitario nazionale 0. Palla al centro.

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