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martedì 24 gennaio 2012

Fase espulsiva: penultimo tema del corso preparto

Sono finalmente giunta alla penultima lezione del corso di preparazione al parto che ha organizzato il mio ospedale. 10 estenuanti lezioni teoriche e 7 lezioni "pratiche" hanno scandito le mie ultime settimane di gestazione, alternandosi a carissime visite mediche ed esami del sangue. Un salasso, in tutti i sensi. Per fortuna è quasi finita, anche perché le mie finanze non mi permetterebbero di andare oltre febbraio. Oggi, tanto per stare leggeri, si è parlato nei dettagli della fase espulsiva del parto.

La fase espulsiva, che al San Raffaele dura da una a due ore (tre nel caso di epidurale) è forse la più temuta dalle gestanti che, per nove lunghissimi mesi, si chiedono incredule come diavolo faccia un essere umano, seppur piccolo, a passare da "lì" senza squarciarle in due. Semplice: le squarcia in due. Letteralmente. Ma tanto poi ago e filo risistemano tutto in cinque minuti, non vi preoccupate.

Anche Papà l'altra sera ci ha tenuto a rassicurarmi e a rendermi più sereni questi ultimi giorni di dolce attesa: guardandomi il pancione, ha esclamato "Come diavolo fa una cosa così grossa a passare da lì? Secondo me ti devono fare assolutamente un cesareo, non è possibile!". Ora. Papà ha già tre figli che ha visto nascere personalmente. Inoltre, come se non bastasse, è un medico. Quindi sa benissimo "come fa una cosa così grossa a passare da lì" ma evidentemente ha creduto che io, al nono mese di gravidanza, avessi ancora uno straccio di senso dell'umorismo. Che non ho. Comunque è andata peggio a mia sorella che, qualche giorno fa si è sentita dire "Certo che il tuo naso è sempre più storto". E lei il senso dell'umorismo non sa nemmeno che cos'è. 

Fatto sta che oggi l'ostetrica del corso ci ha mostrato tramite un apposito pupazzo come funziona la parte finale del travaglio. Grazie al cielo non l'ha fatto con un video come temevo, perché la sola vista del bambolotto che passava attraverso le ossa del bacino spostandole e deformandole come fossero di gommapiuma (e il bacino in questione ERA in gommapiuma) mi ha fatto venire il voltastomaco. Figuriamoci cosa sarebbe successo se mi avessero fatto vedere un filmino. 

Non so perché, ma la frase che mi ha fatto più impressione di tutto il racconto è stata "l'episiotomia viene fatta con le forbici". Per chi non lo sapesse, dicesi episiotomia l'incisione chirurgica del perineo lateralmente alla vagina per allargare il canale del parto e ridurre le lacerazioni. Di per sé la cosa è già orripilante, ma io mi ero sempre immaginata che il tutto avvenisse con un comunissimo bisturi. L'idea che l'ostetrica utilizzi un paio di forbici mi fa venire da vomitare. Ma si può essere più cretine? Con tutto quello che dovrò passare quel giorno che diavolo mi frega dello strumento che utilizzeranno per tagliuzzarmi?! Bah...

Comunque anche questa lezione è andata. Martedì prossimo mi tocca l'ultimo giorno di corso in cui, almeno, ci faranno una breve introduzione alle prime cure per il bambino. Sono stanca di sentir parlare di contrazioni, dilatazioni, incisioni, ossitocina, flebo, episiotomie, lacerazioni, posizioni, esercizi perineali, ecc.

E' vero, forse la nostra generazione arriva al primo parto più preparata e consapevole rispetto a quella delle nostre mamme e delle nostre nonne. Le donne, in passato, vivevano 9 meravigliosi mesi di beata ignoranza e un giorno di terrore in cui provavano un dolore totalmente inaspettato e venivano sballottate tra le mani di medici o levatrici senza avere la più pallida idea di cosa stessero loro facendo. Ora però, anche se il giorno del parto ci sembra di averlo già vissuto altre mille volte e siamo in grado di fare richieste e discutere con i medici su cosa sia meglio per noi (possiamo addirittura portare un "piano del parto" firmato a cui il personale deve attenersi per legge), viviamo in compenso i 9 mesi precedenti nel panico più totale, consapevoli (ma mai abbastanza) di quello a cui andremo incontro. Non so cosa sia meglio, sinceramente.

2 commenti:

  1. E' tattica: ti fanno vivere nel terrore così scoprirai che non è poi tutto sto' dramma. Questo al San Raffaele, dove all'entrata leggi questa simpatica targa: siete nel tempio del dolore e della sofferenza (lasciate ogni speranza o voi che entrate... potevano aggiungere).
    Nonna P

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  2. Ti dirò... io IN GENERALE, preferisco non sapere cosa sta per succedermi... proprio per evitare di arrivare ancora più tesa di una corda di violino...sostengo il motto: Beata ignoranza!!!
    Dai dai, non sarà poi così drammatico, su!! E poi il premio è grande!!
    Baci baci
    Sere

    RispondiElimina

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